Hip Hop

Vegas Jones tra rime e Don Toliver: «I miei 7 stili di guida in “Giro Veloce”»

È uscito il nuovo EP di Vegas Jones, che strizza l’occhio a Fast & Furious e ospita diverse sperimentazioni, oltre che feat come Salmo

Autore Filippo Motti
  • Il21 Ottobre 2020
Vegas Jones tra rime e Don Toliver: «I miei 7 stili di guida in “Giro Veloce”»

Vegas Jones

Per presentare l’ultima fatica di Vegas Jones conviene aprire una parentesi che ci porta oltreoceano.

Pochissimi artisti nazionali possono vantare una tecnica padroneggiata alla perfezione e una spiccata attitude per il lifestyle rap. Un aspetto non esclude necessariamente l’altro. Lo dimostra la storia del movimento, sviluppatasi tra i due poli con diversi gradienti a seconda della penna e del contesto.

Insomma, il rap comprende tanto le barre pro-sociali di Kendrick quanto la club-vibe di Nelly. Ma in Italia non l’hanno ancora capito tutti.

In questo senso, Giro Veloce è un progetto su cui vale la pena riflettere, considerati gli attestati di stima che incensano puntualmente i tecnicismi di Veggie e la mole di affetto riversata dalla fan-base nei suoi brani più conscious e intimi.

Per dirla in due parole, Vegas Jones ha dimostrato di saper fare tutto. E un fast project simile (Fast come Fast&Furious, film di riferimento del suo immaginario) arriva al momento giusto, proponendosi come collante tra lo zoccolo duro di aficionados del rap intimistico e cervellotico e i seguaci del rap votato alla vibe.

È l’eterna guerra tra il cosa e il come, su cui Vegas Jones prova a mettere una pietra tombale con l’ep uscito oggi.

Una sfida rivolta anche al proprio pubblico, che vede in Veggie uno dei più skillati del game. Se è proprio lui a proporre certe sfumature, come la mettiamo con i pregiudizi?

A dargli man forte collaborazioni del calibro di Salmo, Mambolosco, Giaime, Nicola Siciliano e Tredici Pietro. 7 pezzi, 7 stili di guida. 7 motivi per convincere i fan che se un rapper sa fare qualcosa, è giusto che le dia una forma sul beat.

Un concetto che ci ha ribadito lo stesso Vegas Jones nel corso della nostra intervista.

Potremmo descrivere questo progetto come un esercizio di stile. Giro Veloce nasce per ricordare al tuo pubblico chi sei o è un’anticipazione di quello che verrà dopo?

Ho voluto dimostrare a me stesso e a chi ascolta la mia musica che Vegas non ha sempre lo stesso flow e non fa solamente una cosa. Ne può fare 7 diverse. Infatti ti do 7 tracce in cui è tutto molto vario. Parte la prima in cui ho un tono di voce basso, la seconda me la canto con un’altra metrica, la terza ne uso un’altra ancora, la quarta idem… Tocco svariate tematiche alla maniera ego-tripping del rap, senza niente di pesantissimo. D’altra parte il motivo per cui questo progetto è nato è la grande quantità di materiale su cui ho lavorato e a cui sto lavorando. Un modo per dire alla gente “ieri Vegas faceva ‘sta roba, oggi ti propongo un ibrido, domani posso offrirtene un’altra ancora”. Mi sono tolto ogni tipo di limitazione con questo progetto.

Non è un segreto la tua passione per 2 Fast 2 Furious

L’abbiamo esagerata pesantemente a ‘sto giro. Pensa che la promozione prevista era un’altra! Poi è venuta fuori questa idea del videogioco, sono caduto subito in tentazione e l’abbiamo rifatta tutta. Sono molto soddisfatto, attrae un sacco l’attenzione e descrive molto bene il progetto. Mi metto alla prova sotto diversi punti di vista, come se fosse un gioco. Sono contento di aver esasperato in questa occasione la mia passione per le macchine e tutto quello che ne deriva.

https://www.instagram.com/p/CGhjoHiFpXA/

Il pezzo con Salmo spiazza in positivo. Com’è nata la vibe di Sballo Shallo?

È venuta fuori in studio dopo una session con Andry (The Hitmaker, ndr). Eravamo al secondo pezzo della giornata, e ci mancavano un paio d’orette. Noi due lavoriamo sempre come pazzi, ci capita spessissimo di avere 5/6 progetti in ballo che apriamo e chiudiamo a seconda di quanto ci convincono. Questo era il secondo, mi ha passato il beat e dopo averla registrata abbiamo capito che rimaneva troppo in testa. Non la trovi una roba del genere in giro, non l’ho mai fatta io soprattutto. È completamente unica.

E la scelta del feat?

Ho detto ad Andry che dovevamo sentire Salmo, infatti ce l’ha spaccata pesantemente. È venuta fuori la traccia che volevo. Ti dico la verità, se noti la scelta stilistica io faccio una strofa da 8 barre, Salmo la fa molto più lunga. È fatto apposta per il bene del pezzo, senza stare dietro a discorsi del tipo “ho il cazzo più lungo del tuo”. Tant’è che dopo avevo aggiunto un’altra strofa, ma l’abbiamo tolta di comune accordo. Il pezzo doveva essere così.

L’entertainment rap secondo Vegas Jones

Sei molto apprezzato sia per la tecnica che per i contenuti. Tuttavia non hai mai rinunciato al rap inteso come entertainment. Piacerà meno a una parte del tuo pubblico, ma rimane una parte importante del genere. È un concetto che in Italia non è ancora stato capito?

A livello di cultura credo che siamo proprio all’inizio. 5 anni fa con la prima ondata di giovani nel 2015/16 abbiamo cominciato a farci sentire. Fino ad allora c’era la solita musica, c’erano 4 rapper, il pop, la roba che andava in radio. Da quel momento in poi, con noi e quelli dopo di noi, si è creato un movimento che crede sempre di più in questa roba perché ha la possibilità di farlo in maniera sicura. Abbiamo aperto le strade – come sono state aperte a noi – con una passione di nicchia. Adesso è uguale a prima, solo che la passione è decuplicata. C’è un botto di gente che segue il genere e fortunatamente stiamo riuscendo ad avere un buon impatto sul mercato.

E per quel che riguarda il tuo rapporto con l’entertainment?

È un lavoro che sto ancora facendo, perché comunque sono stato il primo dopo un album come La Bella Musica a dirmi che avevo raccontato abbastanza di me. Il mondo dell’entertainment non è composto solamente dai miei fan, ma anche da gente che ha bisogno di altri input. Cose che io so raccontare benissimo, quindi perché non farlo? Non dico di mettere tutti d’accordo, ma far vedere un lato di me che nessuno conosce. Chi mi ascolta da un po’ apprezzerà sicuramente.

A chi è dedicata Stupidi Consigli?

È stato uno dei primi pezzi che ho fatto una volta uscito dalla quarantena insieme a Plug, entrambi brani in cui mi sfogo abbastanza. Semplicemente è dedicata a tutte quelle persone che in passato mi hanno detto cosa dovevo fare quando in realtà dovevo solo seguire il cuore. Tante volte sono stato immerso in delle situazioni in cui non c’entravo niente. Non me ne sono accorto fino a quando non ho cambiato versione di me. L’ho aggiornata e ho potuto raccontare questa cosa. È dedicata a chi ci ha voluto male.

Ascolta La Bella Musica di Vegas Jones

L’anno scorso hai detto in un’intervista che eri felice di aver capito quale identità dare alla tua musica. Poche settimane fa hai scritto su Instagram che eri riuscito finalmente a circondarti di positività. È successo qualcosa nel mezzo?

Sono semplicemente cresciuto. Io uso molto la musica come terapia e come diario. Scrivi che ieri era un giorno orribile e che oggi stai molto meglio, ma magari mentre lo stai scrivendo non è vero. Lo sarà forse tra 10 anni. Riguardo al mio progetto, l’anno scorso ho pensato che più di così non potessi fare.

In che senso?

Avevo circa 30 argomenti di cui parlare e ne ho scelti 14. Mi sono detto, “di queste 14 canzoni non voglio buttare via una sola parola”, e ho lavorato in quella maniera ad un progetto che poi è diventato La Bella Musica. Con un featuring solo, perché a livello artistico è un lavoro più solista che altro. Lì avevo capito cosa avessi bisogno di dare a me, a chi seguiva il mio percorso e a chi si affacciava per la prima volta. Anche per questo ho fatto una promozione molto pulita, senza collane, mettendomi proprio a nudo con la musica.

Poi cos’è successo?

Dal momento in cui è uscito quel disco ho scoperto che mi stava parlando. Prendi ad esempio La Bella Musica: «non vedevo la fine del tunnel / Poi nell’ombra ho trovato un filo di luce, seguila /Ora che hai una chance, usala». Queste cose io le ho scritte a febbraio, quando mi trovavo in un periodo che ora giudico di negatività. Ed è come se io, in quel momento, stessi scrivendo una traccia che poi è uscita a novembre dell’anno scorso. In quel momento mi sono accorto che quando è uscito, tutto il disco aveva il potere di parlarmi e di dirmi “Ok zio, tutto quello che hai passato in questo momento è questa roba che stai dicendo”. Lo sento dentro alle parole e alla mentalità di quell’album.

Il presente e il futuro

Lo scopo della musica di Vegas Jones è sempre dire qualcosa?

C’hai beccato. Io ho il desiderio di crescere assieme alla mia musica. Se ti mostro il Mercedes è per farti capire come ci sono arrivato, non è solo per mostrarti che ce l’ho. La mia musica non è più soltanto una passione personale. Nel momento in cui capisci che la gente si tatua addosso quello che dici diventa una sfida ad evolversi continuamente, per far capire alle persone che voglio arrivare da qualche parte.

Arriviamo al 2020.

Ho cambiato team di lavoro, uno dei punti cardine di quest’anno. Casualmente poi, proprio perché ti dico che trovando una persona positiva son riuscito a circondarmi di figure che cercavo e di certe che neanche sapevo mi sarebbero state utili. Mi si sono affiancate immediatamente, tipo calamita. Da un certo punto in poi, tutto deriva dalla voglia di essere positivo, di stare tranquillo e di seminare e raccogliere, stando sulla propria strada.

Quanto è diversa la Milano del rap rispetto a quando sei esploso tu?

Tutta un’altra vita. Sembra la preistoria, ma erano solo 4 anni fa. In realtà sono super contento che se sei uno bravo in pochissimo tempo qualcuno ti mette gli occhi addosso. Vedere un ragazzino col talento e un pezzo che scoppia che ha l’opportunità di farsi conoscere è una cosa incredibile. La Milano nuova spacca, è una bomba. Ci stiamo pure internazionalizzando bene. Non c’è più quella roba in stile “pagliacciata criminale” del 2016. Magari mettono due mitra nei video, ma perché fa moda. Di base è comunque gente che ti comunica qualcosa, se è arrivata ad un certo punto.

Il feat con Tredici Pietro

Un commento su Soul. Nel ritornello si sente l’eco di 1000 domande

Sì, l’impostazione è più o meno la stessa. Anche a me ha fatto questa impressione.

È uno dei pezzi più forti in tracklist.

È nato tra me e Tredici (Pietro, ndr). Ci siamo conosciuti da Andry. In una notte abbiamo fatto subito due pezzi, e uno di questi era Soul. Per la natura del mio progetto in realtà avevamo optato per l’altro brano, ma in realtà Soul rappresentava palesemente meglio sia me che Pietro. Ci siamo detti di dare una rinfrescata all’ep e di buttarla dentro. Abbiamo prima creato la melodia senza le parole sopra, poi ci siamo beccati per registrarla. È la prima volta in vita mia che faccio un botta e risposta con un artista su un ritornello. Non è una roba che si sente tutti i giorni. Mi è piaciuto anche lasciare spazio alle strofe degli altri. Pietro rappa per primo, come se fosse un pezzo suo.

C’è un disco internazionale che ti sta dando ispirazione per la musica che verrà?

A parte Savage Mode di 21 Savage e Metro Boomin – sono perso per quella roba – e Roddy Ricch, quello che mi gasa di più in questo periodo è Don Toliver. Lui ha quel tocco che in America deriva dalla lean, da quanto gli artisti sono proprio drowsy nella musica. Quel modo che hanno di esprimere il dolore attraverso le canzoni mi ispirerà sempre.

Ascolta Giro Veloce di Vegas Jones

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