Il piccolo miracolo postmoderno di Vegyn: ritoccare il capolavoro degli Air “Moon Safari”
Il produttore britannico ha realizzato, con il consenso del duo francese, “Blue Moon Safari” e ha saputo preservare il senso di meraviglia e leggerezza del disco originale

Pubblicato in occasione del recente il Record Store Day, Blue Moon Safari è il risultato della rivisitazione del bellissimo album d’esordio degli Air da parte del trentenne britannico Joseph Thornalley in arte Vegyn. Qualcuno tra i più attenti lo ricorda tra i crediti nei lavori Frank Ocean e Travis Scott, per chi è un po’ più agè, colpisce all’occhio il suo cognome, difatti è figlio del produttore e musicista Phil Thornalley che lavorò con i The Cure per Pornography ma anche produsse i meravigliosi XTC. Il nome di Vegyn è circolato spesso durante l’ultima settimana del design a Milano. Infatti, è stato protagonista di un piacevole incontro con Nicolas Godin degli Air per la presentazione del progetto e in veste di DJ, lo abbiamo “intravisto” dal balcone che si affaccia sul giardino del museo Triennale, per una serata organizzata da Vans con superstar Björk.
L’operazione è decisamente curiosa e per certi versi ardita. Metter mano su un album che è già un disco concettuale, dove il retro sound è la pietra angolare di ogni canzone. Un disco che alla fine risultò però completamente fresco e attuale quando uscì nel 1998. Dunque non era affatto semplice per Vegyn cimentarsi con un capolavoro, creando qualcosa che suona al tempo stesso nostalgico e sorprendentemente nuovo. Cercare quindi di ottenere un risultato simile a quello che raggiunse il duo.
Un dialogo rispettoso con il passato
Diciamolo si da subito, Blue Moon Safari è nel complesso più di un album di remix, è un tentativo di dialogo rispettoso con il passato. E Vegyn lo ha anche ammesso candidamente la scorsa settimana, quando invitato allo Spazio Maiocchi si è ritrovato con Nicolas Godin seduto sullo stesso divano: «Per me lavorare su Moon Safari è stato come la realizzazione di un grande sogno. Mi ricordo che lo suonavano sempre in auto i miei genitori quando avevo 5 anni. Per la mia rivisitazione ho usato gli stessi strumenti vintage che avevano usato gli Air. E soprattutto nessun uso dell’intelligenza artificiale, anche se la non la evito».
Nicolas Godin e J.B Dunkel – l’altra metà degli Air che di recente ha fatto uscire Mirages 2, un ottimo album che suona molto Air prima maniera e nato dalla collaborazione con Jonathan Fitoussi (avevano già collaborato per la Biennale Musica di Venezia qualche anno fa) – hanno deciso invece di affidare il disco a Vegyn. Il tutto dopo aver pensato che non sarebbe stato male celebrare quel debutto ispirandosi a un altro album di remix di un intero disco che uscì proprio all’epoca di Moon Safari: «Ci siamo convinti di questa operazione dopo aver ascoltato No Protection, il lavoro di “ritocco” che fece Mad Professor al bellissimo secondo album dei Massive Attack».
Vegyn smantella e ricostruisce i synth sognanti, le linee di basso leggermente funk e le melodie lussureggianti con una precisione quasi accademica, riuscendo per fortuna a non oscurare mai il materiale originale. Rimane per fortuna l’anima di Moon Safari: il suo senso di meraviglia e leggerezza. Curioso infine che Sexy Boy abbia avuto come aggiunta di beats un tappeto sonoro molto simile a quello dell’epoca di uscita del singolo originale. Con quel sound che ricorda molto Play di Moby, un altro disco iconico del periodo.
Forse anche Play era un altro degli album suonati da papa Phil e consorte, quando Joseph era fanciullo…
Riavvolgiamo il nastro del tempo, chi erano gli Air all’epoca di “Moon Safari”
Nel gennaio del 1998, in piena epoca di esplosione del movimento french touch, arrivò un album che sembrava essere uscito da una dimensione spazio temporale totalmente distante da quella che stavano vivendo i maggiori protagonisti di quel fenomeno musicale. Nicolas Godin e J B Dunkel non erano DJ o producer. Anzi, Nicolas era un architetto e Dunkel si era appena diplomato grazie allo studio di musica classica. Nel loro bagaglio musicale non c’erano i riferimenti alla scuola house di Chicago o alla techno di Detroit. Non armeggiavano i Roland 808 e nemmeno erano dei fenomeni con i Technics 1200 SL.
Piuttosto, gli Air con quell’album di debutto, compirono un ambizioso lavoro di retro-sound dove spiccavano le tastiere analogiche. Il Moog era protagonista assieme al piano elettrico Fender Rhodes. Nell’immaginario di riferimento musicale del duo, ci trovi il jazz raffinato e d’atmosfera di fine anni ’60, le colonne sonore scritte da Ennio Morricone, l’eleganza compositiva di Burt Bacharach, l’easy listening francese sempre degli anni ’60.
In realtà gli Air, in quel momento storico francese dove i protagonisti erano i Daft Punk, Alex Gopher, St. Germain, Cassius, Laurent Garnier, non erano completamente da soli. A pescare da quell immaginario sonoro ed estetico avevano come compagni di viaggio due peculiarissime figure di producer. Kid Loco, che nel 1997 fece uscire un album di rara bellezza e sensualissimo, A Grand Love Story e Dimitri From Paris. Un DJ quest’ultimo che era ossessionato dalla lounge music e un certo easy listening. Lo si era notato nel suo brillante album di debutto Sacrebleu del 1996. La sua carriera poi sarebbe proseguita più come remixer e DJ, dando vita a un sottogenere di grande successo, la cocktail disco.
Il tocco produttivo di Vegyn dal sapore anni ‘90
Parafrasando la metodologia di lavoro di questi autori musicali potremmo definirli quasi dei designer del suono. Dei costruttori di architetture funzionali a una determinata estetica musicale, facendo un uso strategico e funzionalissimo di determinati materiali. È una metodologia di lavoro che ricorda proprio quella dei designer e la cosa curiosa è che proprio durante la settimana del design milanese si sono ritrovati assieme Nicolas Godin e Vegyn.