“Psycho Killer”, arriva il remix ufficiale firmato The Cube Guys
Il celebre inno post-punk rivive in un remix ufficiale. Fuori ufficialmente dal 31 ottobre, dal 17 sarà già disponibile su Beatport
 
							The Cube Guys
Venerdì 31 ottobre sarà disponibile su tutte le piattaforme Psycho Killer (The Cube Guys Remix). Il celebre inno post-punk rivive in un remix ufficiale dei Talking Heads, che hanno concesso la clearance al duo di DJ The Cube Guys.
Il remix restituisce la follia dell’originale, quasi cinquant’anni dopo, proiettandola nel mondo elettronico con un battito nuovo, a base di synth taglienti e bassi profondi.
The Cube Guys sono Roberto Intrallazzi e Luca Provera, protagonisti della scena house internazionale dal 2005. Con il loro sound distintivo e il format #CUBED! hanno fatto ballare il pubblico di alcuni dei club più iconici del mondo, da Ibiza a Miami.
Con le sue atmosfere tech-house, Psycho Killer (The Cube Guys Remix) sarà già disponibile su Beatport dal 17 ottobre.
La storia di Psycho Killer
Uscita nel 1977 come singolo dell’album d’esordio Talking Heads: 77, Psycho Killer è diventata una delle canzoni più riconoscibili della band, nonché un manifesto della loro poetica: tagliente, ironica e un po’ inquietante.
La canzone nasce prima ancora che i Talking Heads fossero famosi. David Byrne la scrive con Chris Frantz e Tina Weymouth a metà degli anni ‘70, quando il gruppo stava ancora cercando un’identità. L’idea di base era quella di un brano raccontato dal punto di vista di un assassino psicopatico, non per glorificare la violenza ma per esplorare cosa potesse passare nella mente di qualcuno che si sente disconnesso dal mondo.
La linea di basso di Tina Weymouth è ipnotica, quasi ossessiva. Su di essa si costruisce una melodia che alterna calma apparente e improvvise esplosioni di energia, come se la musica stessa rispecchiasse la mente instabile del protagonista. Byrne canta con tono nervoso e teatrale, a volte quasi parlando, a volte gridando. Il testo alterna inglese e francese.
Il successo del brano fu alimentato anche da un contesto culturale particolare. Negli Stati Uniti, alla fine degli anni ‘70, le cronache erano piene di notizie su assassini seriali. La figura del “killer psicopatico” faceva parte dell’immaginario collettivo.
Ma ciò che rende Psycho Killer ancora attuale non è solo la sua storia o la sua capacità di evocare una certa epoca: è il suo messaggio più profondo. Dietro la maschera del criminale si nasconde infatti una riflessione sull’alienazione, sulla difficoltà di comunicare, sulla paura di perdere il controllo. Lo “psycho killer” non è solo un mostro esterno: è una parte di noi, la voce che a volte si sente intrappolata nella testa.
 
				 
				 
				 
				 
						 
						 
						 
						