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House music, una questione di anima: intervista a Darius Syrossian

Darius Syrossian si è trovato a occupare una casella piuttosto importante per la stagione 2018: in collaborazione con la crew Abode, la residenza dell’Amnesia. La sua serata targata “Do Not Sleep” è pronta per sbarcare in questo tempio del clubbing

Autore Damir Ivic
  • Il22 Giugno 2018
House music, una questione di anima: intervista a Darius Syrossian

In tutte le comunicazioni che lo riguardano (biografie ufficiali, comunicati stampa) Darius Syrossian mette sempre in primissimo piano la parola, anzi il concetto di house music, come se fosse un’entità a sé stante – oltre ad essere una stella polare più di qualsiasi altra cosa o persona o percorso biografico.

Darius Syrossian

Inevitabile, una volta che ci si trova a contatto con lui, iniziare la conversazione chiedendogli subito una spiegazione per questa scelta ben precisa. Il resto viene in qualche modo da sé. E verrà fuori quest’anno in modo particolare: nel grande giro di rimescolamenti che sta percorrendo Ibiza, luogo che da anni è il vero kingmaker per quanto riguarda la dinamiche di mercato e di popolarità nella club culture europea, Darius Syrossian si è trovato a occupare una casella piuttosto importante per la stagione 2018: in collaborazione con la crew Abode, la residenza dell’Amnesia. La sua serata targata Do Not Sleep, infatti, dopo essersi fatta le ossa negli ultimi anni come uno degli eventi più interessanti nell’isola balearica, è pronta per sbarcare in questo tempio del clubbing e meta storica per eccellenza delle notti ibizenche (il regista Gabriele Salvatores all’Amnesia ha dedicato un intero film), dopo essere stata negli anni passati ospite di luoghi comunque importanti quali Sankeys, Privilege e Space ma con un’identità, comunque, più nomadica e volatile.

Onori ed oneri, quindi. Ma Darius Syrossian ha le spalle larghe: la sua ascesa nel campo della dance a matrice techno-house è stata magari non impetuosa ma sicuramente costante, consistente. L’aver lavorato per quindici anni come commesso in negozi di dischi storici come Global Beat e Crash Records lo ha aiutato ad avere una visione globale del fenomeno dance, oltre ad averlo tenuto a stretto contatto con tutte le novità (e tutte le richieste degli appassionati). Iraniano, trasferitosi in Inghilterra da adolescente, Syrossian esordisce nel mercato discografico ancora nel 2004 ma è a partire circa dal 2010 – tramite una valida serie di release, una partnership artistica con Steve Lawler e una presenza costante nella scena dance anglosassone come DJ energico, comunicativo ed affidabile – che il suo profilo inizia a collocarsi stabilmente nella Serie A del clubbing europeo. Ibiza diviene uno sbocco naturale: è sempre stato un approdo estivo naturale per tutta la sfera britannica della club culture a taglio più techno e house, in più è anche ben sincronizzata sui gusti e sulle inclinazioni musicali di Syrossian. Gusti ed inclinazioni che, appunto, partono dalla house music. Qualcosa che – la chiacchierata inizia con questa affermazione molto chiara – è riduttivo cercare di definire a parole.

Nelle tue biografie ufficiali e nei tuoi comunicati stampa c’è praticamente sempre un’enfasi sul concetto di house music. Come mai? Cosa intendi veramente?

C’è una frase che si sente dire in giro spesso, ed è fondamentale: “House is a feeling”. Significa anche che la musica house non è alla portata di tutti, contrariamente a quanto può sembrare. È una questione di anima. Sbagliato pensare di definirla trattandola come un mero genere musicale. Ballare al suono di un ritmo è qualcosa di profondamente connaturato nell’istinto umano: è stato così fin dalla preistoria, continuerà ad essere sempre così. Per me la musica house e la techno più morbida e percussiva sono le declinazioni migliori nella contemporaneità di questa esigenza ancestrale. Ecco perché è difficile spiegarla a parole, la musica house. Per me è qualcosa che nasce dal profondo. Ovviamente, se non la senti, vuol dire che non hai quel tipo di sensibilità. E probabilmente non l’avrai mai. Succede.

Darius Syrossian

Hai un’esperienza lunga e solida nel campo del music business legato a techno e house. Ora stai anche per lanciare una nuova etichetta: che coordinate seguirà?

Di nuovo: farò uscire solo cose che sento, che mi smuovono qualcosa di molto particolare a livello di emozioni basiche, istintive. Soprattutto, sceglierò gli artisti non in base alla loro fama e al loro potenziale mediatico e di mercato. Ho la netta impressione che in questo determinato periodo storico nella sfera dance ci si stia comportando un po’ troppo come nel pop. Lo trovo sbagliato. Il mondo della techno e della house nasce come qualcosa di profondamente underground, pensare che le sue coordinate siano dettate da quando è forte il tuo ufficio stampa e quanto è potente il tuo management è una distorsione che non mi piace per nulla. Gli artisti che finiranno sulla mia etichetta sono tutte persone che, secondo me, hanno un talento genuino, un talento non sofisticato da queste dinamiche extra-musicali: Phil Weeks, Christian Burkhardt, Doc Martin, Tommy Vicari Jr., Man Power, East End Dubs.

Altra responsabilità grossa in arrivo è quella della residenza all’Amnesia. Ma va detto che per te avere una residenza all’interno dell’Isla non è una novità: ormai sono anni che porti avanti la serata Do Not Sleep. È più una responsabilità, un piacere o un traguardo?

Al 100% sento prima di tutto la responsabilità. Se vogliamo che resti lo spirito underground, che è quello che ha contrassegnato l’esplosione del fenomeno house nel mondo – un fenomeno che ha spinto una quantità enorme di persone a sentire e innamorarsi di una musica radicalmente rivoluzionaria – non possiamo permettere che un luogo cruciale come Ibiza, da sempre una culla e una fonte di continue ispirazioni per la scena dance, cada in mano a serate commerciali, tutte imperniate sulla logica dei VIP o delle sonorità EDM più facili e dozzinali. Sarebbe la morte di un intero ecosistema. O se non lo fosse, i DJ techno e house che girano il mondo e fanno una vita brillante grazie alla loro professione dovrebbero ricordarsi che buona parte dell’aura che permette loro di essere amati e chiamati in giro per il mondo, ecco, nasce proprio da quello che succede a Ibiza.

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