Kygo: il 26enne hitmaker condivide i dischi che hanno formato il suo gusto
Dal suo esordio nella Billboard 200 con il suo album del 2016 “Cloud Nine”, Kygo non ha mai rallentato il passo. Qui il 26enne hitmaker rivela gli artisti che hanno dato forma al suo tipo di approccio
Dal suo esordio nella Billboard 200 con il suo album del 2016 Cloud Nine, che ha raggiunto l’undicesima posizione e ha mostrato la versatilità fra ballad e hit da discoteca, Kygo non ha mai rallentato il passo. Il suo tour non-stop lo ha sballottato dalle Olimpiadi in Brasile all’Hollywood Bowl, e a settembre ha pubblicato un EP pieno di collaborazioni, da Selena Gomez (It Ain’t Me) agli U2 (You’re the Best Thing About Me).
A novembre il DJ e producer norvegese è tornato con il suo secondo album, Kids in Love, che in buona parte è stato realizzato nel poco tempo libero l’inverno scorso, quando Kygo dice di essersi rinchiuso nel suo studio in Norvegia per settimane. Lì ha completato alcune canzoni upbeat che voleva pubblicare quanto prima.
«Non sento il bisogno di aspettare o di trattenermi», dice a proposito delle sue release consecutive, anche se aggiunge di aver tenuto fermo Kids in Love finché non ha sentito di avere un progetto completo: «Invece di pubblicare un singolo dopo l’altro, è una bella sfida fare un album intero di brani che hanno senso insieme così come singolarmente». Kygo rivela gli artisti che hanno dato forma al suo tipo di approccio.
Michael Jackson – Thriller (1982)
«La mia sorella maggiore era una grande fan di Michael Jackson. Ero costretto ad ascoltarlo a ripetizione ogni volta che eravamo in macchina ma mi piaceva. Mi suscita bei ricordi. Per quello che posso ricordare, da quando avevo 5 o 6 anni fino ai 15 lei lo ascoltava tutto il tempo. E io non mi lamentavo».
Foo Fighters – The Colour and the Shape (1997)
«Da adolescente mi piacevano un sacco i Foo Fighters. Ascoltavo pezzi come Everlong e My Hero. La voce di Dave Grohl è incredibile. Li ho visti dal vivo nella mia città dieci o undici anni fa. Ero davvero colpito da tutta la performance: mi ha reso un fan ancora più appassionato. Grohl è come un comico sul palco, facendo ridere 20mila persone mentre fa lo spettacolo. Impressionante».
Red Hot Chili Peppers – Californication (1999)
«Avevo forse 13 o 14 anni quando provai a imparare Californication alla chitarra. È uno dei miei riff preferiti. Andavo alle medie ed essere un pianista non era abbastanza figo: nelle band quello che contava erano i chitarristi. All’epoca mi pentivo di suonare il piano ma adesso sono molto felice di non averlo mollato».
Tim Berg (Avicii) – Seek Bromance (2010)
«All’epoca componevo melodie sul piano e alcune delle melodie di Avicii suonavano simili ad alcuni dei brani che stavo scrivendo. Non avevo idea di come produrre musica ma volevo provarci. Sfruttare tutte queste melodie che avevo in testa per farne un pezzo intero è stato molto divertente».
Bon Iver – 22, a Million (2016)
«È uno dei miei album preferiti in assoluto. L’ho ascoltato a ripetizione per tutto l’inverno. Ci sono tantissimi effetti fighi che non penserei mai di usare nelle mie canzoni. Senza dubbio sono ispirato da quei brani e la sua creatività mi ha impressionato molto».
di Kat Bein