Interviste

Tancredi: «La malinconia e la nostalgia sono un motore per me»

Il cantautore ha appena pubblicato il suo nuovo album “Day Off”, ricco di sperimentazioni elettroniche, dance e racconti personali

  • Il25 Ottobre 2025
Tancredi: «La malinconia e la nostalgia sono un motore per me»

Foto di Luca Secchi

«La cosa che voglio che arrivi di più di questo disco è la sua anima: non è una cosa impacchettata», ammette Tancredi nel parlare del suo nuovo album Day Off. Il nuovo progetto discografico del cantautore è uscito ieri, venerdì 24 ottobre, ed è ricco di sperimentazioni elettroniche che strizzano un po’ l’occhio anche al sound dance. Day Off di Tancredi è frutto di circa tre anni di lavoro: contiene 12 tracce, tra cui alcuni brani già usciti come Camilla, Standing ovation, L’amore l’amore l’amore, Boiler Room [What is Love] feat Nashley e Peggio di così.

«Camilla è stata una delle prime tracce che mi ha dato la consapevolezza di poter fare delle cose anche nel mondo dell’elettronica: è frutto di uno dei primi esperimenti. Io facevo già prettamente strumentali elettroniche di mio perché mi rilassava», spiega Tancredi. Nel corso dell’album il cantautore fa immergere i suoi ascoltatori nel mondo del digitale, senza mai abbandonare il suo lato più sincero e personale all’interno dei testi. 

L’intervista a Tancredi

Nella prima traccia dell’album, Mondo Nostalgico, affronti il tema della nostalgia e della malinconia. Cosa sono per te questi sentimenti?

A me piacciono la malinconia e la nostalgia perché le vedo come emozioni un po’ più forti rispetto alle altre. Sono emozioni con le quali puoi empatizzare di più e quando mi ritrovo a scrivere mi piace parlare più di questo lato qui, anche perché è quello che mi fa riflettere di più.

Cioè? Come le vivi?

In questo caso sono un po’ sono un motore. Sono delle emozioni che mi fanno entrare in uno stato creativo. Solitamente le cercavo, invece adesso mi limito a rappresentarle senza dovermi per forza vivere momenti nostalgici, malinconici o brutti. Insomma, sto cercando di separare un po’ la cosa per vivere una vita un po’ più sana. Però scrivere su queste cose mi piace tanto. Tra l’altro, quella è una delle mie tracce preferite.

Il sound della traccia però è molto potente, si sentono molto i bassi.

La traccia l’ho interamente prodotta io. Ho fatto suonare le batterie a Giordano Colombo che è persona con cui ho lavorato un po’ su tutte le produzioni a livello di mixing. L’ho scritto circa due o tre anni fa e in quel periodo mi ascoltavo molto Labrinth e volevo un po’ cercare, a modo mio, di fare una intro che poi viene stravolta.

C’erano due accordi che continuavo a suonare a caso e avevo questa idea del Mondo nostalgico, quindi le parole sono venute subito. Da lì poi ho costruito la produzione. È comunque un lavoro di cui vado fiero e, secondo me, è anche abbastanza sperimentale come traccia.

Il disco è ricco di sperimentazioni in effetti.

Nel disco ci sono tutti i vari esperimenti che ho fatto, dettati anche da un processo super lungo dovuto un po’ anche alla mia indecisione. Alla fine poi mi sono reso conto che forse era proprio questo il senso del disco: prendere tutte le tracce che ho fatto in una maniera molto naturale, istintiva. Alla fine la musica e le parole partono da me e non c’è nulla di più identificativo di questo.

A questo proposito, mi viene da dire che una vibe simile ce l’ha anche Ossa.

Ossa è uno di quei pezzi di cui io sono super fan. Avevo questa idea di “spaccami le ossa” perché qualche mese prima avevo visto Bones and All di Guadagnino. Mi ricordo che avevo scritto il ritornello del pezzo un annetto fa con Amedeo Radelli. Ho chiamato pure Nashley con cui mi sto trovando bene a scrivere e in mezz’ora avevamo il pezzo. Basta, fatto e finito. C’è anche un po’ del mondo psichedelico, io volevo andarci proprio giù di pancia.

Con una vibe completamente diversa invece c’è Infinito, che sembra quasi una ballad.

Infinito è nata mentre mi stavo preparando la cena. Ero reduce dalla fine di una relazione che mi aveva un po’ consumato per il modo per cui ci eravamo lasciati. La canzone infatti è super onesta, mi è uscita di getto. Volevo raccontare di quello che effettivamente è stato il bello di una relazione, ma anche degli errori che non vorrò commettere in futuro. Ho usato un microfono dinamico e il sound fatto così era il modo migliore di affrontare questo argomento. Volevo fare una cosa un po’ più lenta, anche un po’ più fuori dalle mie corde.

Alla fine del pezzo si sente una nota vocale, che dà anche profondità al pezzo. Raccontaci meglio.

Esatto, è un vocale vero, l’ultimo che le ho inviato. In verità all’inizio volevo toglierlo, però poi mi sono reso conto che quella traccia l’ho sempre ascoltata così e mi sono detto: “Perché toglierla?”. Alla fine in quel momento mi ero sentito di metterlo perché secondo me ti fa immergere anche un po’ di più all’interno della canzone. Mi piaceva che fosse reale.

Nell’album c’è tanto anche della componente dance e dell’elettronica. Come in Day Off che dà il titolo al tuo progetto.

Quando ho scritto Day Off attraversavo un momento abbastanza difficile perché stavo pensando di abbandonare tutto. Mi sembrava che nel mio processo creativo stavo facendo delle cose dettate un po’ dai pensieri degli altri e non dal mio. Ero perennemente influenzato e sentivo che stavo perdendo un po’ la mia rotta. Proprio quando pensavo di non farcela più, sono andato in studio ed è uscita l’idea di Day Off.

Cosa rappresenta per te un “day off”?

Per me il day off è semplicemente fare la musica che mi piace senza pensare a nient’altro. A vivermi la musica nel modo più trasparente possibile in modo tale che arrivi agli altri senza costruzioni: potrà piacere o meno, ma almeno è mia al 100%. Secondo me, il disco rappresenta proprio questa cosa, cioè il prendersi lo spazio per per fare quello che mi piace effettivamente fare. Io mi diverto a fare musica. Stare a pensare a cosa ti dicono gli altri ti frena, secondo me alla gente arriva molto di più quando una cosa è tua.

Quanto sei cambiato da Las Vegas a Day Off

Sicuramente la sicurezza di quello che posso effettivamente fare. Poi, mi sento di dire che negli anni ho affinato un sacco il mio gusto e le mie passioni. Faccio poche cose, ma con quelle che faccio ci vado dentro e ci scavo a fondo fino a quando non non so tutto del mondo che mi interessa. Adesso mi prendo anche più tempo per ragionare sulle cose per farle nel miglior modo possibile. Non ho fretta di fare le cose, mi basta farle bene, anche se richiede più tempo.

Anche, Standing ovation fa molto ballare ed è frutto anche della tua esperienza sanremese. 

Io mi ero divertito un botto. Ero carichissimo in generale e il pezzo era molto da attitude e secondo me l’ho portato comunque molto bene. L’unica cosa che mi dispiace è che magari non sono riuscito ad andare il più avanti possibile, però vabbè, non ci potevo fare niente. Io però sono molto soddisfatto del brano che ho portato e di come l’ho affrontata. Io l’avevo fatto anche l’anno prima, con Perle, quindi non mi era difficile ritrovarmi in un contesto televisivo dove è “buona la prima”. È stato comunque molto divertente. 

Ho notato anche come scelta autoriale quella di mettere What is Love, brano di Haddaway nella tua Boiler Room con Nashley. C’è molto della componente dance.

Nasce dalla ricerca di un sample perché volevo provare prima a sperimentare dal lato della produzione. Poi, dato che mi stavo interfacciando alla musica un po’ più elettronica, volevo prendere una canzone cult della musica dance-elettronica. Quindi ho detto: “Vai rischiamo, magari fa ca***e a tutti e piace solo a me, però ne vale la pena”. La collaborazione con Nash parte dal fatto che stavamo già scrivendo tanti brani insieme, tra cui appunto questo. Volevo fare una cosa proprio per essere ballata.

Addio è la traccia che chiude l’album e qui, invece, si dà molto più spazio al sound che alle parole. Come mai hai fatto questa scelta?

All’inizio era in inglese. Io parlo inglese, ma non così bene, soprattutto per scriverlo. Quindi ci avevo messo quattro parole in croce. Continuavo ad ascoltarmi e un giorno mi sono deciso di tradurre quello che avevo scritto ed è uscita Addio. È questo il motivo per cui ci sono poche parole, perché l’avevo scritta prima in inglese e ci ho messo proprio poche parole apposta (ride, ndr).

Cosa ti aspetti che arrivi agli ascoltatori col tuo nuovo album?

La cosa che voglio che arrivi di più è la sua anima: non è una cosa impacchettata. Mi aspetto che venga riconosciuto un po’ il coraggio di pubblicare un disco simile. Spero che alla gente arrivi sia la parte dove si balla che quella un po’ più ironica, sia anche la parte più malinconica. Vorrei vedere le persone ai live per il modo in cui vogliamo portare il live: io canterò e suonerò anche se sarà un po’ complessa come roba, però ce la sto facendo (ride, ndr). Mi auguro anche che sia un compagno di viaggio per le persone che mi sentono da tempo e che notano il mio cambiamento, la mia crescita. Spero che si vada a sviluppare il tutto sempre per il meglio, anche per i prossimi progetti.

Ascolta Day Off

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