“Diamanti e Fango” è il nuovo album di Grido: la nostra intervista
È uscito “Diamanti e Fango”, il nuovo album di Grido. 12 tracce e diversi featuring, tra cui J-Ax, Sergio Sylvestre e Il Cile
È uscito venerdì 15 novembre Diamanti e Fango, il terzo album solista di Grido per l’etichetta Willy L’Orbo con distribuzione Sony Music.
Nel disco il rapper alterna rime impegnate e riflessive ad altre più leggere e spensierate, confrontandosi con artisti con background e stili differenti, come Sergio Sylvestre, J-Ax e Nerone. Il progetto è stato anticipato dal singolo Qualcosa di Buono con Il Cile, un brano dal forte valore sociale. Infatti Grido, attraverso una serie di video, ha voluto convidividere con il suo pubblico le storie di chi fa qualcosa di buono per gli altri.
Ha incontrato i giovani cresciuti in ambienti privi di agi e che non hanno avuto l’opportunità di cambiare la propria vita. Ha inoltre ascoltato anche le persone che, ogni giorno, si dedicano a chi ha avuto esperienze negative, per dar loro ogni giorno speranza e un messaggio importante: c’è sempre e comunque la possibilità di cambiare rotta.
Noi lo abbiamo incontrato e abbiamo parlato con lui di Diamanti e Fango.
Parliamo del titolo del disco, Diamanti e Fango. Perché hai scelto di chiamarlo così?
Prima di fare questo album ho ragionato molto. C’è stato un momento in cui ho cominciato a tirare le somme, per cercare di capire cosa fosse davvero importante per me. Ho riflettuto molto su cosa compone la mia persona e mi sono accorto che siamo fatti di momenti preziosi e di lotte. Tutto questo va a comporre la nostra storia e chi siamo. E quindi Diamanti e Fango è un’immagine che per me rappresenta proprio questo: le cose più pure, preziose, e i momenti in cui ti ritrovi con il fango fino al collo e devi lottare. Al tempo stesso, rappresenta anche un’ascesa. Mi sono reso conto che alcune cose belle e traguardi che ho raggiunto sono arrivati partendo dalle difficoltà.
Questo concetto lo riproponi anche nella cover…
Sì, esatto. Io sulla copertina del disco sono ricoperto di fango, ma le collane e gli occhi richiamano la parola diamanti. Mi sembrava una fotografia immediata di questo concetto che si allarga dalla persona alla vita in generale, fino alla mia musica. Nel disco puoi trovare la mia parte più romantica, così come quella più grezza e schietta. Queste parti vanno a comporre il quadro completo.
Il tuo primo album da solista, Io Grido, è uscito nel 2011. Sono passati quasi dieci anni da allora. In questo periodo come è cambiato Grido? Sia personalmente che a livello musicale
Mi viene sempre difficile descrivere quello che sono parlando di cambiamenti, perché mi vedo tutti i giorni. Non dovrei vedermi per un sacco di tempo per parlarne. Io vedo un’evoluzione più che un cambiamento. Quando ho fatto Io Grido il ragazzino che stava cercando di avverare un sogno era ancora dominante. Oggi ho la consapevolezza di aver raggiunto dei traguardi e di aver spostato il sogno più in là. Sono un padre e quindi sono arrivato a un momento in cui mi sono ritrovato di fronte ad una maturazione. Adesso ragiono in maniera più profonda, rispetto a quand’ero un ventenne spensierato.
E questo si riflette anche nella tua musica…
Assolutamente. Essendo io sincero e istintivo nel fare la musica, questo mio “cambiamento” come persona si è riversato anche in questo. Tanti mi dicono «Questo è un disco molto maturo». Io semplicemente ho cercato di parlare di quello che è importante secondo me. Ho provato a trasmettere chi sono e la mia visione del mondo. Se è più matura di quando avevo sedici anni e facevo i miei primi demo, ben venga. Vuol dire che non mi sto ripetendo all’infinito senza rifletterci su.
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Nel disco, infatti, alterni tematiche molto impegnate e altre più leggere. Qual è il tuo processo creativo?
Non ho un regola precisa, un modo di comporre musica. A volte può partire da una rima, senza nemmeno l’idea del mood musicale. Sento l’istinto di scrivere di getto. A volte invece mi ritrovo in studio con i producer, sento un po’ di musica e mi vengono le idee. Non sono un uomo da jam session. Sono sempre e comunque molto soggetto all’ispirazione del momento. Scrivo tanto di notte e in solitudine.
Nel disco ci sono diversi featuring, tra cui uno con tuo fratello, J-Ax. Com’è stato lavorare con lui?
Ormai siamo rodati. È stato facile. Più che altro per fare questa canzone ho voluto fare un brano non solo per divertirci insieme, ma fare qualcosa che venisse amplificato dal fatto che noi siamo fratelli. Ho voluto fare un pezzo profondo che andasse a toccare delle corde emotive. Sapevo che andavo “sul sicuro” con lui, non avevo bisogno di ragionarci troppo sopra. Gli ho proposto di fare una strofa e quello che è arrivato era meglio di quello che mi aspettassi. È sempre un piacere lavorare con lui. Sarò di parte, ma per me davvero non ne sbaglia una.
Qualcosa di Buono, in collaborazione con Il Cile, è il singolo che ha anticipato l’album. È un brano che parla di speranza e della possibilità di cambiare le proprie condizioni sociali. Da cos’è scaturita l’esigenza di scrivere questa canzone?
Il Cile ormai è un amico. Dai tempi di Maria Salvador ci siamo trovati subito bene e ci siamo detti: «Facciamo qualcosa insieme». Quando ho iniziato a lavorare a Diamanti e Fango l’ho chiamato e ci siamo incontrati. Volevo fare qualcosa di buono che ci appagasse dal punto di vista personale. Quel “qualcosa di buono” è diventato poi il claim della canzone. Questo ragionamento è stato quello che ha dato il via a tutto. Per scriverla abbiamo iniziato a ragionare insieme sulle realtà di persone che fanno qualcosa di buono. Abbiamo realizzato dei contenuti prima dell’uscita della canzone per trasmettere questo messaggio: non dimentichiamoci di guardarci più come esseri umani e meno numeri. Non abituiamoci all’idea che la società fa schifo e dobbiamo essere pessimisti. Ci sono tanti diamanti nascosti sotto il fango.
Parliamo di Isola (I Need Love). È un tributo alle origini del rap, costruito con un sample di I Need Love di LL Cool J che non era mai stato utilizzato prima…
Per certi versi non mi pare ancora vero di essere stato il primo al mondo a poter utilizzare questo sample. È un brano fantastico, mi rimanda a quegli anni del rap ed è davvero iconico. Utilizzarlo nasceva dalla volontà di farne una versione moderna e fresca. Infatti, è uno dei pezzi dell’album in cui ho delle metriche più “nuova scuola”, una ritmica new wave. Per cercare di rimescolare tutto e dare nuova linfa a quel messaggio originale che, potrà sembrare banale, ma è così: sono la passione e l’amore a spingerti a raggiungere i tuoi obiettivi. Quando tutto si è allineato ed è venuto fuori quel brano ho detto subito: «mettiamolo nel disco!».
Come dicevamo prima nel tuo album ci sono diversi feat, un po’ “diversi” rispetto a quelli che abbiamo trovato negli album usciti di recente…
Io sono uno controtendenza. Faccio musica cercando di avere un’identità personale. Voglio essere soddisfatto in prima persona di quello che faccio. Mi racconto, cercando di essere onesto dal punto di vista dei contenuti e della musica. Non mi ci vedrei a svuotarmi per inseguire un trend. Non l’ho mai fatto e anzi, credo che per certi punti di vista questo sia il mio punto di forza.
Sempre parlando di featuring, c’è un brano con Sergio Sylvestre, So Free. Qui hai voluto dare un tocco di internazionalità al disco. Com’è nata questa collaborazione?
Sergio mi ha colpito da subito e ho sempre voluto collaborare con lui, dalla prima volta che l’ho sentito. Conoscendolo, ho scoperto che lui ha un’attitudine street ed è affine al rap molto più di quanto le persone possano pensare. Gli ho proposto il pezzo e lui è stato entusiasta. Per me è una delle voci più fighe che abbiamo in Italia.
Quale sarà la dimensione live di Diamanti e Fango?
Non ne ho idea. Per ora sono concentrato sul fare sapere alle persone che è uscito il mio disco. Però posso dirti che l’emozione vera, quella impagabile, e quando sei dal vivo e condividi la musica all’istante con le persone che hai davanti. Non vedo l’ora di organizzare il tour e portare le canzoni dal vivo.