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L’incredibile storia di “It’s a Fine Day”, inno rave anni ‘90 che rinasce continuamente

Qualcuno di voi l’avrà sentito se non ballato in un club o a un festival elettronico, molto probabilmente nella versione più celebre degli Opus III, fino a quella di Skrillex e adesso è uscito un rework pazzesco. Ma la storia di questo brano affonda nei primi anni ’80: conosciamolo meglio

Autore Tommaso Toma
  • Il16 Luglio 2024
L’incredibile storia di “It’s a Fine Day”, inno rave anni ‘90 che rinasce continuamente

It's a Fine Day

Il suo segreto? La semplicissima melodia. Ma chi ne fu l’artefice? Un poeta e insegnante molto particolare, con la complicità di una apprendista cantante. Per scoprire la storia di It’s A Fine Day dobbiamo risalire al 1983 quando finalmente un giovane ed eccentrico performer dal nome Edward Barton si fece notare per un omonimo EP di rara bellezza, inciso con la sua ragazza (e attuale moglie) Jane Lancaster.

La figura sui generis del “padre” della canzone: Edward Barton

Voglio raccontarvi un delizioso aneddoto per farvi capire il personaggio. Barton fino a quel momento aveva trascorso la sua giovinezza come insegnante di educazione fisica a Manchester. Nonostante il fisico non proprio atletico si ritrovò a coprire un ruolo molto particolare: responsabile dei bambini grassi, ansimanti e scoordinati di cui gli insegnanti di educazione fisica più qualificati volevano sbarazzarsi. Ecco l’educazione in Inghilterra a fine anni ’70, quella che raccontò benissimo Morrissey con i The Smiths.

Edward si ritrovò a coordinare tutti i bambini che odiavano in particolare il football, perché le loro esperienze fino a quel momento erano state un incubo. E Burton era d’accordo. Era dell’opinione che la cosa peggiore del calcio fosse la palla stessa. O la rincorrevi o, peggio ancora, cercavi di controllarla mentre i giocatori avversari ti provavano a spezzare le caviglie con un tackle. Ebbe un’idea davvero particolare: e se questi bambini giocassero a football senza palla? Li organizzò in squadre e divise il gioco in fasi di attacco e difesa. Durante ogni fase, non dovevi correre o calciare nulla. Dovevi solo descrivere ad alta voce cosa immaginavi di fare.

Tutti questi ragazzi si misero a correre in lungo e in largo del campetto di gioco, gridando cose come: “Sto facendo un passaggio incredibile lungo l’ala sinistra”. “Ho fatto un tunnel al difensore”. “Ho fatto un pallonetto al portiere dalla linea di metà campo!” E quando era il momento per i difensori di brillare, urlavano cose come: “Ho parato il rigore!” E così via. Per la prima volta in assoluto, questi ragazzi si divertirono un mondo su un campo da calcio. Ma torniamo al Barton poeta e performer, Edward trascorse molto tempo cercando senza successo di costruirsi una carriera.  Guardate questa sua eccentrica perfomance alla trasmissione culto The Tube per promuovere il suo primo singolo

Barton riuscì però a diventare amico di Nico, e un giorno mentre guardava fuori da un balcone dalla grigia Manchester, gli vennero in mente le parole di It’s a Fine Day. Decise quindi di provare a scrivere una canzone, così fischiò una semplicissima melodia e ne fu soddisfatto. L’intero processo durò circa due minuti, il che significa che It’s A Fine Day fu scritta in meno tempo di quanto ci vuole per ascoltarla.

Avrebbe voluta farla cantare da Nico, ma la tenebrosa chanteuse tedesca stava anche combattendo una terribile dipendenza dall’eroina. Risultò più semplice chiedere alla sua futura moglie che aveva la passione per il canto, Jane Lancaster. Jane e Barton registrarono la canzone nello studio di un amico, con l’intera produzione che costò 4 sterline. La canzone poi venne pubblicata dalla Cherry Red records nel 1983 ( ancora oggi vive sulle royalties di questo brano) e divenne un piccolo classico indie.

La rinascita “It’s a Fine Day” con la rivisitazione dance degli Opus III

Poi il nulla per anni, L’EP omonimo di Jane e Burton non venne mai più ristampato (se non in Giappone). Ma nel 1992 – quasi dieci anni dopo la bellissima e semplicissima melodia di It’s A Fine Day finisce per comparire nel brano di un terzetto di produttori protagonisti dell’apogeo della cultura rave (Kevin Dodds, Ian Munro e Nigel Walton): gli Opus III, che presero come cantante Kirsty Hawkshaw, una frequentatrice dei rave organizzati dal sound system techno Spiral Tribe.

In questa rivisitazione che valse agli Opus III la denominazione di band one hit wonder, sono esaltati quei celati elementi ottimistici e ipnotici dell’originale, generando al contempo un senso di euforia con la produzione dance. La voce della Hawkshaw è nitida, chiara e la sua bellezza contribuì ulteriormente al successo. Oggi rivedendo il videoclip, lei sembra una riproduzione dell’intelligenza artificiale o un androide. Un rapido aneddoto anche su Kirsty Hawkshaw, suo padre Alan scrisse un numero uno nella hot dance singles di Billboard USA nel 1979 con Here Comes That Sound Again, con il progetto Love De-Luxe.

E negli anni ’90 il repêchage della melodia di It’s A Fine day non finì lì. Per il ritorno sulle scene di Kylie Minogue, dopo i fasti degli anni ’80, anche grazie al terzetto di produttori Stock Aitken and Watermark (tanto per intenderci quelli di I Should be So Lucky), fu nel 1994 con il singolo Confide In Me e guarda caso il main tune era basato sulla melodia di It’s A Fine Day. Poi, pochi mesi dopo Phil e Paul Hartnoll degli Orbital campionarono la voce di Katy per il loro capolavoro techno, Halcyon. Gli Orbital ne utilizzarono abbastanza da giustificare un riconoscimento come co-autore per Edward Barton.

Le nuove versioni di successo di Skrillex con Boys Noize e di Kirsty Hawkshaw

Non manca quasi mai in un set di Skrillex – me l’aspettavo anche al FuturFest settimana scorsa ma niente – la sua versione bellissima ribattezzata Fine Day Anthem, firmata con la complicità di Boys Noize. Ma da pochissimi giorni è finalmente uscita un nuovissimo rework per la 181_Recordings, dove è protagonista anche la mitica Kirsty Hawkshaw che negli anni esplorò quanti più angoli della musica possibile, dagli anni 2000 in poi: trance, drum’n’bass e breakbeat. Merito del grande produttore Adam F, che fu un tempo suo compagno di scuola, e di Shadow Child, questa la loro dichiarazione al momento dell’uscita: È un umile promemoria del potere di diffondere buone vibrazioni nel mondo.

Mentre celebriamo i traguardi raggiunti e il nostro viaggio nel mondo della musica, siamo entusiasti di presentare una rivisitazione di questa canzone senza tempo». L’obiettivo con questa nuova versione, è anche un messaggio alle nuove generazioni che stanno scoprendo la cultura rave. Adam e Kirsty stanno ora lavorando al loro nuovo album congiunto Return To Colours. Aspettiamo fiduciosi!

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