Hip Hop

Pensare in rima: breve viaggio nel mondo freestyle con la guida di Blnkay

Quindici anni fa con 8 Mile Eminem portava il freestyle al cinema e mostrava al mondo le sfide dei rapper che si affrontano sul beat a colpi di rime improvvisate

Autore Alessandro Minissi
  • Il25 Gennaio 2018
Pensare in rima: breve viaggio nel mondo freestyle con la guida di Blnkay

I ragazzini folgorati da 8 Mile sono i B-Rabbit di oggi. Quindici anni fa Eminem ha portato il freestyle al cinema e mostrato al mondo le sfide dei rapper che si affrontano sul beat a colpi di rime improvvisate. Dopo quel film la faccenda è esplosa anche in Italia. Nel 2003 e 2004 sono nati il Tecniche Perfette e il 2TheBeat, due tornei per individuare il migliore freestyler della nazione. Il primo si svolge ancora oggi, il secondo chiuse dopo tre edizioni, ma entrambi sono stati un trampolino per una generazione di rapper e un’ispirazione per la successiva, che oggi è cresciuta e vuole prendersi tutto.

In principio fu Ensi, che a 18 anni regalò una leggendaria finale contro Mondo Marcio al primo Tecniche Perfette e a 19 vinse contro Clementino la seconda edizione del 2TheBeat. Ma sono tanti i nomi pesanti della scena di oggi che in quelle battaglie cominciarono a far parlare di sé: Mistaman, Fame (Jake La Furia), Jesto, Jack The Smoker, Emis Killa, Shade, Fedez, Madman, Nitro, Moreno. I filmati sono su YouTube.


Anche club e locali cominciarono a organizzare sempre più contest di freestyle. Bastano due microfoni, un premio in palio, una dozzina di rapper pronti a scannarsi e il posto si riempie di curiosi. Nel 2012 lo spettacolo arrivò in TV con MTV Spit, il programma condotto da Marracash che segnò il passaggio di testimone fra la vecchia e la nuova leva di freestyler. La prima edizione la vinse Ensi, che chiuse così dieci anni di trionfi, l’ultima se la aggiudicò Nerone, classe 1991. Lì per la prima volta si affacciarono nel piccolo schermo alcuni nomi che sarebbero diventati le nuove teste di serie del freestyle italiano. Fra questi c’è Simone Spigno alias Blnkay (pronuncia “Bi-El-En-Kay”), che ci spiega cosa significhi lottare sui palchi ogni settimana per inseguire il sogno di una carriera nel rap.

«Scoprii il freestyle con 8 Mile. Eminem ha condizionato la mia carriera», racconta Simone, che divide il suo percorso in tre fasi. La prima dal 2008 al 2012 nei locali di Genova, sua città natale: «Ho avuto un personaggio particolare ad allenarmi: Moreno (sì, quello di Amici, Sanremo e L’Isola dei Famosi, ma anche il più decorato del Tecniche Perfette con un oro e due argenti in quattro partecipazioni, ndr). Ho iniziato a fare freestyle con lui, da lui ho preso le prime mazzate, se non ci fosse stato non ci avrei messo tutta questa determinazione».


La seconda fase va dal 2012 al 2014: è quella delle prime trasferte nel Nord Italia, culminata con la partecipazione a MTV Spit. «Ho terminato la scuola in terza superiore. Quando venivo a Milano stavo già lavorando. MTV Spit non la classificherei tra le mie esperienze più significative. Non mi ha dato la spinta che avrei voluto. Nel 2014 ho mollato il lavoro al supermercato – facevo il commesso in un Carrefour, corsia e banco taglio – per darmi una chance».

Arriviamo così a oggi. Da tre anni Blnkay gira lo Stivale a mazzolare avversari, dai contest più piccoli agli eventi più grandi come Mic Tyson e Run2Glory. «Faccio dalle tre alle sei gare al mese, dipende da quante ne organizzano, per una media di 35 all’anno, circa 120 negli ultimi tre anni. Ne ho vinte almeno il 50 per cento». Dato che il premio più comune è una somma in denaro, gli chiedo quanti soldi alzi al mese. «Ci sono mesi in cui faccio più battaglie, altri meno. Alla fine la media è di 100/200 € al mese. Parlando di mesi buoni: una volta ho vinto 500 € a Milano e 300 a Vicenza, un’altra 500 € al Nord e il giorno dopo 800 a Piacenza». Sono 1300 € guadagnati in un mese improvvisando rime. «Sono soddisfazioni che ti fanno capire che stai andando nella direzione giusta», commenta.

«Io non ho mai pensato di campare con il freestyle. È vero che lo sto facendo, ma è sempre un’incognita. Anche se a detta di qualcuno io sono il più bravo – ma preferisco si dica “tra i più bravi” – quando ci sono tanti rapper validi, tanti tipi di pubblico, e il livello è alto, il risultato di una battle è sempre relativo». A fargli concorrenza ci sono altri fenomeni come Shekkero, Frenk, Bles, Debbit, Mouri, Morbo, Shame e L’Elfo. «I più forti che sto vedendo sono Frenk e Shekkero, una vera rivelazione che ultimamente ha vinto sia il Tecniche Perfette che il Mic Tyson. Però i miei preferiti sono Morbo e Mouri, freschi sia a livello di flow che di metriche, è un piacere ascoltarli».

Nel suo palmares manca il Tecniche Perfette, la serie A del freestyle italiano. «Anche se non ho mai vinto la finale nazionale, i contest più importanti che ho vinto sono le selezioni regionali: due volte in Lombardia e due volte in Piemonte. Adesso è una questione di principio, anche se non è più fondamentale vincerlo per essere un king del freestyle. Non voglio essere presuntuoso ma l’ho sempre fatto al meglio e sono riuscito a crearmi una fanbase che già mi reputa il suo preferito. Non ho intenzione di deluderla: voglio prendermi questo titolo per dare anche a loro una riconferma».




Se dovesse farcela potrebbe decidere di mettere in pausa il freestyle per dedicarsi ai dischi. «Sto puntando a campare col rap. Il freestyle è un modo di farmi sentire, di sfogarmi, di divertirmi, anche se adesso è pure quello che paga, ma non è come avere un disco e fare un tour. A livello artistico toglie identità a una persona, la gente si appassiona a quello e non va a sentire il resto. Voglio che il mio prossimo disco separi il Blnkay rapper dal Blnkay freestyler».

Nel frattempo continua a improvvisare rime extraterrestri con una facilità disarmante, tanto che la gente mormora sia autistico. «Smentisco assolutamente. Penso che al di là della mia tecnica sia un mito derivato dai miei movimenti sul palco. Chi fa freestyle ha in testa un calcolo matematico per mettere ogni parola a tempo e si aiuta con la gestualità. Inviterei la gente a non rompere troppo il cazzo con questa cosa, se non altro per rispetto di chi lo è davvero». La domanda però rimane: come diavolo fai? «Penso che chiunque faccia rap pensi in rima durante il giorno. Magari sono io alieno in questo, ma non credo proprio».

 

di Alessandro Minissi

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