Ariete: «Cerchiamo di nasconderci dietro alla superficialità ma dentro abbiamo un buco enorme»
La cantautrice, con il suo primo album “Specchio”, canta d’amore e non solo. Racconta delle sue esperienze in cui tanti riescono a ritrovarsi. La nostra intervista
La prima volta che ho sentito il disco di Ariete ho pensato: “Ecco, allora la mia adolescenza è davvero volata via”. La verità è che, come mi ha detto la stessa Arianna durante la nostra intervista, se c’è una cosa che accomuna la mia generazione alla sua è il modo in cui viene raccontato l’amore.
Specchio, anche se scritto da una ragazza che ha quasi 10 anni meno di me, è un album nel quale le tematiche che racconta, dall’amore non corrisposto a quello che ci fa “volare alto”, fino ai problemi con i genitori, sono lo specchio anche della mia generazione.
Ariete canta l’amore in modo limpido e naturale, come forse solo a 20 anni si riesce a fare. E con le sue parole Arianna Del Giaccio riesce davvero ad arrivare a tutti. Perché l’amore è universale ed è qualcosa che tocca tutti, anche se cerchiamo sempre di dimostrare agli altri che di amare, in fondo, a volte non ci importa nulla.
La nostra intervista ad Ariete
Ariete, partiamo dal titolo del’album, Specchio. Tu hai detto: “Io sono uno specchio per gli altri e quando mi guardo sono felice”.
È quasi una sfida nei confronti di me stessa, avendo il coraggio di guardarmi sempre allo specchio nonostante problemi e difetti. Un po’ come se queste 11 canzoni fossero uno specchio e io, facendole uscire fuori, avessi il coraggio di accettare la tematica di ogni brano per parlarne liberamente.
Parlo di specchio per gli altri perché da ormai due anni, da quando ho iniziato a fare musica in maniera seria, ci sono tanti ragazzi che mi dicono: “Mi rivedo tanto nelle tue canzoni”. Sento che non l’hanno mai detto in maniera superficiale, c’è una vera e propria connessione. Per me è il lancio di una sfida anche nei loro confronti: questo è il mio specchio, ho il coraggio di guardarmici dentro e spero ci riusciate anche voi. È anche un reminder per me, per ricordarmi come mi sentivo a 20 anni e il coraggio che ho avuto nel raccontarmi.
Tu in questi anni sei diventata una portavoce della tua generazione. Senti il peso di questa cosa?
In realtà, no. Sono sicura che la nostra generazione inizierà una rivoluzione, che in parte già vediamo. Sono contenta che, in ambito musicale, io sia un riferimento per tanti. Forse è più l’etichetta che ogni tanto pesa: la portavoce, la canzone generazionale, la cantante indie. Da questa cosa vorrei uscire, perché io sono soprattutto portavoce di me stessa e delle mie esperienze. Chiaramente il fatto che vengano colte come un input per fare di più mi fa solo piacere, ma quando mi sento dire che potrei essere un faro per la mia generazione sento più la responsabilità di aiutare le persone con la mia musica che con quello che dico.
Parlando dell’album ci sono due feat: Madame e Franco126. Sono artisti di due generazioni diverse, ma secondo te ci sono dei punti d’incontro?
Ci sono sicuramente nella voglia di vivere che, a meno che non ti succeda qualcosa di veramente brutto, ci accomuna tutti. L’amore poi è sicuramente un punto di connessione. Entrambi i brani parlano di una storia finita. Nel pezzo con Madame si ripete il concetto di “quanto mi manchi”, si parla di un rimpianto, mentre con Franco prevale il concetto “non so più se fai per me”. L’amore è universale, è il punto di connessione del mondo ed è ciò che porta il buonsenso.
Ariete, vorrei fare questa cosa con te: ho scelto quattro parole che secondo me rispecchiano le tematiche principali di Specchio. La prima è amore, ma anche amore non corrisposto.
Sicuramente è la descrizione della maggior parte dei brani dell’album. In alcuni la prendo bene, in altre male. In Giornate noiose ad esempio dico: “Amore non corrisposto, daje, ma peggio per te, perché una persona che ti sta accanto come l’ho fatto io non la troverai più”. Ovviamente non è così (ride, ndr.), ma in quel momento ero convinta e sicura di questa cosa. Dall’altra parte invece c’è L, dove dico: “Poi mi hai sparato un colpo”. C’è sempre questo dualismo enorme: in un momento mi sento tutto e quello dopo mi sento niente. E non lo voglio nascondere, perché la vita è così ed è normale.
Ho preso come esempio questi due brani perché sono dedicati alla stessa persona, anche se non si direbbe, perché in uno sono presa bene e nell’altro sono distrutta. Queste sono proprio le fasi dell’amore: sei disperato, poi capisci che puoi stare meglio, poi sei in cima al mondo e poi ancora a terra.
La seconda parola è fragilità.
Sì, ci sono tante insicurezze e paure nell’album. Il brano con Franco126 si chiama proprio Fragili, ed è sicuramente quello che racchiude meglio il concetto. Cerchiamo sempre di nasconderci dietro le cose superficiali, ma sotto abbiamo un buco enorme che pochi riescono a vedere.
Solitudine.
Ti dico la verità: poche volte mi sono sentita sola. Ho sempre avuto una spalla su cui piangere, soprattutto gli amici. Prima ero in taxi con Andrea e Alessandro, i ragazzi di Bomba Dischi, e stavo dicendo che sono contentissima perché arrivano a Milano i miei due migliori amici per festeggiare con me l’uscita del disco. Sono le due persone con cui sono cresciuta, ci siamo quasi fatti da genitori a vicenda. Quindi, sola non mi ci sono mai sentita, ma chiaramente ci sono dei momenti in cui ti sembra che ti crolli piano piano tutto il mondo addosso. La solitudine, come la depressione, va davvero contestualizzata e non mi metterei mai in bocca esperienze non mie. Sicuramente però come ogni persona mi sento sola, ma mi guardo da fuori e ho la consapevolezza di non esserlo mai stata.
Infine distanza.
Distanza, tu come la intendi?
Mi sembra che in Specchio ci siano entrambe le facce di questa parola: la distanza fisica e quella che si crea quando due persone si rendono conto di non essere più sulla stessa lunghezza d’onda e iniziano ad allontanarsi ogni giorno sempre di più.
Sicuramente ne parlo un sacco, soprattutto in Quella di prima dove dico: “Non sei più quella di prima. Prima urlavi fuori dai locali e adesso siamo a pezzi per le tue paure”. Sembra tutto perfetto, ma poi le insicurezze fanno crollare tutto. La distanza fisica è un concetto complesso, delle volte ci volo pure, mi piace. Mi sono sempre reputata una persona capace di intraprendere una relazione a distanza, ma è difficile, perché anche qui le insicurezze e le paure potrebbero avere la meglio. Da un momento all’altro, non ci si parla più e se ci pensi è una cosa assurda, a cui è anche difficile tante volte dare una spiegazione.
Ariete: «Siamo nati in un periodo di boom e 20 anni dopo ci ritroviamo nella m***a»
L’intervista con Letizia Battaglia su Sette del Corriere della Sera è stata una bella risposta a tutte quelle volte che vediamo due generazioni diverse scontrarsi senza ascoltarsi davvero. A lei hai detto: “Oggi un giovane pensa prima a come salvarsi le giornate, e poi a salvare quello che ha intorno”.
Sento che c’è veramente poca considerazione da parte dello Stato nei nostri confronti, e dovrebbe essere il contrario. Il focus dovremmo essere noi, e non perché siamo mitomani, ma perché tra 10-20 anni, ad esempio, ci saremo noi in Parlamento. Si dovrebbe pensare alla situazione delle scuole, a come fermare i suicidi e mettere i giovani a loro agio. Noi siamo nati in un periodo di boom per l’Italia, con l’arrivo dell’Euro e di internet, e vent’anni dopo ci siamo ritrovati nella merda. Nessuno sta pensando a noi.
C’è tanto distacco e tutti ci dicono che non vogliamo fare niente. Ma quando facciamo qualcosa nessuno ci considera. In quest’ultimo anno sono riusciti ad affossare il Ddl Zan e bloccare il referendum sulla cannabis e quello sull’eutanasia. Sono capitoli che noi dovremo riaprire, quando si potevano benissimo affrontare adesso, e questo non fa altro che far notare ancora di più il disinteresse.
Ariete, la tua generazione comunque cerca di fare di tutto per farsi sentire.
Mio nonno mi dice sempre: “Voi non scendete più in strada”. Ed è ovvio che lo pensi, perché prima una vera protesta passava sui giornali, adesso invece siamo la generazione fantasma, ma perché ci fanno sembrare così. Ci additano come quelli che si fanno le canne e non hanno imparato nulla in due anni di Dad. Ma i ragazzi si sono ammazzati e si sono ammalati, e non di Covid, ma psicologicamente. Hanno tolto a noi giovani le cose più importanti per la nostra crescita che non ci ridarà più nessuno.
Un ragazzo che si è fatto la pandemia dai 16 ai 19 anni dovrà continuare a vivere la sua vita, e l’adolescenza non tornerà più. Noi abbiamo la voglia di arrivare a qualcosa, ma non c’è proprio il mezzo.
Sempre a Letizia hai detto che si tende a cantare più d’amore che delle tematiche ambientali. È un tema che alla tua generazione sta molto a cuore, perché non se ne parla?
Perché cantare d’amore è più “facile”. Per quanto vorrei fare una canzone che potrebbe dire “carta, carta, non buttare la carta per terra”, mi verrà sempre meglio “pillole, pillole, prendo pillole per stare meglio”. Non ne parliamo nelle canzoni, ma scendiamo in piazza. Al momento il tema ambientale non è incluso nel pacchetto “canzoni dei giovani”, ma è davvero un tema che ci sta a cuore.