Confusional Quartet: l’energia della Bologna creativa di fine anni ’70
A oltre 40 anni dalla sua prima uscita, la Italian Records ripubblica, per la prima volta su vinile rosso, il disco d’esordio di questa band, protagonista della vivace e ribelle tensione creativa che nacque a Bologna intorno al Movimento studentesco
Nella Bologna di fine anni ’70, un gruppo di giovanissimi – i Confusional Quartet – si incontra per suonare una miscela robotica di jazz d’avanguardia, new wave e partiture concrete. La città era solcata dalle canzoni degli Skiantos, dal punk selvaggio dei Gaznevada e dai lavori di fumettisti come Filippo Scozzari e Andrea Pazienza. Intanto, sulla torre degli Asinelli sale Carmelo Bene per la sua leggendaria Lectura Dantis, dedicata ai feriti e alle vittime della strage del 2 agosto 1980.
Ai Confusional Quartet basterà un concerto al Punkreas, sottoscala che era diventato l’epicentro del “nuovo rock cittadino”, per attirare l’attenzione dei discografici che di lì a poco avrebbero creato l’Italian Records e subito li invitano in studio.
Lì, in pochissimo tempo, nel 1980, viene registrato l’omonimo Confusional Quartet, un album esclusivamente strumentale, fatto davvero atipico per una band che affondava le sue radici in una scena dura e molto influenzata dal punk. Solo musica, mescolata con voci che provenivano da fonti sonore lontane, tagliate, ricucite, manipolate come permetteva la tecnologia analogica del tempo.
Confusional Quartet, avanguardia futurista
Il gruppo arriva in studio ricco della fascinazione per il futurismo, avanguardia culturale storica che per la band è la sintesi di quell’ideale di velocità e di molteplicità di citazioni che la caratterizza. Così, grazie al lavoro del tecnico Gianni Gitti, in quell’album entrano in realtà delle voci, rubate a vecchi archivi, recuperate da collezioni rarissime, pezzi di archeologia sonora, che ritrovano nuova vita.
È ciò che accade in Guerra in Africa, aperta dalle parole di Filippo Tommaso Marinetti, che declama con magniloquenza il celebre manifesto del Futurismo, redatto dal poeta nel 1909.
Ma tra i solchi appare anche la scrittura contemporanea di John Cage, padre della musica colta dello scorso secolo, che nel 1968 era stato protagonista di una performance entrata nella storia della sperimentazione, il celebre Treno di Cage che attraversò l’Appennino Emiliano con a bordo il compositore che, a ogni tappa, in ogni piccola stazione di montagna, creava piccole opere con bande locali e gruppi folk.
«Avevamo le registrazioni di quella incredibile performance realizzata dall’autore del celebre Silenzio. Le utilizzammo come base per alcuni dei brani del disco», racconta Marco Bertoni, il tastierista della band. «Eravamo del tutto inconsapevoli della rarissima opportunità di poter “duettare” con una personalità cosi importante».
Italian Records, la ristampa di un classico alternativo
L’anno successivo il Confusional Quartet torna in studio per produrre un 10 pollici, e anche questo avrà come titolo il nome della band. In copertina campeggiano i famosi Fiori di Giacomo Balla, capolavori dell’estetica futurista. Omaggio, anche, a quella stagione dell’arte italiana allora ancora molto criticata per la sua adesione al fascismo. Sino alla grande esposizione di Palazzo Grassi a Venezia, Futurismo e futurismi del 1986, che invece la consacrerà definitivamente al di là delle ideologie.
Italian Records, contemporaneamente alla ristampa del disco d’esordio realizzerà anche un vinile verde, che contiene tutte le canzoni del 10 pollici. Inoltre, ci sarà anche un breve, selvaggio live del 1981 all’Odissea 2001 di Milano, dove compare anche una versione ultra ritmica, dance persino, di un successo di liscio dell’epoca, Il Carrozzon’, del Maestro Franchino Camporeale. Poco meno di due minuti di surreale dedica a una tradizione emiliana amata e al tempo stesso, come avrebbero fatto i futuristi.
Il Confusional Quartet di queste ristampe era Marco Bertoni, tastiere, Enrico Serotti, chitarre, Lucio Ardito, basso e Giovanni Cuoghi, batteria. In seguito Giovanni Cuoghi verrà sostituito da Claudio Trotta.
Articolo di Pierfrancesco Pacoda