Alla scoperta di Galea, la ragazza “fuori moda” che dà voce alla Gen Z
La cantautrice pugliese di casa Sugar Music pubblica oggi l’EP d’esordio, Come gli Americani al Ballo di Fine Anno: cinque brani che raccontano ansie e speranze di chi oggi ha vent’anni
Classe 2000, Claudia Guaglione in arte Galea è un’artista esordiente (visto che pubblica oggi il primo EP Come gli Americani al Ballo di Fine Anno) che nei modi e nella musica pare già navigata. Ed effettivamente lo è, visto che nel 2017 ha partecipato a X Factor classificandosi tra le prime dodici concorrenti “Under Donna” e di recente è stata fra i semifinalisti di AmaSanremo (con il brano I Nostri 20).
Già protagonista di uno showcase targato Billboard Italia alla Milano Music Week, il giovane talento di casa Sugar Music si muove con sicurezza fra riferimenti che spaziano da Lana Del Rey ad artiste di certo revival pop rock anni ’90 come Clairo e Beabadoobee, con brani che raccontano le aspettative di una ventenne di oggi fra la celebrazione delle proprie debolezze, la lotta agli stereotipi di genere e il bisogno di lasciarsi andare.
Abbiamo fatto qualche domanda a Galea poco prima dell’uscita dell’EP.
Come gli Americani al Ballo di Fine Anno: non so perché ma a me suona come un titolo molto malinconico, quasi nostalgico di un passato ideale. Al di là che è il verso di una canzone dell’EP, per te questo titolo quale dimensione evoca?
Una dimensione che in effetti ha a che fare con la malinconia perché c’entra con la mia infanzia. Io sono nata nel 2000, quindi sono cresciuta con l’immaginario di Disney Channel. Come tutti i miei coetanei, ho visto serie TV e film che regolarmente finivano col ballo di fine anno. Poi è anche una cosa “volgare”, grezza, che però ti fa stare bene, così come faceva stare bene le protagoniste secchione di quei film.
Anche le cose volgari che magari non senti tue invece possono smuoverti dai ragionamenti troppo complicati, dalle scelte troppo ponderate che a volte noi stessi ci imponiamo, magari per conformarci a un determinato modo di essere. È un po’ il filo rosso che unisce tutte le canzoni. Anche in Ragazzo Fuori Moda c’è il discorso del non pensare per un attimo a quello che sia figo fare o essere, mettendo invece al centro la propria spontaneità più autentica.
Tu in cosa ti senti “fuori moda”? Come Claudia, ancora prima che come Galea.
Un po’ in tutto! La cosa che mi consola è che tanti altri si sentono allo stesso modo. Non è qualcosa in particolare, è un sentirsi sempre fuori posto, fuori luogo, mai adatti al 100% alla situazione. È una sensazione che forse non abbandona mai alcune persone, anche se crescendo viene attutita.
Femminuccia ha un testo che affronta di petto il tema degli stereotipi di genere. Tu vedi nella tua generazione una sensibilità verso il cambiamento più marcata che nelle precedenti?
Sì, assolutamente. Si è incarnata anche in modo inconsapevole in tanti miei coetanei. Ragazze che oggi hanno 16 anni trovano sui social media – soprattutto Instagram, ma anche TikTok – dei profili che informano un sacco e che ne parlano. Quindi leggono molto e sono molto più informate di quanto non fossi io a quell’età.
È vero che sono passati pochi anni, ma in questo periodo è cambiato tantissimo per quanto riguarda il dialogo su queste tematiche. Ma a quell’età già vedevo un cambio di sensibilità in atto per tutta una generazione. È un processo sociale e storico per cui non so individuare delle cause, ma si sta verificando. Ragazze e ragazzi più piccoli di me di pochi anni li sento molto “agguerriti” su questi temi.
Io personalmente sento molto l’influenza di Lana Del Rey nel tuo modo di fare musica. Lana in generale che posto occupa nei tuoi ascolti?
Nel 2021 Lana è stata la prima o la seconda artista più ascoltata nel mio Wrapped di Spotify! C’è stato un crescendo di innamoramento per lei. I primi dischi mi piacciono, ma gli ultimi mi hanno proprio conquistato.
Prima di tutto condivido con lei una sensibilità un po’ nostalgica, che si riflette anche nel modo di cantare (in modo involontario: io canto così da quando sono piccola) e nei testi. Rispetto a lei, penso di avere un’ironia più marcata laddove lei è più drammatica. Per esempio in Voglio Solo Cose Belle ci siamo riferiti espressamente a lei.
Ci sono degli artisti internazionali della generazione Z che segui?
La prima che mi viene in mente è Clairo. Nei primi anni, quando cercavo di capire cosa volessi fare, lei è stata un riferimento. Il suo progetto è molto figo, sia musicalmente che come testi (anche se in Lana sento una maturità maggiore). Come lei, oggi ci sono tante cantautrici americane che si sono fatte carico di un revival anni ’90, come Beabadoobee. Clairo però ha sempre contaminato quel mondo con un approccio lo-fi anni ’10, quindi è molto contemporanea.
Galea, secondo te c’è qualcosa in cui le persone della tua età vengono fraintese – dalla classe politica o comunque dalla società in genere?
Senza generalizzare, c’è una grande fetta di persone nate negli anni ’60 o ’70 con cui c’è un’incomunicabilità di fondo, perché non si riesce a entrare nei panni di una generazione cresciuta in contesti completamente diversi. Non è neanche colpa loro, ma di un cambiamento storico e sociale così grande che è incolmabile anche da un dialogo.