Indie

Quando fare musica a Napoli era come produrla a Bristol: un quarto di secolo per i 24 Grana. Un memoir in esclusiva

Negli anni ’90 la scena musicale napoletana creò una magica connessione con ciò che succedeva a Bristol con il trip hop, non solo per il legame di sangue di Robert Del Naja dei Massive Attack con la città partenopea, ma per tantissimi altri mille motivi. I 24 Grana facevano parte di quel movimento irripetibile per sincretismo e autenticità con gli UK. Domani tornano in tour

Autore Tommaso Toma
  • Il3 Aprile 2022
Quando fare musica a Napoli era come produrla a Bristol: un quarto di secolo per i 24 Grana. Un memoir in esclusiva

24 Grana, foto di Eleonora Collini

I 24 Grana hanno pubblicato, lo scorso 25 marzo, A Raccolta (La Canzonetta Record/Self), per celebrare al meglio i venticinque anni dalla loro prima omonima uscita discografica.

L’album, stampato solo in formato vinile in edizione però limitata (oltre alla presenza sulle principali piattaforme streaming), contiene undici brani rimasterizzati. Inoltre è presente anche la title track, che è anche la prima canzone incisa dal gruppo dopo una lunga pausa, con il feat di Clementino.

I 24 Grana, nome ispirato da una moneta “povera” del regno di Ferdinando I d’Aragona, sono stati tra i protagonisti di quel particolare mix di inizio anni ’90 tra dub, reggae e sonorità elettroniche che nella terra d’Albione avevano catalogato come trip hop.

Assieme ai conterranei Almamegretta e ai milanesi Casino Royale, i 24 Grana furono bravissimi a produrre senza sentirsi “ai margini dell’Impero” delle tendenze musicali e anche dopo quel momento aureo la band ha inciso album interessanti e di assoluto valore, ricordiamo su tutti La stessa barca del 2011 con Steve Albini alla regia della produzione.

Il contributo in esclusiva di Francesco Di Bella

Ecco il contributo scritto in esclusiva per noi dalla voce e chitarra della band, Francesco Di Bella, che è anche una sorta di preludio al tour che inizierà domani, lunedì, 4 aprile da Perugia.

Il nostro viaggio è iniziato nella seconda metà degli anni ’90. Avevamo una band già da qualche anno ma la direzione giusta è arrivata quando a Napoli sono esplosi gruppi come 99 Posse e Almamegretta. In quel periodo la nostra città è tornata ad essere un punto di riferimento per la scena alternativa italiana.

Abbiamo semplicemente fatto quello che andava fatto: scrivere canzoni su come ci sentivamo, noi della generazione di Seattle, della Pantera e figli di una città bella e violenta. Tutto questo dando più groove possibile alle nostre parole per far ballare e pensare la gente ai nostri concerti, per far divertire ma con la consapevolezza che c’erano (e ci sono) delle cose da cambiare.

Forse non pensavamo di arrivare così lontano, di essere in tour per tanti anni, lungo tutto lo stivale ed essere così apprezzati al di là del nostro cantare prevalentemente in dialetto, scelta dovuta un po’ alla grande tradizione musicale che abbiamo alle spalle e un po’ perché meglio esprimeva quella poesia di strada a cui tanto aspiravamo. Il fatto che a distanza di 25 anni la nostra musica abbia ancora valore ci riempie di orgoglio. Vuol dire che quello che c’è di nuovo si è formato anche grazie al nostro contributo.

24 Grana, Francesco Di Bella: «Sulle assi dei palchi abbiamo costruito la nostra storia»

I concerti per noi sono sempre stati importanti, sin da quando bastava pagare una sottoscrizione minima in un centro sociale per vederci. Sulle assi dei palchi abbiamo costruito la nostra storia, fatta di migliaia di live e centinaia di migliaia di chilometri, che ci hanno portato a suonare fino in Giappone e negli Stati Uniti, passando per importanti festival europei come il Primavera Sound.

Abbiamo sempre curato molto il sound anche nei dischi, cercando di confezionare album che avessero sempre un concetto di fondo come ad esempio Metaversus che nel 1999 anticipava un po’ quel metaverso di cui oggi tanto si parla.

Nel 2010 siamo andati a Chicago per registrare il nostro ultimo album con il guru dell’alternative rock americano Steve Albini, suonando nel mitico Double door di Milwaukee Avenue.

Tornare oggi sul palco vuol dire raccontare tutto questo. Abbiamo una storia da raccontare ancora piena di attualità. Siamo curiosi di vedere come reagirà il nostro pubblico a questa chiamata “a raccolta”. In fondo le cose non sono cambiate tanto rispetto a qualche anno fa. Certo è cambiata la fruizione della musica ma i messaggi importanti restano sempre gli stessi. La nostra attitudine non è mutata: saliamo sul palco per dare una scossa. E credo che oggi ce ne sia veramente bisogno.

Le date del tour dei 24 grana

  • 4 aprile – Perugia, Urban Club
  • 5 aprile – Milano, Magazzini Generali
  • 9 aprile – Bologna, TPO
  • 13 aprile – Roma, Largo Venue
  • 15 aprile – Napoli, Casa della Musica
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