E se anche Kid Yugi avesse la sua trilogia?
Il nuovo attesissimo album del rapper di Massafra, “Anche gli eroi muoiono”, uscirà il 30 gennaio e potrebbe essere la sua consacrazione definitiva
Kid Yugi, foto di Alessio Mariano
Da che mondo è mondo, il numero 3 ha una simbologia antichissima e ben definita. È infatti il numero della trinità, della perfezione, della sintesi e della completezza. Sarà un caso o una strana coincidenza, ma nel rap (italiano e non) il numero 3 segna spesso e volentieri un punto cruciale. Col suo terzo album Marracash diventava il King del rap, Guè si imponeva come il più Vero della scena, Fabri Fibra firmava il suo Tradimento cambiando per sempre le regole e Luchè sanciva la sua rinascita nel segno del Malammore. Se – come rappava Caparezza – il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista perché è quello della conferma, il terzo è un giro di boa decisivo, un terreno su cui si gioca tutto, un bivio di cui una delle strade è la consacrazione definitiva.
Non avevo effettivamente mai approfondito questo ragionamento fino a ieri, quando Kid Yugi ha condiviso sui suoi social il trailer con cui ha anticipato l’annuncio dell’uscita del suo nuovo album, prevista per il 30 gennaio. Non appena ho sentito la voce di Filippo Timi pronunciare un monologo scritto ovviamente dal rapper di Massafra, infatti, il primo pensiero è stato che quello a cui stiamo per trovarci di fronte ha tutta l’aria di essere più di un disco. Lo svelamento del titolo e della copertina non hanno fatto altro che rafforzare questa idea: se ieri tutto suonava quasi come un testamento monumentale, oggi la sensazione è che si tratti di una vera e propria chiusura di una trilogia.
Un fil rouge che unisce le tre opere
Se in The Globe – il suo deflagrante album d’esordio che nel 2022 aveva letteralmente scosso tutti partendo da quel profondo sud Italia che nessuno aveva mai raccontato così – Kid Yugi portava in scena la teoria dell’Anti-idolo, culminata poi ne I nomi del Diavolo, ora è arrivato alla consapevolezza amara che Anche gli eroi muoiono. Un finale nichilista, eppure estremamente reale.
C’è infatti un fil rouge che pare legare indissolubilmente queste tre opere, ed è quello di una tensione costante che trova una soluzione solo nella sospensione lapidaria. La tensione tra il bene e il male, tra la vita e la morte – forse il tema più ricorrente della poetica Kid Yugi, sempre in bilico sul pensiero della caducità della vita, come ci raccontava nella sua prima intervista in assoluto -, tra i valori reali e quelli imposti da una società ormai marcia anche nelle fondamenta, quella “dei consumi, che promuove l’individualismo e glorifica l’egoismo, la società che ha sacrificato i valori della giustizia sostituendoli con quelli del merito, è riuscita ad amalgamare i due assoluti”, come recita un magistrale Filippo Timi nel trailer.
“Anche gli eroi muoiono” sarà la resa dei conti di Kid Yugi?
Mentre The Globe alzava il sipario sulla vita di un giovane di una provincia dimenticata da chissà quale Dio, mosso dall’eterno conflitto morale tra la consapevolezza di essere fragile e la voglia di apparire forte, e I Nomi del Diavolo infilava una lama nelle piaghe scoperte della società e in quelle più nascoste dell’essere umano – tra la mancanza di prospettive che scompaiono dietro ai fumi tossici dell’Ilva, la disillusione che arriva quando i sogni si scontrano con la realtà e la paura di non lasciare una traccia del proprio passaggio – il nuovo disco potrebbe rappresentare una resa dei conti. Una presa di coscienza definitiva che Anche gli eroi muoiono, sempre ammesso che in un’epoca dai confini sfocati come la nostra, ancora ce ne siano.
