thasup: con c@r@++ere s?ec!@le ha portato la musica su mar+e
Il rapper e produttore romano ha cambiato ancora una volta le regole del gioco e lo ha fatto con un disco che lo riconferma come l’enfant prodige della scena
Nel 2003, tra le sue Verità Supposte, Caparezza ne diceva una che tanto ipotizzata poi non è: il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista. Soprattutto se con il primo album hai raggiunto risultati incredibili sotto tutti i punti di vista. Soprattutto se hai alzato l’asticella ad un livello artistico superiore portando nel tuo Paese una novità assoluta. Soprattutto se sei un game changer come thasup e il tuo era uno dei dischi più attesi dell’anno.
Diciamocelo, quando a 18 anni nel tuo primo album hai ospiti del calibro di Fabri Fibra, Marracash e Salmo, forse forse un enfant prodige lo sei e anche i piani alti del rap se ne sono accorti subito. Da allora – era il 2020 e 23 6451 sfondava il muro del suono e del linguaggio del rap come l’abbiamo sempre inteso – l’ascesa nell’olimpo di thasup, al secolo Davide Mattei, è stata fulgida e costellata di successi da decine di milioni di ascolti. Forse sarà banale dirlo, ma la forza di thasup risiede tutta in quella visionaria originalità e nella sua capacità di aver preso le regole del gioco, averle accartocciate e buttate direttamente nel cestino per riscriverle da capo. E così, in men che non si dica, niente rime baciate, via l’armonia ordinata delle produzioni e benvenuto caos.
Un caos esplosivo come un Big Bang 2.0, da cui nasce un universo completamente nuovo, in cui tutto ha senso, anche quando sembra non averlo. E in questo Big Bang thasup trascina proprio tutti, anche i più insospettabili. Tipo Tiziano Ferro, che in r()t()nda è quasi più thasup di thasup stesso. Ad accompagnare thasup in questo viaggio oltre i confini dello scibile ci sono anche Coez, Mara Sattei, Shiva, Rkomi, Tanani, i Pinguini Tattici Nucleari, Lazza, Sfera, Salmo e Rondodasosa. A dimostrazione di quanto la sua arte non sia soggetta ad alcuna costrizione di genere.
I beat dal ritmo sincopato e difficilmente etichettabili (è rap? O forse è pop? E trap invece? Vabbè, ma che ci importa alla fine), il flow spezzato e multiforme, la metrica distorta, uno slang personalissimo e l’uso di c@r@++eri s?ec!al! diventano allora il marchio di fabbrica di thasup. I punti cardine di c@r@++ere s?ec!@le, il suo nuovo lungo (ben 20 tracce) e riuscitissimo manifesto dadaista.
thasup si è esibito live per la prima volta a Milano
Un manifesto che thasup ha presentato ieri sera durante il release party al Fabrique di Milano, trasformato per l’occasione in una vera e propria thahouse. Una serata storica per thasup, visto che si trattava della sua prima esibizione live in assoluto. Quando sentiamo in anteprima le tracce del disco, però, non fatichiamo a capirne il motivo. Ciò che stiamo ascoltando è infatti un labirinto intricatissimo difficile da portare in una dimensione live, ma probabilmente tra le varie innovazioni che thasup ha portato nell’universo musicale ci sarà anche una rivoluzione virtuale dell’idea di concerto. Del resto, da uno che ha portato la musica italiana su mar+e, ci aspettiamo proprio di tutto.