Cosa resta dopo X Factor? L’esempio di Måneskin ed Enrico Nigiotti
Come gestire il successo proveniente dalla partecipazione a un talent show come X Factor? A Milano il firmacopie dei Måneskin e di Enrico Nigiotti
Non è facile gestire la popolarità arrivata dopo la partecipazione a un talent show come X Factor. Lo sa bene chi vi prende parte, chi supera le audizioni e fa di tutto per restare a galla all’interno di un meccanismo più grande di sé. Ma per sfruttare al meglio le opportunità di visibilità forse è necessario chiedersi a cosa si vuole puntare.
Oggi in piazza Duomo a Milano, all’interno dello store di Mondadori, si è svolto il firmacopie dei Måneskin e di Enrico Nigiotti, rispettivamente secondi e terzo classificato di X Factor 11. Un vero e proprio successo di pubblico: centinaia di persone hanno fatto la coda per potersi scattare un selfie con i propri idoli, per poterci scambiare un paio di battute. Una cosa è quindi chiara: il pubblico (soprattutto quello più giovane) ha costantemente bisogno di nuove figure a cui guardare. Ma come fare per gestire questo picco di popolarità? Gli esempi dei Måneskin e di Enrico Nigiotti sembrano aiutarci.
I primi hanno già collezionato alcuni importanti successi. In meno di sei ore tutte le date del loro primo tour sono diventate sold-out (è di oggi l’annuncio dell’aggiunta di date a Milano, Roma e Bologna). Durante tutto il loro percorso a X Factor, i Måneskin hanno mantenuto un profilo coerente, hanno presentato a ogni puntata il loro genere, anche quando le assegnazioni del giudice Manuel Agnelli sembravano lontane dal loro stile. Anche grazie alla presenza scenica del frontman Damiano David, la band di Roma non ha aspettato tempo: subito un tour. Subito un firmacopie. L’affetto dei fan va ricambiato.
Anche Enrico Nigiotti sembra essere ben cosciente delle potenzialità del talent show. Proprio lui che, qualche anno fa, aveva abbandonato un altro talent (Amici), oggi dà il giusto peso alle parole. Come quando, durante la conferenza stampa dopo la Finale di X Factor, aveva raccontato: «Il mio unico scopo era quello di presentare il mio inedito L’Amore È. È questa la cosa più importante: proporre la propria musica». In questo caso, la personalità artistica di Nigiotti è ben definita. Lo era prima di X Factor e lo è, a maggior ragione, oggi. Ma la (ritrovata) popolarità non può spostare l’attenzione dall’amore per la musica.
Non è detto, infatti, che un artista debba partecipare a un talent show con l’unico scopo di “diventare famoso”. Anzi. Tanti esempi positivi dimostrano che un percorso come questo può considerarsi come una semplice possibilità per proporre a un vasto pubblico le proprie emozioni, i propri mondi musicali. A costo di abbandonare le scene quando sembrano richiedere troppe rinunce artistiche, come dimostra il caso di Giò Sada, spesso inserito negli annali di chi “non ce l’ha fatta” e, invece, in tour per l’Italia con la musica che più lo rappresenta.
X Factor può creare i presupposti per una (lunga) carriera. Ma l’importante è mantenere l’occhio fisso sul progetto musicale che deve essere il più sincero possibile. Come stanno facendo i Måneskin ed Enrico Nigiotti. Il resto, se dovrà arrivare, arriverà.