J Lord: «Il mio esordio darà fastidio a qualcuno, ma io mi sento autentico»
Esce oggi l’album d’esordio di uno dei nomi più attesi del panorama italiano. “No Money More Love” è l’essenza del giovane artista, fra l’amore puro per l’hip hop e la voglia di non porsi alcun limite, nella musica e nella vita
Chi sia J Lord lo abbiamo ormai ampiamente assimilato. Classe 2003, napoletano di origini ghanesi, il suo successo cresce in maniera esponenziale sin dai primi singoli su YouTube. Poi è arrivato il supporto di artisti giovani come lui, del producer multiplatino e conterraneo Dat Boi Dee, e poi il boom brano dopo brano al fianco dei grandi del rap. Da Ghali a Liberato, da Guè a Mecna, fino a Salmo, Massimo Pericolo, Emis Killa. Tutti hanno trovato nella sua penna qualcosa di speciale, una voce che nel panorama hip hop campano aveva molto da dire.
Ora che arriva il disco d’esordio No Money More Love, in uscita oggi per Atlantic/Warner Music Italy, le sue barre crude si mescolano al suo carattere sensibile e attento a cosa succede dentro di sé, lasciandole sfogare in quindici tracce ricche di ospiti dal sapore eterogeneo, spaziando tra rap e melodie, disco e funk. Una prova in cui J Lord dimostra di saperci fare a 360°, con una visione ben precisa e una profonda coscienza di dove si è iniziato e di dove si vuole arrivare, nonostante la giovane età.
Lo abbiamo incontrato negli uffici della sua casa discografica, la Warner, emozionato per la pubblicazione di questo primo lavoro, che finalmente traccia una linea immaginaria ma allo stesso tempo tangibile fra il luogo da cui proviene e la Grande Mela, dove un viaggio nel cuore della cultura hip hop gli ha aperto nuovi orizzonti e un nuovo modo di dare valore alla propria musica. Che è il mezzo più potente per arrivare a tutti e con il quale dimostrare che le cose possono cambiare: basta volerlo.
L’intervista completa a J Lord è sul numero di aprile di Billboard Italia.
Mi sono detto “Mammamia, finalmente sto vedendo tutto dal vivo”! Manhattan, Harlem, il Queens, il Bronx. Vedere i quartieri in cui il disagio diventava qualcosa è stato una forza, era tutto vero. Per me è stato un guardare ovunque e assorbire. New York è simile alla mia città perché la gente per strada è la stessa. Mentre registravamo il video, una signora mi fa “Nice quella giacca”. E io ci sono rimasto!
Ho Michael Jackson tatuato sul braccio. E poi Tupac, Biggie, persone come Pop Smoke che hanno lasciato qualcosa e suoneranno per sempre nella testa delle persone. Loro si sono sacrificati tanto, non solo a livello di musica, ma nel portare questo movimento per le strade, non solo nelle casse. Con i film che raccontano anche la loro storia abbiamo avuto l’opportunità di capire come andassero veramente le cose, perché non tutti stavano bene. Loro hanno fatto tanto per la nostra comunità, se poi apriamo la parentesi “colore della pelle”, loro sono il top in tutto.
J Lord: «In Italia, di persone che fanno rap serio ci sono Salmo, Marra, Guè, e proprio loro devono essere quelle che aiutano noi giovani a entrare»
Io penso che ci siano persone che lavorano nell’hip hop come ci lavoravano dieci anni fa, con la stessa grinta. Però c’è anche chi da quella posizione pensa di poter gestire le cose, ma non è assolutamente così. Io penso che in una posizione del genere, in cui spero di trovarmi anch’io un giorno, si debbano prendere i giovani e aprirgli la porta, senza la paura che un giorno ti superino. Dopo viene tutto da sé, e quella persona ti darà per sempre la sua riconoscenza, questo non è poco.
In Italia, di persone che fanno rap serio ci sono Salmo, Marra, Guè, e proprio loro devono essere quelle che aiutano noi giovani a entrare. Non per decidere loro il nostro futuro, perché se uno poi è bravo riesce a costruirsi qualcosa da solo. Ma secondo me in generale bisognerebbe essere più aperti in questo.
Sì, anche se il primo che ricordo che mi seguì, dopo Figli del passato, fu Shiva. Dopo quel periodo si sono avvicinati tutti, anche Dark Pyrex. Loro furono i primi a scrivermi senza stare troppo nella loro “posizione”, questo lo apprezzerò per sempre. Magari c’è stato qualcun altro che mi ha notato prima, ma il passo l’ha fatto in seguito. È qui che si dovrebbe saper scendere da quella posizione, con più leggerezza.
Io penso che nella musica nessuno ti dia consigli. Ti fanno capire delle cose con il loro comportamento e il loro modo di fare, ma in silenzio devi capire, assorbire come potresti muoverti, nessuno ti dice come farlo. E se chi ti dice come fare tutto, un giorno venisse meno? Per questo devi decidere con la tua testa.
Sì, è la prima volta che qualcuno nota la distinzione tra No Money e More Love. Avere solo una cosa e non averne un’altra non funziona tanto bene. Se a casa sei pieno di soldi e sei pieno di malanni, quelli non li curi coi soldi. È lì che entra in gioco l’amore. Nella vita servono tante altre cose, quindi penso che No Money More Love sia il giusto compromesso di questa vita, non troppo e nemmeno poco. Un 50 e 50.
La luce è quella voglia di uscire da qualcosa che ti opprime. Lì vedo la proiezione verso il futuro, mi immagino di uscire dai posti da cui vengo io. E immagino anche di tornarci e vedere le persone che ho conosciuto, i miei amici, vederli stare meglio. E se non fosse così, voglio avere la possibilità di aiutarli, tutti, non solo uno sì e n’at no. Poi, nei pezzi in cui si sente la mia rabbia, quella c’è per tante cose che delle volte avrei voluto andassero in un certo modo, ma non lo hanno fatto. O cose da piccolo che mi porto dietro e che nel disco ho sfogato. Nel disco di J Lord c’è un po’ di tutto.
Il mio rapporto con Davide è reale, mi ha sempre lasciato tutta la libertà del mondo. Lui è quella persona che cura i dettagli, che mi fa correre per una strada intera e poi mi dice “Ok, fermati, bevi un po’”. È un fratello e lavorare con lui è stato pazzesco, ci siamo conosciuti fino in fondo. Abbiamo iniziato tutto il percorso di No Money More Love senza dire “dobbiamo fare il disco”, ma pensando a fare più tracce diverse tra loro che dessero la stessa emozione. E penso che ci siamo riusciti: infatti io canto, rappo, faccio tutto quello che mi passa per la testa. Cerco di metterlo giù nel modo più comprensibile per tutti.
Sono appassionato della penna di Massimo Pericolo, in Pelle d’oca è azzeccato al 100%, scrive come una lama che fa male, ma fa anche da insegnamento. Chi più di lui ti sbatte la verità in faccia? Poi troviamo Bresh in Dance. E sottolineerei la frase Open your mind, la frase focus di quel pezzo. Con Vettosi siamo dello stesso pezzo di terra, ci vediamo quasi tutti i giorni, è mio fratello. Poi sono fan di Digital Astro, le sue melodie mi mandano fuori di testa. E su Vale Pain, magari la gente si aspettava un brano cattivo, serrato, ma lui ha dimostrato nel suo percorso di essere incazzato, solo che anche a livello di melodie non scherza, è stata una dimostrazione di saper fare anche altro. Non c’è stato niente di forzato, è così che escono le cose migliori.
La scena campana è forte. Le persone spingono questa roba, e io faccio lo stesso, ma non vorrei mettermi in mezzo fra scene separate. Io sono amico di tutti, non faccio distinzioni. Penso che la scena napoletana però meriti più rispetto, soprattutto dal punto di vista del dialetto, perché da fuori sembra divertente ma ha bisogno di essere preso con serietà, guardato con un altro occhio. Cioè, ci stanno i napoletani ca’ fanno rap da paura, ma questa cosa del dialetto deve andare un po’ più “up”. La qualità c’è, non siamo né inferiori né superiori a qualcuno, anche se il mio uscire fuori non è che abbia fatto impazzire tutti, anzi, ha fatto girare i coglioni a qualcuno. Ma io faccio il mio, non sta a me dire chi merita e chi non merita, ma la scena campana merita, siamo forti.
Non lo so… (sorride). Penso che io stia dando fastidio in generale, ma la gente non vuole ammetterlo. Vuol farmi sembrare sempre quel ragazzino che prova a fare l’americano, mentre a me viene tutto naturale. Anzi, penso che siano loro quelli che ci stanno provando a fare quella roba lì, mentre J Lord fa l’opposto. Mi sento autentico.
Intanto esce questo disco, lo suoniamo ovunque, ci divertiamo, e poi iniziamo a pensare al prossimo J Lord. Ho degli obiettivi ma non me li fisso, so che una volta raggiunti ce ne saranno altri. Se posso intanto arrivare a te e ad altri come te, a me va più che bene, ma sono come un pozzo che non si riempie mai, voglio raggiungere tutto. Non per tenermelo, ma per distribuirlo in modo giusto, tornare da dove vengo e non solo, e lasciare qualcosa che resti.