Asia Argento e “Music From My Bed”: «Siamo tutti reduci»
La poliedrica artista ha appena pubblicato il nuovo album Music From My Bed: ecco un estratto della conversazione a 360 gradi che troverete sul prossimo numero di Billboard Italia
Come scriveva Guy de Maupassant, il letto è un po’ tutta la nostra vita, perché ci nasciamo, ci facciamo all’amore e ci moriamo. Possiamo considerarlo anche “il teatro dell’io”: la sua storia è la nostra storia. E l’amata, odiata (ma sempre al centro dell’attenzione) Asia Argento ha realizzato dopo tanti singoli e duetti disseminati lungo due decenni – dalle collaborazioni con i Casino Royale, Munk, Tricky ai duetti con Brian Molko – il suo debut album dal ciglio del suo letto. Non a caso il titolo è Music from My Bed (Ammonia Records).
Asia Argento ci offre uno disco sorprendente in tutti i sensi, dalle sue performance rap alla recitazione di alcune liriche in stretto romanesco, il tutto condito da una produzione coesa e notevole, curata da un giovane producer lusitano, Holly, che si muove con eleganza in diversi territori dell’elettronica. Ma addentriamoci meglio in questa creatura con lei. Troverete l’intervista integrale nel numero di novembre di Billboard Italia, in uscita martedì 16.
Come mai tutta questa voglia di romanità?
Fare musica su un letto è certamente un poco comica come situazione! E in questo contesto poi mi è venuta voglia di cantare in romanesco perché da sempre mi piacciono gli stornelli romani. Stimolata anche dal fatto che sentendo il beat delle trenta tracce strumentali che ha creato Holly, ho notato che si adattava benissimo quella metrica creata dal suono troncato delle parole che pronunci in romanesco, molto meglio dell’italiano… Avevo voglia di un tocco di tradizione romana, un po’ di Franco Califano e di Gabriella Ferri.
Omaggi Gabriella Ferri anche alla fine dell’album con Te Possino…
È una canzone che canto durante le feste quasi sempre. I miei amici più stretti non ne possono più, l’hanno imparata a memoria… L’ho cantata con Vera Gemma, abbiamo in comune lo stesso timbro vocale, rauco e un po’ duro. Ma la cosa sorprendente è la coda finale che Holly si è inventato: un breakbeat allegro e divertente.
Ma come hai conosciuto questo producer?
Già tempo prima di spappolarmi il ginocchio avevo registrato Forte Come la Morte con Young Signorino. Con me c’era in studio Bob Rifo (Bloody Beetroots, ndr), che in quell’occasione utilizzò delle basi di Holly e poi mi disse: “A casa ascolta con calma questo ragazzo portoghese molto prolifico, potresti trovare delle affinità con lui”. Devo ammettere che Bob ci aveva visto lungo ed è andata così, anche perché Holly è una persona che sa ascoltare ed è entrato in empatia creativa da subito con me.
Infatti, una volta bloccata a letto dopo l’incidente, mi creai uno studio in camera grazie a Claudio Donato di Goody Music e in quel periodo di forzato immobilismo fisico iniziò un rapporto quotidiano via mail e Zoom con Holly. Mi svegliavo e mi mettevo a lavorare sulle basi di Holly che mi mandava in tempo reale da Los Angeles, prima che da lui fosse notte fonda! Abbiamo lavorato così per sei settimane. Più o meno il tempo della riabilitazione. Per l’ultimo pezzo registrato del disco, Venerdì, mi ricordo avevo ancora il tutore ma potevo stare in piedi. Andai per la prima volta in uno studio per duettare con Luca D’Aversa.
Venerdì è un pezzone! Mezzo urlato, e la frase “sempre la solita storia che una donna è una troia” ti esporrà alle solite mille domande…
Non per tirarmi indietro, anzi, ma il testo – strepitoso – della canzone è stato scritto da una mia amica, una bravissima scenografa e pittrice, Eugenia Di Napoli. A me sembrano parole scritte per una canzone di Calcutta! Tutto questo album è nato con collaborazioni di persone che stimo. Per esempio i testi in inglese li ho scritti assieme a un mio caro amico, William Todd Schultz, che insegna psicologia in una università di Portland. Vera Gemma mi veniva a trovare in camera con delle idee, poi ci sono DJ Gruff e mia figlia Anna Lou che canta nella canzone Reduci…
A proposito, chi sono i reduci di cui parli?
Eh, siamo un po’ tutti quanti… Che dire, dai sopravvissuti dei rave anni ’90 a chi è qui nonostante la morte dei propri sogni e desideri. “Sono il reduce che questo mondo ha creato” è la frase che Anna Lou ha scritto e cantato per me in questa base di Holly che è molto melanconica
Ascoltandoti in romanesco in Triste Serenata, sembra che tu ci metta tanto delle tue doti attoriali. È un testo molto recitato: “Destino strampalato de diva e donna dura / Fatta e costruita soltanto pe’ n’avventura / Ed eccomi qui sola senza più vino e senza spasmo / Me tocca accontentamme de ’n solo vero orgasmo”. Insomma, questo testo dice tante cose.
Assolutamente molto recitata. Ma sai, nel passato quando ho fatto tanti brani con diversi musicisti e cantanti un po’ tutti mi chiedevano che alla fine “recitassi” più che cantare, sarà per il timbro della mia voce. Nasce da conversazioni con Vera e dai nostri tentativi sempre sbagliati di instaurare relazioni amorose dove davamo tutto ma che spesso si rivelavano fragili, sull’orlo del ridicolo, lasciando questo gusto amaro che un po’ si percepisce in questa canzone. Ora Vera si è fidanzata, io no…