Interviste

Il futuro è sferico: alla scoperta dello Sphere di Las Vegas

Ha rivoluzionato il settore dell’intrattenimento dal vivo, ma le sue possibilità creative sono ancora tutte da esplorare. Il capo progetto Paul Westbury ci racconta i segreti della venue più all’avanguardia del mondo

Autore Federico Durante
  • Il2 Gennaio 2024
Il futuro è sferico: alla scoperta dello Sphere di Las Vegas

Foto di Sphere Entertainment

Dal Pantheon alla cupola di San Pietro, storicamente molte delle strutture più avveniristiche della loro epoca hanno avuto forma sferica, o quasi. Sarà per il fatto che ci ricorda la volta celeste, sarà perché sferico è il cristallo in cui gli indovini leggono il futuro, le grandi architetture di quel tipo non possono che suscitare un ancestrale senso di stupore in chi le osserva. Quest’anno ha aperto i battenti quella che senza dubbio è oggi la venue per intrattenimento dal vivo più all’avanguardia del pianeta, lo Sphere di Las Vegas, con il suo enorme schermo LED interno ed esterno ad altissima risoluzione e un impianto audio capace di garantire una qualità di ascolto pressoché perfetta in qualsiasi punto.

Las Vegas Sphere - intervista - foto di Sphere Entertainment - 1
Foto di Sphere Entertainment

In questo caso, dunque, la forma sferica risponde anche ad esigenze di carattere squisitamente strutturale e ingegneristico, anche se nasce tutto da una visione di James Dolan, presidente esecutivo e CEO di Madison Square Garden Entertainment, la società che ha sviluppato e gestisce lo Sphere: «È lui che ha lanciato l’ambiziosa sfida di rivoluzionare il settore dell’intrattenimento», ci racconta Paul Westbury, head of development and construction. «Il suo concept iniziale era molto semplice: avvolgere le persone all’interno di un’altra realtà che consentisse loro di provare qualcosa di incredibile».

Quante persone hanno lavorato alla costruzione dello Sphere di Las Vegas

La costruzione della venue ha richiesto cinque anni di lavoro («un po’ più del previsto, perché in mezzo c’è stata la pandemia», dice Westbury). Il lavoro “sul campo” è stato preceduto da altri due anni di progettazione e studi preparatori.

È difficile stimare un numero preciso ma allo sviluppo del progetto hanno lavorato complessivamente migliaia di persone, nei campi professionali più disparati. «Alla costruzione vera e propria hanno lavorato circa tremila persone. Ma la “supply chain” ha coinvolto almeno un altro migliaio di persone», spiega Westbury. «Comunque il “core” del nostro team era piuttosto leggero: le operazioni di costruzione erano coordinate da un centinaio di persone. È stata tutta questione di buona comunicazione e buona organizzazione».

sezione Sphere Las Vegas
Un render della sezione dello Sphere di Las Vegas (immagine di Sphere Entertainment)

Lo schermo a 360° e l’impianto audio

Ovviamente uno dei fattori dell’effetto “wow” di chi visita lo Sphere è lo schermo che copre l’intera volta della venue per una superficie di circa 15mila metri quadrati (come due campi da calcio). Un’esperienza davvero immersiva e a 360 gradi in cui le immagini sono riprodotte alla più alta risoluzione disponibile, 16K: significativamente più elevata di qualsiasi televisore oggi sul mercato. «Il problema di uno schermo del genere è che per evitare che l’occhio colga qualsiasi distorsione fra i vari pezzi, ciascuno di quei 189 milioni di pixel doveva essere entro 0,9 millimetri di distanza dal suo punto ideale. Diversamente l’occhio umano se ne accorge: si vedono righe nere fra un pezzo e l’altro dello schermo».

L’altro grande fiore all’occhiello è l’impianto audio, probabilmente il più avanzato al mondo. Normalmente le casse diffondono nella venue un suono che poi rimbalza in giro, con problemi anche di distorsione e di punti in cui si sente di meno o di più: è difficile ottenere un suono pulito e uniforme su tutta l’area. «Il sistema dello Sphere è un po’ l’equivalente audio della tecnologia LED. Ci sono 164mila sorgenti audio nascoste dietro lo schermo. Il loro controllo dà luogo alla cosiddetta “wave form synthesis” e fa sì che non ci sia un solo posto della venue dove l’audio si sente male. Oltretutto ti dà la possibilità di fare cose sorprendenti: tu ed io potremmo essere seduti uno accanto all’altro e sentire cose completamente diverse».

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Lo show inaugurale degli U2 allo Sphere di Las Vegas il 29 settembre 2023 (foto di Kevin Mazur / Getty Images)

La “Exosphere”

All’esterno, la Exosphere: uno schermo ancora più ampio (55mila metri quadrati), con una costruzione di tipo diverso. È costituita da 1,2 milioni di “puck”, ovvero unità contenenti 48 diodi LED ciascuna (laddove ciascun diodo è in grado di riprodurre 256 milioni di colori diversi), a venti centimetri di distanza una dall’altra. «Anche loro dovevano essere posizionati in modo molto preciso, altrimenti l’occhio umano noterebbe subito delle discontinuità», sottolinea Westbury.

Il concerto inaugurale degli U2 allo Sphere di Las Vegas

Come tutti sanno, l’onore e l’onore dell’inaugurazione dello Sphere sono toccati agli U2, che il 29 settembre hanno presentato per la prima volta il loro show “U2:UV Achtung Baby Live At Sphere”. Non a caso parliamo di una band che si è sempre posta alla testa delle innovazioni tecnologiche in campo musicale. «Il loro coinvolgimento è avvenuto verso la fine del progetto», racconta Westbury. «Ci erano sembrati la band perfetta per un lancio di questo tipo. Non era un’impresa semplice: si trattava di una venue completamente nuova, la gente non sapeva bene come rapportarsi a quel “medium”. E tutto ciò migliorerà ulteriormente mano a mano che conosciamo meglio lo spazio e il modo in cui le persone reagiscono ad esso».

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Gli U2 allo Sphere di Las Vegas il 29 settembre 2023 (foto di Kevin Mazur / Getty Images)

E il futuro?

Visto l’hype che lo Sphere di Las Vegas ha generato in tutto il mondo, l’ultima domanda è inevitabile. Ovvero: è in programma lo sviluppo di altre Sfere negli Stati Uniti o in giro per il mondo? Westbury risponde deciso: «Sì, pensiamo che ci siano altri mercati dove la Sfera potrebbe avere successo. È sempre stato nei nostri piani e il nostro obiettivo è senz’altro quello di creare un network globale di venue del genere».

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