Interviste

TrigNO, cuore melanconico e anima leggera: «Amici una lezione di vita, ora voglio una mia band»

È finita da pochissimo la 24° edizione di Amici, con Daniele dalla sezione ballo come vincitore assoluto, ma nel canto l’ha spuntata lui, da Asti, con un passato calcistico, una faccia da attore e una voce molto intrigante; lo abbiamo incontrato il giorno dopo la finale

  • Il20 Maggio 2025
TrigNO, cuore melanconico e anima leggera: «Amici una lezione di vita, ora voglio una mia band»

TrigNO

Pietro Bagnadentro, meglio conosciuto come TrigNO, si è goduto la finale di Amici (ascolti sempre pazzeschi, con uno share del 26.87%, nonostante la controprogrammazione calcistica). Lo si vedeva dallo studio e da casa, con quella nonchalance che poi alla fine un ragazzo di 23 anni deve avere. Arrivato in finale dopo anche una turbolenta vita in casetta, il ragazzone di Asti, davvero bello (un futuro anche sul grande schermo?) ha sedotto con i suoi occhi azzurri e la sua voce leggermente raspy, portandosi via non solo il premio della sua categoria ma anche quello delle radio. La giovanissima Antonia – solo 19 anni – che era l’altra finalista del circuito canto, durante la semifinale del talent si era già accaparrata il premio Spotify Singles e alla finale ha ricevuto il premio della critica.

Ma torniamo a TrigNO. Dopo essersi fatto conoscere con una manciata di singoli, alcuni composti con un bel team di musicisti/produttori come Antonio Filippelli, mentre la recente D’amore non si muore, ha visto la presenza alla produzione di CanovA, il 23 esce per Warner Music Italy il suo primo EP A un passo da me. E in autunno sarà la volta dei suoi primi due concerti, prodotti e organizzati da Magellano Concerti e Friends & Partners: il 20 novembre a Milano ai Magazzini Generali, e il 26 novembre a Roma a Largo Venue. Lo abbiamo incontrato il giorno dopo della finale, ovviamente felice e raggiante.

trigno amici 2025 intervista
TrigNO durante la finale di Amici 2025

L’intervista a Trigno dopo la finale di “Amici”

Il tuo nome nasce da quel contesto calcistico che per anni hai frequentato, giusto?
Si, mio padre mi chiamava durante le partite di calcio Pietriño, come se fossi un giocatore brasiliano, e i miei amici quando venivano a vedere una le mie partite hanno sentito questo nomignolo alla brasiliana e hanno iniziato a chiamarmi Trigno, semplicemente perché abbreviano tutto…

Scusa ma perché nel tuo nome questa negazione in maiuscolo?
Mi piaceva l’dea di enfatizzare una negazione nel mio nome perché ho un approccio un po’ negativo alla vita. Senza esagerare, ma vedo spesso un po’ tutto nero e quindi mi piaceva questo senso di negatività. Anche se in realtà poi spero con la mia musica di abbatterla.

Sento che hai un timbro che potrebbe esprimere molto pathos anche grazie a quel leggero “graffio” che c’è nella tua voce. Tutto questo fa poi bingo con la tua presenza scenica.
Mi fa piacere che hai colto questa sfumatura! Amici e il team mi hanno insegnato a usare meglio la mia voce, che può essere malinconica ma allo stesso tempo nei pezzi più uptempo penso riesca a trasmettere quel senso di leggerezza che in realtà ho scoperto proprio qui nella scuola. C’è stato un gran lavoro su di me, sulla mia voce, ma anche sui brani che ho affrontato nei mesi.

Domenica sera durante la finale sei andato molto spensierato anche con un brano impegnativo come Via con me del tuo conterraneo Paolo Conte. Alcuni giornalisti sono anche stati duri con te e Antonia, parlando di certe stonature sulle cover…
Ma sai, era una finale, dopo mesi in casetta e in onda. Condiziona poi anche tanto il mood con cui approcci in scena le canzoni: domenica volevo veramente divertirmi ed essere sul serio spensierato. Sapevo che sarebbe stata l’ultima volta ad Amici. Io adesso non vedo l’ora di salire su un palco, magari con una band e cantare anche con altre sfumature.

Scrivi le tue canzoni e hai voglia di una band: insomma non vuoi essere tout court un prodotto concepito solo secondo le regole del pop contemporaneo dove si lavora tantissimo con un team.
Ho iniziato a scrivere canzoni prima di imparare a cantare, è stata un’urgenza interiore quella di dover esprimere qualcosa con i testi. Ho sempre pensato che il fuoco della creatività potesse essere alimentato in tante maniere, ma ho capito che nel mio caso è attraverso il canto che posso collegarmi più facilmente alla mia creatività che nasce dalla scrittura. E sono davvero grato alle persone con cui lavoro per la costruzione delle mie canzoni. Sono tutti degli strumentisti, suonano di tutto e a me piace vedere sentir suonare le canzoni con degli strumenti, e non solo vedere la mia canzone che prende forma davanti a uno schermo di un PC. Ho adorato anche lavorare sulla base di CanovA per D’amore non si muore.

Hai raccontato durante il tuo percorso ad Amici di avere una famiglia dove la cultura è importante. Tuo nonno ti ha lasciato “in eredità” un libro di poesie.
Vero, sono poesie dal linguaggio non facilissimo ma molto belle. Il suo libro si chiama Sfogliando parole, nasce dalla raccolta di tanti suoi pensieri, che si annotava e che poi ha messo ha raccolto e messo in versi. La cultura in famiglia è stata sempre presente: mi ricordo che mio padre, piuttosto che regalarmi un motorino, mi avrebbe comprato diecimila libri. Sono l’ultimogenito nella mia famiglia, sicuramente coccolato, ma sono sempre stato anche la pecora nera, quello che non leggeva (ride, ndr). Da piccolo mi volevano far leggere a tutti i costi e alla fine ci sono riusciti i miei due fratelli più grandi, che alla fine sono stati anche dei punti di riferimento per l’approccio alla musica. Mio fratello maggiore di 10 anni suonava la chitarra, era inevitabile che lo provassi a imitare.

Sei di Asti, con un orecchio molto attento alla scena genovese.
Assolutamente vero, sia quella nuova che quella storica. Pensa che Genova fa parte del mio sangue, mia mamma viene da lì. Io amo le sfumature malinconiche della città della Lanterna, mi ci ritrovo, anche con certe cose della musica francese…

Ritrovo un filo rosso con Sarah Toscano, anche lei come te un passato da sportiva e un amore per la musica francese. Che ti piaceva ascoltare in generale quando eri un ragazzino?
Da piccolo ascoltavo tanto Michael Jackson, replicavo i passi che faceva lui e sono impazzito per Justin Timberlake. Poi seguendo il gusto di mio fratello maggiore mi sono piaciuti i Green Day e i Linkin Park, i Coldplay…

trigno amici 2025
TrigNO alla finale di Amici 2025

Non nomini artisti trap/hip hop.
Ci sono artisti che ho amato come Eminem, ma sai cosa mi piace degli artisti hip hop americani di oggi? Il loro modo di stare sul palco, il loro potere e il fascino che emanano con il loro corpo e non solo, influenzando milioni di persone con il loro stare sul palco. Ho avuto una sensazione potente quando ho visto Travis Scott dal vivo. Ho sentito quel potere, bellissimo. Maestro.

E a proposito di concerti il prossimo inverno finalmente toccherà a te con due date.
Non vedo l’ora, ho saputo da pochissime ore di queste prime due date, dobbiamo pensare bene a come presentarci dal vivo.

TrigNO, desso che è finito Amici, quali sono stati i momenti più difficili e anche quelli più belli? Ti prego, non dirmi la finale.
(Ride, ndr) Vabbè… dai! Domenica è stato bellissimo! Però alla fine sono i rapporti umani che mi porterò dentro. Ovviamente il rapporto che ho avuto con Chiara, ci siamo fatti proprio forza l’un l’altro ed è stato bellissimo il percorso con lei. Però se devo dirti un altro nome è quello di Alessia (la ballerina arrivata alla finale, ndr). Lei è stata veramente un punto di riferimento per tutti, un’autentica leader. Mentre i momenti più frustranti sono stati quando sono rimasto fermo perché avevo commesso troppe cazzate. Vedevo tutti andare a lezione, continuare a lavorare e io ero lì, giustamente in punizione. Quei momenti di sconforto mi hanno fatto comunque ragionare e capire come proseguire il mio percorso.

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