Interviste

X Factor 18, Five Club

Da tempo il talent show di Sky si era trasformato in un “Fight Club” delle cui lotte intestine si parlava fin troppo. I cinque protagonisti di questa diciottesima edizione hanno sovvertito lo status quo segnando l’inizio di un nuovo corso all’insegna della complicità, del divertimento puro e della festa

Autore Samuele Valori
  • Il21 Ottobre 2024
X Factor 18, Five Club

Sei dietro le quinte e il battito cardiaco aumenta perché sai che tra qualche minuto la diretta ti catapulterà sugli schermi di migliaia di spettatori. Dovresti averci fatto il callo, ma il giudizio è una roba a cui non ci si abitua mai. La preparazione basterà? Riuscirò a difendermi? Poi parte quel jingle, lo stesso che da 18 edizioni accompagna ogni puntata di X Factor. Sali sul palco e vorresti solo cantare e, invece, dovrai stare dietro a un tavolo per giudicare e allo stesso tempo essere giudicato per le tue opinioni. Ci sono dei talenti da coltivare, una gara e un “senato” da intrattenere e soddisfare. Sembra tutto fin troppo drammatico, ma come afferma scherzando Giorgia: «Io ho l’ansia pure quando vado a fare la spesa!».

Sì, perché X Factor, oltre che un programma di musica, vive della sua giuria e della conduzione. E l’edizione di quest’anno, quella della maggiore età, segna l’inizio di un nuovo corso.

Ci sono quattro esordi e un grande ritorno: Achille Lauro, Jake La Furia, Paola Iezzi e appunto la nuova presentatrice. Il club dei cinque. Manuel Agnelli rappresenta l’unico “esperto” e, guarda caso, uno dei pochi a cui della competizione non è mai fregato nulla: «Non voglio essere soltanto il personaggio televisivo, la tv tende a cristallizzarti. Per questo mi sono fermato per un po’. Sono tornato perché questo è l’unico programma in Italia all’interno del quale si parla di musica in maniera libera e completa. Ce ne sono altri, è vero, ma la fanno solo ascoltare».

Poi, come per i concorrenti, ognuno la vive a suo modo. C’è anche il partito Jake La Furia e Achille Lauro, l’ala “leggera”. «Fare il giudice è molto più rilassante che esibirsi sul palco» rivela il primo. «Io non ho mai l’ansia da prestazione, appena vedo il pubblico scompare tutto. Poi non mi piace vedermi come giudice, sono un amico che dà consigli» spiega il secondo.

La ricerca del talento

A Jake La Furia, sotto sotto, il ruolo di giudice piace. Lo si nota anche quando scherzosamente gli si chiede di “giudicare” il resto del tavolo. «Paola è la competente del gruppo, è molto preparata. Manuel è molto più buono di quello che sembra ed è un amante della musica, ma solo quella che piace a lui (ride n.d.r). Lauro è un estroso, il fantasista del calcio. Io, invece, sono il cazzone». Una autodefinizione la sua che non gli rende certo giustizia. Jake ha dimostrato di non avere paura di nulla: ha rinunciato al suo X pass (i Potara) e non ha scelto Ozymandias per proteggerlo: «Per il tipo di testi che scriveva non era il suo. Non era il tipo da one hit wonder».

Il rapper dei Club Dogo ha tre talenti molto diversi: «Volevo assolutamente una band, per questo ho preso The Foolz. C’è quella che Manuel definisce la ragazza con la chitarra, Francamente, che è molto più versatile di quello che sembra. Poi EL MA che è un’artista Disney, una di quelle che si è allenata tutta la vita per essere una popstar. Nelle mie scelte ho privilegiato chi non vivesse la musica con troppo sbattimento. Con quell’atteggiamento così viscerale che piangi e ti disperi. In tv non resisti». 

Le parole d’ordine per Paola sono iconicità e idee chiare: «La preparazione è fondamentale. Ho preferito lavorare con talenti che non fossero giovanissimi e che avessero una direzione ben precisa. Sono sempre un po’ sospettosa verso chi, in età troppo acerba, va in un programma come X Factor dove è difficile trovare una tua strada se non ce l’hai. E qua in televisione, se sbagli, sbagli in grande». I suoi sono tre artisti già inquadrati, tra «il sound sofisticato ed elegante» dei Dimensione Brama, «il mix di culture e influenze musicali» di Pablo Murphy e l’anima baddie di LOWRAH.

«Bisognerebbe recuperare il senso biologico dell’essere umano e dell’arte che ha un tempo d’incubazione. Per esempio, LOWRAH ha una parte di lei che ancora tiene nascosta e difende. L’ha un po’ mostrata agli home visit e vorrei portarla alla luce ai live. Il mondo va veloce, ma non tutti hanno gli stessi ritmi» aggiunge Paola. In questa edizione di talenti giovanissimi, oltre a EL MA, però ce ne sono altri due altrettanto fortissimi: Mimì Caruso e Lorenzo Salvetti.

La prima è nella squadra di Manuel Agnelli: «Ha diciassette anni ma, da come canta, sembra che abbia vissuto mille vite. Sembra lontana dal mio mondo, ma non cerco mai un tipo specifico di concorrente perché alla fine stringi troppo il campo. Io cerco un talento, qualsiasi cosa significhi e qualsiasi tipo di genere musicale rappresenti. È chiaro che ho delle preferenze, ma non sono un poliziotto del gusto». La sua squadra si completa con Danielle e i PUNKCAKES. «Sono il primo vero gruppo punk a X Factor, finora ci sono sempre stati concorrenti più vicini al pop-punk. Possono essere violenti, ma sono divertenti. Tanti ragazzi delle nuove generazioni si stanno avvicinando a questa distruzione creativa perché sono stanchi dei numeri e della perfezione da social. Si sono accorti che li fa stare male» spiega il cantante degli Afterhours.

Dicevamo dei giovani: il più piccolo, appena sedici anni, è in squadra con Lauro: «Lorenzo trasmette l’amore per le canzoni italiane cantautorali che adoro e che sono la cultura del nostro Paese». I tre concorrenti di Achille rispecchiano tutti i suoi lati: «I Les Votives, il mio X pass, rappresentano la mia anima Rolls Royce, quella rock internazionale. Sono dei treni. I Patagarri invece degli sono artisti di strada che solo un matto come me poteva prendere: sono le mosche bianche di X Factor 2024».

Il lavoro dei giudici

«Ho sofferto tantissimo durante le fasi di selezione, manco dovessi far io l’esibizione» racconta Giorgia che, da dietro le quinte, tra consigli e incoraggiamenti, è sembrata quasi una mamma. «In realtà mi sono sembrati tutti molto preparati, soprattutto a livello televisivo. La mia generazione arrivava sul palco che non sapeva neanche dove guardare». Da settimane, in vista dell’inizio dei live, i giudici e il loro team, lavorano con i ragazzi per prepararli al debutto in diretta. «Conosco quella sensazione della prima volta. Mi sento particolarmente vicina ai ragazzi perché, insomma, quando saliremo su quel palco, sarà un esordio per entrambi. Per quanto mi riguarda, cercherò di avere un ritmo e mi affiderò molto alla spontaneità: dire la verità è sempre una buona arma. Se sbaglio lo dirò. Punto molto sull’essere sincera» aggiunge la presentatrice di X Factor 2024.

Proprio l’essere onesti è uno dei mantra che ritorna spesso durante la nostra conversazione: «La sincerità è la Bibbia per me. Una canzone funziona solo se dici la verità. Io vado in studio, faccio quello che mi passa per la testa e lo pubblico. La stessa cosa vale con i ragazzi. Ho già tutto in testa per ognuno dei miei “Pokemon”, ma tenterò di portarli anche dove non toccano, rispettando il loro DNA» spiega Achille Lauro. La sincerità sta alla base del rapporto con i talenti ed è importante al pari del confronto. «Io non voglio essere il giudice despota, se gli artisti poi sono scontenti si vede. Sono pronto a cambiare idea. Per esempio, con i Foolz è successo già con la prima assegnazione. Avevo pianificato delle cose e loro mi hanno proposto un’alternativa che si è rivelata una figata» rivela Jake.

Paola è sulla stessa lunghezza d’onda: «Gli artisti vanno ascoltati ed è più facile farlo quando davanti hai qualcuno con un percorso abbastanza delineato in testa. Loro mi fanno vedere la direzione e io la rendo più solida. Non si tratta di assecondarli, ma di guidarli. È un lavoro che mi piace molto e che ho fatto per tanti anni su di me».

Un mondo di No

Ripensando alle vecchie edizioni, tornano sempre in mente i sì più importanti. Com’erano i Måneskin alla prima audizione, cosa avevano detto i giudici di Francesca Michielin? Statisticamente però, in un qualsiasi talent o concorso, più in generale nella vita, i no ricevuti sono molti di più. Anche ad X Factor 2024 ce ne sono stati tanti, alcuni hanno fatto discutere, altri sono stati compresi anche dagli stessi concorrenti. Gli stessi protagonisti del cast hanno dovuto sostenere dei provini per sedersi. Da Paola Iezzi, grande fan del programma, che dopo il provino non ci sperava più nonostante si fosse sentita «come nel salotto di casa, quando commenti le esibizioni», fino a Giorgia che ha fatto appello alla memoria: «Ho cercato di “rubare” il meglio da tutti i passati conduttori. Francesco Facchinetti, Cattelan, Franceschina…».

Paola, nel raccontarci le sensazioni del suo provino per X Factor 2024, torna con la mente a quello che, secondo lei, è stato il no più sofferto e importante della sua vita. La mancata partecipazione al Festival di Sanremo con Vamos a bailar: «Fu una bella mazzata, ma l’etichetta credeva talmente in quel pezzo che la promozione continuò e venne pubblicato quell’estate. Sappiamo poi com’è finita. La verità è che non siamo infallibili, soprattutto nei giudizi».

Un no, quindi, può essere, a posteriori anche un colpo di fortuna. «Noi Afterhours all’inizio eravamo integralisti e disposti a pochi compromessi. Per questo ci abbiamo messo tantissimo a trovare un contratto discografico che fosse efficace dal punto di vista professionale e l’abbiamo trovato quando molti altri gruppi della stessa nostra scena avevano già fallito. Abbiamo visto gli errori che erano stati commessi sugli altri e abbiamo cercato di non ripeterli. Ricevere dei no, da quel punto di vista, ci ha salvato» racconta Manuel Agnelli.

Il no fa paura, ma è una costante con cui bisogna convivere e da cui bisogna trarre continuamente ispirazione: «Non ho affrontato molto bene questa dinamica del dover dire no. Io sono della scuola che bisogna sbagliare. Poi è anche vero che riesce chi insiste: è una selezione naturale. Chi vuole andare avanti lo fa anche quando tutti gli dicono di no. Anzi, il sentirsi esclusi dal mio punto di vista è fondamentale» spiega Achille Lauro.

Quando Giorgia cerca di ricordare qualche no che l’ha fatta soffrire le vengono in mente i rimpianti e quelli che si è detta da sola. Poi ci stupisce: «Negli anni ’90 feci un provino per la serie La Piovra e non mi hanno preso. Fu penoso, pensa che dovetti recitare in siciliano. Mi dissi: “Beh, forse è meglio che lascio stare”. E invece poi l’attrice l’ho fatta e ho studiato tantissimo proprio per evitare di essere scartata di nuovo. Un no deve essere inteso come un momento di ripartenza».

La gara

I live di X Factor 2024 segnano l’inizio della competizione. Se c’è qualcuno che, negli anni, non ha mai voluto vincere – e no, non è una frase per giustificare il fatto che non abbia mai trionfato – è Manuel Agnelli. «Per me l’unica cosa veramente utile è parlare di musica e manifestarla al di fuori della gara come comunicazione culturale. Voglio far vedere che la musica può essere tante cose al di là dei numeri. Forse è anche per questo non ho mai vinto». Che poi, con i Måneskin, è come se l’avesse fatto.

Le parole di Manuel non sono frasi di circostanza. Con lui gli IDLES e i Fontaines D.C. sono approdati sulla tv italiana quando ancora erano conosciuti solo da una ridotta fetta di pubblico: «Sembravano scelte di un “pipparolo”, in realtà sapevo che questo tipo di gruppi sarebbe esploso anche da noi prima o poi. X Factor in quel caso lì è stata al passo coi tempi se non addirittura avanti». Al di fuori del programma Manuel ha continuato a lavorare con gli artisti, anche quelli che non facevano parte della sua squadra. Ha prodotto il debutto dei Little Pieces of Marmalade, «il loro secondo posto, per il tipo di suono che avevano, è stata una vittoria», che sono diventati la sua band nel tour solista. È andato con gIANMARIA a Sanremo e ha coinvolto Casadilego nel suo spettacolo teatrale Lazarus

Uno degli aspetti, forse la novità più piacevole e interessante del programma, è l’alchimia e il buon umore che regna tra i giudici. «La natura positiva del nostro rapporto è stata casuale perché ci conoscevamo tutti, ma non avevamo mai approfondito più di tanto. All’inizio eravamo dei semi-sconosciuti. Manuel continua a dirci che potrebbe cambiare il clima con la gara e che dobbiamo stare attenti. Sembrano tutti spaventati, ma io sono tranquillo anche perché non sento il bisogno di scontrarmi» rivela Jake La Furia.

C’è da dire che Agnelli ha vissuto edizioni molto tese in passato e per questo si augura che tutto rimanga così com’è: «Ho parlato tanto con Lauro e Paola che è quella che ha più paura di questa cosa. Jake è un grande romantico alla fine, non si può litigare con lui. Chi è in giuria quest’anno non deve dimostrare niente, siamo tutti risolti. Questo ci facilita e ci rende rilassati. Anche perché, diciamocelo in maniera molto cinica, ci conviene perché questa è la vera novità di X Factor 2024. Il pubblico si è stancato dei litigi e del sangue in tv». Anche Achille Lauro ne è convinto: «Con questa edizione dimostreremo che si può fare un X Factor bello anche se giudici scherzano e non si prendono troppo sul serio. Ne gioverà il programma insieme agli stessi ragazzi».

I giudici parteciperebbero a X Factor 2024?

Al termine della nostra chiacchierata, manca un’ora in meno al primo live di X Factor 2024. Giorgia, Paola Iezzi, Manuel Agnelli, Jake La Furia e Achille Lauro sono gasati e ansiosi di partire con l’avventura della diretta. C’è un’ultima curiosità sulla quale molti spettatori si sono interrogati: ma i giudici avrebbero mai partecipato come concorrenti?

Manuel va dritto al punto: «No. Andare ad un talent show vuol dire cercare in qualche modo di velocizzare le cose. Non c’è niente di male, ma non è la mia attitudine. Con gli Afterhours ai tempi non abbiamo partecipato a nessuna gara».

Paola, invece, come consiglia ai suoi artisti, avrebbe aspettato il momento giusto: «Se l’avessi fatto, mi sarei presentata alla stessa età che avevo quando ho partecipato al primo Sanremo: avevo 21 anni e facevo musica da quando ne avevo 16. Insomma, avrei partecipato, ma con un’idea chiara di ciò che volevo essere».

«Per come ero io a vent’anni, con la mia emotività, ne sarei uscita devastata. Avrei avuto talmente tante paranoie che forse avrei dato metà di quello che avrei potuto. Ci sarebbe voluto un giudice molto attento per capire le mie potenzialità» rivela Giorgia.

Anche Jake La Furia ha dei dubbi sulla sua possibile tenuta mentale: «Non so se sarei riuscito ad ascoltare le critiche in modo costruttivo. Ero una bestia da giovane. Non sarei stato sufficientemente responsabile per un percorso del genere dove ti devi mettere in gioco».

E Achille Lauro? «Mi immagino già la scena. Salgo sul palco e Agnelli dice: “Ma da dov’è uscito questo?».

Share: