Travis Scott: con “Astroworld” è diventato un fenomeno estetico-culturale
Il 2018 verrà ricordato anche per Astroworld, l’album grazie al quale il rapper portò il legame tra musica e comunicazione su un altro livello
Astroworld, dopo aver festeggiato il 3 agosto i suoi primi due anni di vita, celebra oggi l’anniversario per la prima posizione raggiunta da Travis Scott il 12 agosto 2018 con il secondo debutto (fino alla sua uscita) più rilevante di quell’anno.
Nella discografia di Cactus Jack, l’attesissimo capitolo seguiva in ordine cronologico Huncho Jack, Jack Huncho, il joint album realizzato nel 2017 con Quavo dei Migos. Un particolare che vale la pena sottolineare, perché quel disco collaborativo non entusiasmò più di tanto il pubblico.
Di conseguenza, le aspettative e i punti interrogativi attorno alla fatica solista del rapper di goosebumps si ingigantivano sempre di più.
A due anni dall’uscita, sappiamo come è andata. Astroworld è stato un successo globale indiscusso, descritto dallo stesso artista come il prosieguo di Rodeo, e forte di una delle copertine rap più iconiche del XXI secolo (ispirata al parco dei divertimenti Six Flags Astroworld, di Houston).
Ma soprattutto, il disco rimarrà memorabile grazie ad un’esperienza a 360° costruita attorno alla musica che ha fatto scuola.
Basti pensare alla vibe che trasudava l’intero artwork, all’Astroworld Festival o alla strategia del bundling (la vendita associata del disco con uno o più prodotti di merchandising), che gli permise di macinare numeri incredibili al lancio.
Arrivarono anche gli attacchi di una furiosa Nicki Minaj, penalizzata a suo dire nella corsa al n.1 in classifica – la cantante era uscita con il disco Queen il 10 agosto dello stesso anno – dalla concorrenza sleale di LaFlame.
In Italia anche Fedez adottò una simile scelta di marketing, prendendo ispirazione dal rapper di Houston anche in alcuni shooting realizzati per il progetto Paranoia Airlines.
Tornando alla musica, Astroworld occupa di diritto un posto nella storia recente del game anche per la presenza di una hit colossale da oltre 1 mld di stream su Spotify come SICKO MODE ft. Drake (quel cambio di beat fa ancora paura) e una lunga lista di perle, da STARGAZING e CAN’T SAY a BUTTERFLY EFFECT, passando per STOP TRYING TO BE GOD e YOSEMITE, giusto per citarne 5.
Rilevante, in termini di culture, “l’elogio funebre” dedicato da Travis Scott allo scomparso Dj Screw, attraverso un singolo e a tutta una serie di campionamenti e quotes al sottobosco urban texano.
La città di Houston, effettivamente, gioca un ruolo da protagonista nel disco, anche se poco riconosciuta dai fan meno attenti.
Il riferimento al luna park chiuso tempo prima non era casuale: Travis voleva proprio far rivivere la Houston che non c’è più fin dalla cover, e non soltanto ai suoi nativi.
Un trap album così psichedelico e avvincente da diventare per molti un classico istantaneo, piazzato stabilmente negli ascolti degli appassionati per molto tempo dopo la release date.
Questo fu possibile anche grazie ad alcuni “escamotage” di tracklist. La fan-base raccolse infatti la sfida di scoprire i featuring nascosti, che non vennero inizialmente rivelati del tutto.
Il primo ascolto venne reso così ancor più sorprendente. Una volta fatta chiarezza sui crediti grazie a Genius ed Apple Music, Astroworld risultò ancora più affascinante, complice la “rivelazione” di artisti come Don Toliver, The Weeknd, James Blake e Stevie Wonder.
Ma a fare il grosso del lavoro fu la pianificazione nell’anno e mezzo successivo di un vero e proprio prolungamento della Astroworld experience.
Se Rodeo rimane per molti il miglior disco di Travis, è con Astro che La Flame si è trasformato in un fenomeno estetico-culturale di massa.
Molti gridano ancora vendetta contro i Grammy, che decisero di omaggiare l’album di Travis Scott soltanto con una nomination come Miglior Rap Album.
Curiosamente, a dimostrazione della solidità del disco, rimase al n.1 della Billboard 200 per due settimane, per poi ritornarvi il 2 dicembre 2018.
A due anni di distanza era doveroso ricordare la consacrazione di uno dei dischi più travolgenti (non solo musicalmente) degli ultimi dieci anni, che continua ancora oggi ad esercitare tutta la sua presa sul pubblico. L’exploit di Travis su Fortnite ne è l’ennesima dimostrazione.
Se non lo avete ancora ascoltato, non disperate. Non sarà mai troppo tardi per dirvi «Welcome to Astroworld»