Il tratto di Zerocalcare per il video degli Ultimi. L’intervista tra scena romana e punk (che salva la vita)
Il disegnatore romano ha lavorato al videoclip di Favole, singolo della punk band capitolina Gli Ultimi. Li abbiamo intervistati insieme su questa particolare collaborazione
Tutti lo conosciamo come grande fumettista, ma se un progetto lo appassiona Zerocalcare presta volentieri il suo inconfondibile tratto, dando vita a sinergie artistiche trasversali. È il caso del videoclip di Favole, singolo del gruppo punk romano Gli Ultimi. La band pubblicherà sabato 9 ottobre il nuovo album Sine Metu (Time To Kill Records / Hellnation Records) e con il disegnatore ha un’amicizia di vecchia data. Quest’ultimo non ha realizzato molti videoclip (nonostante le molte proposte che gli arrivano, come ci racconta): un motivo in più per approfondire questa bella collaborazione con i diretti interessati.
Com’è nata questa collaborazione? Come conosci la band?
Zerocalcare: Sono passati un sacco di anni, mi ricordo solo che quando uscirono i loro primi pezzi io ci andai in fissa perché riprendevano le sonorità street punk che mi stanno molto a cuore ma che in quel periodo a Roma non erano esattamente di moda. Non ricordo assolutamente le circostanze in cui ci siamo conosciuti personalmente, ma quando frequenti la stessa tribù e giri negli stessi posti è un processo piuttosto naturale.
Già allora avevamo deciso di provare a fare un videoclip animato, ma poi per gli impicci e imbrogli della vita questa cosa è slittata avanti circa di un decennio. Però nel frattempo è rimasta l’amicizia e loro hanno avuto la capacità nelle loro canzoni di non fossilizzarsi, di rispecchiare il passaggio di questo tempo e crescere insieme a noi che li ascoltiamo. Io intanto ho iniziato a smanettare coi programmi di animazione, quindi si sono create le condizioni per riprovarci.
Favole è un pezzo molto punk: in che modo la cultura punk – o “alternativa” in generale – ha contribuito a formare la tua?
Zerocalcare: Io ho iniziato a fare i fumetti sulle fanzine punk da ragazzino, perché era l’unico contributo che potevo dare alla scena, quindi per me le cose sono molto connesse. Non solo come contenuti, ma anche come attitudine: i fumetti sono una cosa che ogni ragazzino può fare nella propria cameretta, a costo zero, completamente da solo. Non serve nemmeno saper disegnare bene, basta avere qualcosa da dire e un’idea di come raccontarlo. Che è praticamente la definizione del punk.
Roma ha un pedigree punk storico: oggi cos’è rimasto di quella scena?
Gli Ultimi: Roma, come Milano, Torino e tante altre città, ha un vissuto punk storico molto importante. Oggi lo scenario punk romano ha mille sfaccettature, sottogeneri e atteggiamenti differenti. Di fatto è sfaldato. Ricordiamo che anni fa skinheads, punk e metallari giravano insieme uniti senza pregiudizi o preconcetti.
Adesso la scena è esteticamente moderata. Le persone che ne fanno parte spesso sono spettatori di questo o quel concerto, ma quell’appartenenza viscerale alla “tribù” credo sia venuta meno. Comunque sia, la nostra sottocultura continua a rimanere più pura e meno corrotta rispetto alle altre sottoculture o tendenze musicali effimere. A Roma, in Italia e nel mondo.
Quali sono alcuni dei vostri album punk preferiti di sempre?
Zerocalcare: Dovrei elencarne decine e farei torto a qualcuno, quindi mi limito a citare quello che mi ha fatto innamorare del genere: Voja de lavorà saltame addosso, dei Monkeys Factory.
Gli Ultimi: Ti possiamo rispondere: l’album d’esordio dei Clash, Rocket to Russia dei Ramones, Suffer dei Bad Religion. Ma anche Morire di Tolleranza dei Tear Me Down, Avanzo di Cantiere della Banda Bassotti o Solo per Noi dei Duap. Centinaia di album e di band hanno contribuito, ognuno alla sua maniera, a costruire la nostra attitudine e formazione musicale.
Non sono molti i tuoi lavori per videoclip musicali: è una scelta? Ti capita di ricevere molte proposte?
Zerocalcare: Sì, negli anni mi sono capitate un sacco di proposte da parte di artisti diversi ma è un discorso complicato: io nella vita faccio i fumetti, non sono un animatore professionista. In più fare un video animato, anche se rozzo e lo-fi come questo, è comunque un impegno di un sacco di tempo. Se lo faccio è perché mi piace. Mi piace la canzone, mi piacciono le persone, è un modo per contribuire a qualcosa che sento appartenere pure a me. Farlo per qualcosa di estraneo, come fosse un lavoro qualsiasi, è una cosa per cui non provo alcuna spinta. E poi sto indietro di altri due video per due gruppi che mi piacciono un sacco, se per fare questo ci abbiamo messo dieci anni…
Rispetto al lavoro come fumettista, cosa cambia quando con il tuo tratto devi raccontare la storia di qualcun altro? In che modo la canzone ha ispirato lo storyboard del video?
Zerocalcare: Io non lavoro mai sui testi di qualcun altro perché non riesco a disegnare se non empatizzo al 100% con quello che viene raccontato. Questa cosa succede solo con alcune canzoni. Qui la proposta della sceneggiatura è arrivata dagli Ultimi stessi. Mi piaceva perché riusciva a cogliere un modo di stare al mondo in cui credo ci possiamo riconoscere in tanti che ci siamo passati, che è quello della canzone ma che non è semplicemente l’illustrazione didascalica del testo.
Su quel canovaccio loro mi hanno poi lasciato libertà di metterci del mio, seguendo un po’ quello che mi ispirava e un po’ quello che sono capace a fare coi programmi di animazione, anche a costo di risolvere qualche scena in modo paraculo…
Nello spirito un po’ “ACAB” del video ci sono riferimenti alla storia italiana degli ultimi vent’anni?
Gli Ultimi: Crediamo che porcherie e abusi da parte delle forze dell’ordine siano di origine molto antica. A parte questo, sì, c’è un chiaro riferimento a fatti tragici avvenuti negli ultimi anni, dove il braccio forte dello Stato ha mostrato i suoi muscoli per far capire a tutti chi è che comanda in questo paese. Non crediamo alla retorica delle “poche mele marce”. Siamo convinti che non sono poche e che è tutto l’albero ad essere malato ed andrebbe abbattuto.
Ci sono inoltre riferimenti alle nostre storie e al nostro vissuto, visto che vent’anni fa eravamo degli adolescenti irrequieti e avversi alla buona condotta. Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo avuto il piacere di passare qualche ora in caserma, in “buona compagnia”, diciamo. Solo chi ha vissuto e vive a pieno le strade e le piazze della propria città o del proprio paese sa come vanno certe cose.
Il video ha una sorta di lieto fine, con il protagonista che trova “la sua gente”. Una dimensione che si è un po’ persa negli anni: un ragazzo o una ragazza di oggi dove possono trovare questo spirito di comunità?
Zerocalcare: Io penso che sia importante mantenere degli spazi collettivi nella vita reale. Che siano quelli della musica, delle sottoculture, ma anche della politica dal basso: il rischio è che con la pandemia si acceleri il processo per cui tutti questi ambiti si spostino su internet, nelle discussioni sui social, nell’ascolto privato dei pezzi su YouTube senza uscire dalla propria cameretta. Bisogna proprio difendere l’esistenza degli spazi fisici in cui incontrarsi.
Gli Ultimi: Il punk, per come lo intendiamo, noi ha salvato molti ragazzi dalla solitudine e continua a farlo ancora oggi. Ma in generale al di là della musica, il senso della comunità è forte laddove vengono meno certe risorse economiche e materiali che rendono i ragazzi superficiali, egoisti e facilmente annoiati dai loro stessi agi. Mentre la fratellanza, l’amicizia e la lealtà sono valori che nascono dividendo il pane coi tuoi simili, non battendosi per conquistarne la fetta più grossa e lasciare gli altri a stomaco vuoto.