Il Pagante: «Cantiamo l’ossessione per l’immagine» – Intervista
Il videoclip del nuovo singolo de Il Pagante, “Dress Code”, è arrivato in poche ore alla #1 delle tendenze di YouTube e ora conta oltre 2 milioni di visualizzazioni
Possono piacere o meno ma ogni volta che i tre ragazzi de Il Pagante pubblicano un loro videoclip, è impossibile non riconoscere che la loro ironia e critica ha basi ben fondate nella società di oggi. Lo scorso 12 gennaio Roberta Branchini, Federica Napoli e Eddy Veerus hanno pubblicato Dress Code, il loro nuovo singolo in collaborazione con il rapper Samuel Heron: un’irriverente critica a tanti cliché presenti nella moda.
Il videoclip di Dress Code (realizzato da Igor Grbesic & Marc Lucas) è arrivato in poche ore alla #1 delle tendenze di YouTube e ora conta oltre 2 milioni di visualizzazioni. Ecco la nostra intervista ai ragazzi del Pagante.
Il vostro brano Dress Code ironizza sul mondo della moda. Come è nata questa idea? Vi sentite voi stessi “vittime” di questi stereotipi?
Stiamo vivendo un’era in cui la cura dell’immagine arriva forse prima di ogni altra cosa. Tutti (e soprattutto i millennials) curano i social network e la propria immagine in maniera ossessiva e pedissequa. In questo contesto, la scelta del proprio outfit e, di riflesso, l’attenzione per la moda rivestono un ruolo fondamentale: ogni singolo individuo deve costantemente mostrare nuovi acquisti e stare al passo con i trend. Dress Code punta a fare ironia sul fashion game e a smontare l’idea che hanno in molti sul mito della moda e su tutte le varie declinazioni che ne derivano. Proprio per questi motivi abbiamo scelto di ambientare il videoclip in una sfilata da noi ricreata in un noto showroom di moda, simile a quelle della celebre Milano Fashion Week.
Come è nata l’idea della cover del singolo?
La cover del singolo è una rivisitazione in chiave street 2.0 del bacio di Francesco Hayez. Abbiamo voluto creare un parallelo tra quelli che erano i vestiti in uso nel 1859 e quelli del 2018. Lo sfondo della cover è una realtà urbana metropolitana e vengono rappresentati i brand più noti del momento. Il tutto è stato realizzato dal grafico Simone Biasi.
Che cosa vi va più stretto dei “code” che stanno alla base di tanti pregiudizi?
A dire il vero viviamo la contemporaneità senza code che “ci stanno stretti”. Il mondo dell’entertainment, ancora di più in Italia, vive di stereotipi e canoni che non puoi non accettare, altrimenti vieni tagliato fuori. I nostri brani, senza troppi moralismi, fanno sarcasmo proprio su tutti questi codici di consumo.
Come è nata la collaborazione con Samuel Heron?
A differenza della gran parte dei rapper della nuova scena che si prendono spesso troppo sul serio, Samuel è uno dei pochi che sa mostrare il suo personaggio anche in chiave ironica. Abbiamo scelto lui per Dress Code anche per il fatto che ha sempre avuto un look molto stravagante, colorato e ricercato, con uno stile inconfondibile sin fai tempi dei Bushwaka. Inoltre è un caro amico da tempo.
Avete in ballo un nuovo progetto di inediti?
Stiamo lavorando a un nuovo album e Dress Code è il biglietto da visita di un nuovo progetto con sonorità diverse rispetto al Pagante del passato. Vogliamo aprirci a un pubblico sempre più ampio proponendo sonorità all’avanguardia e ricercate all’interno dei vari generi EDM, house e rap che ci hanno sempre contraddistinto.
I vostri videoclip sono sempre virali, anche perché inserite spesso personaggi conosciuti che spesso ironizzano su se stessi. Quanto conta per voi la dimensione visiva di quello che fate?
La dimensione visiva gioca un ruolo fondamentale per il nostro format. Curiamo molto i dettagli e i particolari dei nostri videoclip, anche quelli più subliminali. A tal proposito state connessi sui nostri profili social che a breve avremo delle sorprese per voi!
Avete scherzato sul mondo della musica, su quello della nightlife e della moda. Quale sarà il vostro prossimo bersaglio?
Scherziamo su qualsiasi ambito attuale che ci riguarda e ci interessa, cercando di ricreare in musica le abitudini tipiche delle nuove generazioni. Vedremo!