Top Story

Gazzelle “Dentro” il nuovo album: «Porta con sé il tempo che passa»

Il cantautore romano pubblica oggi il lavoro in studio che anticipa un appuntamento fondamentale: la data unica il 9 giugno allo Stadio Olimpico

Autore Billboard IT
  • Il19 Maggio 2023
Gazzelle “Dentro” il nuovo album: «Porta con sé il tempo che passa»

Gazzelle (foto di Leonardo Mirabilia)

Dopo la prima tranche di sei canzoni pubblicate a sorpresa il mese scorso, Flavio Pardini (meglio conosciuto come Gazzelle), pubblica oggi, venerdì 19 maggio, il nuovo album nella sua interezza. Dentro è un disco (come riconosce il suo stesso autore) per certi aspetti anche più cupo rispetto ai precedenti lavori, ma caratterizzato anche da inedite aperture di grande dolcezza.

Fra interessanti “prime volte” (la prima canzone dedicata a Roma, la prima canzone d’amore in senso stretto) e una freschezza di scrittura che non sembra intaccata dagli album che passano, Dentro di fatto lancia il vero grande appuntamento di quest’anno per Gazzelle: la data unica allo Stadio Olimpico, il 9 giugno.


Abbiamo incontrato Gazzelle in un’uggiosa mattinata milanese alla vigilia dell’uscita del nuovo album.

Ascolta Dentro di Gazzelle

L’intervista a Gazzelle

Non che i tuoi dischi siano particolarmente allegri, ma al primo ascolto questo mi sembra persino più malinconico degli altri.

Anche a me sembra ulteriormente malinconico. Lo è anche musicalmente: ci sono tante ballad, meno uptempo. Non so nemmeno che tipo di disco volessi. Ci ho messo due anni a scriverlo, ho attraversato diversi momenti. L’ho scritto insieme al tempo che passava. Ci sono canzoni che ho scritto due anni fa e altre scritte tre mesi fa: in mezzo sono successe tante cose.

Volevo che portasse con sé del tempo, che non fosse un’istantanea ma un recipiente in cui puoi sentire il tempo che contiene. In questi due anni inevitabilmente ho fatto i conti con cose che mi sono successe prima.

Avendo fatto passare del tempo, sicuramente risulta più malinconico: quando ricordi delle cose, ti viene malinconia. Mi sono allontanato molto dalle cose che sono successe, le ho viste da più lontano e le ho potute raccontare meglio.


Nel disco troviamo alcuni graditi ospiti. Con thasup c’è ormai un sodalizio artistico: eravate insieme già su Coltellata. Peraltro il suo contributo qui ricalca l’evoluzione stilistica di cui ha dato prova con il suo ultimo album.

Rispetto a Coltellata l’approccio è stato diverso. Quello era un pezzo mio al 100% e gli ho chiesto di entrare nel mio mondo. In questo caso invece ci siamo trovato insieme in studio e siamo partiti a quattro mani da zero. Volevo fare qualcosa che fosse più nel suo stile, prendere da lui le sue capacità produttive (il pezzo l’ha prodotto lui, Coltellata no).

Lui non lascia niente al caso, è molto “nerd”. Siamo andati verso questo mondo “gospel”. Vederlo lavorare mi ha aperto la testa: mi ha fatto scoprire altre possibilità di sound, altre melodie. Infatti ha ispirato un po’ tutto il resto del disco. Dovrebbe essere così quando si collabora con un altro artista.

Nella nostra precedente intervista dicevi: “Non farei mai un feat con un altro cantautore simile a me, preferisco farlo col mondo rap e trap”. Qui però troviamo Fulminacci. Cosa ti ha fatto cambiare idea?

Lui è molto diverso da me, è molto più cantautore di me. Ha una scrittura diversa dalla mia. Proprio per questo potevamo “mischiarci”. Anche con lui ho scritto a quattro mani, è stato un duetto vero e proprio.

Trovo particolare la scelta di aprire Dentro con un pezzo così intimo come Qualcosa Che Non Va. Volevi dare sin da subito un imprinting preciso all’album?

Sì, volevo mettere subito le cose in chiaro. È la canzone manifesto del disco, come sound e come mood.

Il ritornello di Idem parla anche dell’attualità geopolitica?

Sì, volevo essere romantico ma in maniera non sdolcinata. Volevo creare delle immagini un po’ da disaster movie (tsunami, bombardamenti, ritorno dei dinosauri) per dire che comunque voglio stare con lei in qualsiasi circostanza. Non è che volevo: mi è uscita e l’ho scritta.


In Milioni dici: “L’ultima volta che ho sorriso ero in un palazzetto”. Ti riferisci alla dimensione live della tua attività, immagino.

Sì, è una dedica d’amore al mestiere che faccio. La cosa che mi piace fare di più in assoluto sono i concerti.

Gazzelle - Dentro - nuovo album - intervista - foto di Leonardo Mirabilia - 2
Gazzelle (foto di Leonardo Mirabilia)

Come mai solo ora una canzone-dedica alla tua città? Parlo ovviamente di Roma, in cui peraltro troviamo il featuring con Noyz Narcos.

Non mi piace il cliché delle canzoni su Roma. Ma nella mia testa c’era la velleità di scrivere una canzone del genere. A modo mio però: se non l’avessi intitolata così poteva sembrare una normale canzone d’amore. Infatti non parlo di Roma, non la descrivo. Se la intitoli “Marta”, potrebbe benissimo parlare di una persona in carne e ossa. Non volevo che fosse una canzone folcloristica, turistica.

Avevo il desiderio di metterci Noyz Narcos. Sapevo che avrebbe “sporcato” questa canzone d’amore, l’avrebbe resa più rude, verace. Lui è un simbolo di Roma, forse il rapper più credibile in città. Ha accettato e per me è stato un grande onore.

La Prima Canzone d’Amore è un’altra “prima volta” interessante. È un brano dallo sguardo ottimista in un disco spesso cupo.

È una piccola eccezione. Per me è la prima canzone d’amore “puro”, è una canzone dolce, scritta da una persona innamorata. Dentro comunque c’è la mia vita, si coglie che ci sono stati momenti bui.

Tengo tanto a questa canzone. L’ho fatta per dedicarla a una persona, quindi più per me che per gli altri. Ma volevo anche abituare i fan al fatto che se voglio scrivere una canzone spensierata lo faccio, non sono schiavo del mio personaggio.

Chi è “Michelino”?

Non esiste, Michelino siamo tutti. È una persona che tutti conoscono, negativa, invidiosa degli altri, che non vuole essere felice. È un piccolo mostro.


L’appuntamento è per il 9 giugno concerto all’Olimpico. Perché la scelta di fare una data unica?

Perché volevo che fosse appunto unica, in tutti i sensi, che fosse un evento imperdibile. Ma io sono una persona molto razionale, non voglio mai fare passi falsi. Se fai uno stadio effettivamente ti stai un po’ allargando…

Il live al Rock in Roma l’hanno scorso ci ha fatto pensare che tutto sommato avremmo potuto provarci. Anche per fare qualcosa di diverso: per non ripetere il tour nei palazzetti che avevo già fatto gli anni scorsi. L’ho sognato così a lungo che quasi mi rode realizzarlo: dovrò trovare un altro sogno in fretta.

Share: