SYREETA a Milano suona i “ritmi del Pianeta” con il nuovo rotary mixer euphonia
Lei è una delle protagoniste del collettivo HE.SHE.THEY, e l’abbiamo incontrata ieri sera al Moysa di Milano, che ha ospitato il suo DJ set esclusivo con il rotary mixer euphonia del brand AlphaTheta, un nuovo marchio che si sta facendo spazio nel mercato delle tecnologie per il DJing con prodotti nati per supportare al massimo la creatività degli artisti
Autentica, coraggiosa, inclusiva, SYREETA è una DJ e producer la cui relazione con HE.SHE.THEY la rende anche un’attivista per tutte le tematiche legate all’inclusività delle persone queer all’interno dell’industria della musica. Avevamo già imparato a conoscerla due anni fa al Kappa FuturFestival, e in poco tempo ha fatto molta strada.
Ha già pubblicato successi da club con leggendarie etichette come Nervous Records e Edible di Eats Everything. Ha anche remixato i campioni della house Inner City e della techno Dense & Pika. Oltre ad un gusto musicale autentico e inconfondibile, SYREETA ama leggere le emozioni della folla e interagire con chi la sta ascoltando, spesso grazie a un eclettismo nei ritmi (da quelli ispirati alla musica afro a quelli indiani, tanto per fare un esempio).
L’abbiamo incontrata settimana scorsa durante il primo party italiano di AlphaTheta, brand di cui vi avevamo già parlato a inizio gennaio, organizzato nella factory musicale Moysa, dove in tempi record ha rotto il ghiaccio iniziale portando tutti a pochi centimetri dal suo booth, cogliendo l’eterogeneità degli invitati e offrendo un set che strizzava l’occhio a molte delle sue influenze, dall’electro funk all’house, sia con produzioni proprie che con brani di repertorio.
L’intervista a SYREETA
Come si sta sviluppando il progetto HE.SHE.THEY.? Cosa sta facendo per la comunità LGBTQIA+ e quanto è importante questo aspetto globale per il collettivo?
Penso che sia davvero bello che così tanti club e festival a livello globale si stiano avvicinando al team di HE.SHE.THEY. chiedendo loro di portare la loro vibe nella loro città. Sono un marchio inclusivo focalizzato sulla creazione di spazi in cui tutti possano incontrarsi nel segno dell’amore condiviso per la musica. I gruppi marginalizzati sono il fondamento della scena musicale elettronica che tutti amiamo così tanto, quindi è davvero importante che un marchio porti questi temi in primo piano e offra opportunità alle persone.
A livello globale abbiamo tutti la responsabilità di far sentire queste persone più benvenute negli spazi mainstream, senza escludere nessuno. Dovremmo essere tutti in grado di ballare insieme, conoscerci a vicenda e riportare con noi quell’empatia nel mondo dopo il rave. Questo è il modo in cui la società progredisce. Dobbiamo anche assicurarci che questi nuovi raver comprendano da dove proviene la cultura.
Quali sono le nuove sfide per l’inclusività in spazi così diversi?
Per rendere uno spazio inclusivo devi fare il possibile per assicurarti che le persone si sentano accolte, che quante più persone si sentano rappresentate, che le lineup siano più diversificate. Per HE.SHE.THEY. una festa significa anche avere un’ampia varietà di ballerini che si identificano in modi diversi e hanno tipi di corpo diversi. In questo modo il pubblico può alzare lo sguardo e sentire di potersi relazionare con qualcuno di simile. Man mano che andiamo avanti e gli spazi diventano più inclusivi, è importante che sempre più promoter facciano il possibile per avere un sistema in cui le persone possano sentirsi ascoltate se ne hanno bisogno.
Sono curioso delle tue ultime uscite. La tua musica spazia tra i ritmi del pianeta. Con Shanti richiami un certo stile indiano e con il nuovo singolo Jabula il sapore è afro (una tendenza molto attuale). Hai intenzione di diventare una versione clubbing del National Geographic?
(Ride, ndr) “I ritmi del pianeta”… mi piace davvero tanto questa tua definizione! Voglio in effetti che le persone siano in grado di connettersi con la mia musica. Sono ispirata dai paesi che visito e dalle persone che incontro. È speciale poter incorporare culture e suoni diversi nelle mie produzioni. Per me fare musica significa divertirsi, sperimentare e raggiungere un pubblico globale.
euphonia riporta i rotary mixer all’attenzione di un pubblico più ampio, grazie ad AlphaTheta. Ciò aiuterebbe a riaccendere quella nicchia del settore, aiutando anche i marchi boutique più piccoli? In altre parole, potrebbe essere un vantaggio per tutti, per l’industria e per le nuove generazioni che stanno abbracciando questo utilizzo del mixer un tempo associato alla musica house degli anni ’80 e ’90?
Sì, è sicuramente un win-win. Non credo che AlphaTheta stia cercando di fare paragoni con altri rotary. Il loro mixer è assolutamente unico e combina le migliori caratteristiche dei mixer analogici e digitali per offrirti un’esperienza completamente nuova, che attirerà sicuramente l’attenzione del pubblico più giovane.
C’è qualche caratteristica particolare che vuoi evidenziare? In particolare cosa pensi che offra di unico e magico il mixer euphonia?
È difficile scegliere solo una caratteristica. Amo particolarmente la ricchezza e la qualità del suono, il che è inevitabile, poiché l’audio passa attraverso un circuito di trasformazione di grandissima caratura grazie a Rupert Neve Design. Sono anche una fan della resistenza e della sensibilità delle manopole. Ti consente di essere più attenta quando unisci le tracce insieme. Mi piacciono anche gli aspetti visivi del VU meter, i livelli di energia che ottieni da ciascuno dei canali, Euphonia ha anche uno schermo dall’aspetto molto riconoscibile.
SYREETA, ora che hai fatto così tanti concerti nei club e nei festival, quale situazione in genere ti entusiasma di più e perché?
È davvero difficile scegliere: ogni spettacolo porta un’esperienza unica. Ma se dovessi scegliere, sarebbe un set in un club. Generalmente è lì che posso sperimentare di più con il suono e creare un viaggio per il pubblico. Adoro un’atmosfera più intima: nei festival puoi essere abbastanza lontana dalla folla.