“Anatomia Cristallo”: gli Iside raccontano l’album d’esordio, traccia per traccia
Il collettivo bergamasco pubblica il primo album full-length, che ci viene presentato in questo esaustivo quanto immaginifico track by track
Avevamo già conosciuto più da vicino questo collettivo bergamasco in occasione dell’uscita del singolo Pastiglia v7. Adesso gli Iside hanno pubblicato il loro primo album vero e proprio, Anatomia Cristallo (Sony Music Italy). Un passo importante nella definizione del proprio sound e della propria identità artistica, che a livello internazionale potremmo accostare a Frank Ocean e Blood Orange e in Italia a Mace e Venerus. Loro sono sempre alla ricerca del sound perfetto: lo testimonia quella “v” nei titoli, che indica il numero di versioni del brano modificate prima di arrivare a quella definitiva. Gli Iside ci presentano Anatomia Cristallo in questo esclusivo track by track, tanto esaustivo quanto immaginifico, quasi fosse un flusso di coscienza.
GONNA v5
È il manifesto della contraddizione che ci costituisce. “Tanto qui è sempre una merda / se si smette male ti porto a ballare” è il nostro benvenuto: ti prendiamo per mano e cerchiamo insieme di analizzare i nostri drammi e poi i tuoi, sfruttiamo il tuo bene per risollevarci. Cerchiamo qualcuno a cui affidare le nostre fragilità, ci stupiamo di quanto siamo inutili da soli. Tu, essere stupendo, sei il tramite per il benessere, fonte di ispirazione, sfogo liberatorio mentale e fisico.
Il posto più sicuro a cui affidare ogni nostra parte – che sia la migliore o la peggiore immaginabile – è l’arte di Basquiat, che si basa sull’analisi scientifica dell’anatomia per poi distruggerla secondo la sua personale visione di corpo, nel quale riporre l’io più profondo. Forse solo tu mi capisci perché siamo generati dalla stessa necessità. Reagiamo in modo identico agli avvenimenti, hai la capacità di mandare lontano le cose più brutte con una semplicità disarmante.
Ringrazio l’universo di aver conosciuto un essere vivente così, capace di risolvere ogni cosa, capace di sorvegliare le mie debolezze e trasformarle in valori.
CRISI v8
È l’imbarazzo, il rendersi conto di non ragionare più: occhi spalancati che fissano i movimenti dell’altro.
La perdita della parola, accettare che ci venga fatta ogni cosa, il dolore fisico è anestetizzato perché siamo in preda ad una crisi. “Non riconosco il tempo, perso ad osservarti, convinto di vedere cose più grandi e assurde. Tutto diventa surreale, una scultura di Arp, mi generi pensieri nuovi e possibilità mai immaginate. Da te accetto dispetti, un rapimento, anzi te lo chiedo in prima persona: fammi quello che vuoi e io lo farò a te”.
La legge del caso di aver fatto incrociare i nostri corpi, che racchiude in sé tutte le leggi e resta a noi incomprensibile, può essere conosciuta soltanto in un completo abbandono all’inconscio. La nostra percezione si muove dal mondo delle forme concrete, oltre il livello della realtà materiale e raggiunge la parte più profonda.
MIOPIA v3
È la nostra incapacità nel valutare, generata da una reale carenza di diottrie. Questo deficit ci rende meno stabili. Ci rapportiamo con le altre figure in modo incerto. Non siamo capaci di fare molte cose o peggio perdiamo dei dettagli troppo importanti per una valida analisi totale. Le azioni più semplici così diventano impossibili. Gli altri si prendono gioco di noi e ci complicano l’esistenza, fino ad apparire imbranati e incapaci a vivere.
Capita di aggrapparsi ad appigli che sembrano solidi in apparenza, di sentirsi comodi in promesse che ci rassicurano, e poi rendersi conto di essere stati nuovamente fregati dalla miopia. A volte capita di sentirsi soli, quando le cose che ci stanno attorno sono sfocate, impercettibili e apparentemente sempre più lontane. Si genera una visione alterata, ovattata e falsa, è l’impressionismo più radicale, le Cattedrali di Rouen di Monet. Quasi ciechi cerchiamo una mano, oggetti solidi che ci sappiano guidare in questo stata di inconsapevolezza, non è facile trovarli, spesso si scivola e si perde la presa.
PAZZIA v1
È la consapevolezza dei propri problemi. Maturi e consapevoli, cerchiamo attraverso azioni decise di migliorare la nostra condizione. Osserviamo i lividi sul nostro corpo, conosciamo i demoni che ci disturbano e con serenità ci conviviamo. Gli altri ci giudicano per le nostre stranezze, inconsapevoli delle cose più sotterranee. Da soli cerchiamo di sconfiggerli urlandoci contro. Cerchiamo di ricostruire drammi e renderli visibili a tutti, Blueberry Eyes di Franz Kline, solo chi entrerà profondamente in noi sarà in grado di capirci.
Un essere umano riesce a comprenderci perché soffre delle nostre stesse paure. Reagiamo in modo simile ai problemi, ci completiamo e risolviamo a vicenda le situazioni complesse.
infarto v666
È una normale mattinata noiosa, io distratto vago senza motivo per le strade della mia città.
Poi un futile motivo mi fa cambiare sentimento, gli eventi negativi si susseguono e sono causa di quelli successivi.
Oggi non sono pronto a reagire, non mi va, succede a volte.
Capita di raggiungere il limite di sopportazione della propria esistenza anche per il nulla. Decidiamo di fare un giro all’inferno poi torneremo se possibile e vi faremo sapere come si sta là. Un percorso circolare apparentemente casuale, Untitled I di Cy Twombly.
CHE MUTANDE HAI v9
È voyeurismo innocente, la finestra di Hopper nella quale siamo spinti a guardare, curiosi di sapere cosa fanno gli altri, come si muovono negli spazi. Ci permettiamo di entrare nell’intimità altrui, di prenderla e farne parte. Facciamo ipotesi, immaginiamo i loro problemi e siamo convinti di poter migliorare la loro esistenza, siamo egocentrici.
Poi accade che i dettagli della vita di questa persona ti stupiscano, e iniziamo a provare un sentimento di tenerezza, come volessimo prendercene cura, per condividere le nostre solitudini, separate solo da un muro sottile.
Ti ho osservata così bene da conoscere tutto di te, so le tue abitudini, i tuoi orari. Controllo che tu stia bene a distanza, in maniera quasi ossessiva ma non me ne rendo conto. Le tue bizzarre collezioni che esponi sulla mensola della stanza mi permettono di capire le tue passioni, ti farò ricevere dei regali a riguardo.
Poi me ne rendo conto. Sono diventato pazzo, ma innamorato, ti chiedo scusa e me ne vado.
MARGHERITA v11
È amore psichedelico, veleno puro che penetra nelle labbra dopo il primo contatto, si espande, intacca l’intero organismo e lo rende inerme.
Una sequenza di scene che mandano in tilt il nostro sistema. Diventiamo incapaci di reagire, sottomessi al desiderio di avere interazioni con la causa di questo stato. Ogni senso sviluppa una dipendenza verso un altro essere umano, la logica viene disintegrata, tutto intorno diventa colorato come in un mondo fantastico parallelo. Chi sta davanti a noi si trasforma continuamente in una forma sempre migliore, sviluppa nuove funzioni e capacità che fomentano il nostro stato di ammirazione. Sopravviviamo grazie alla sua presenza, in uno scambio transitivo di sentimento.
Vaghiamo leggeri e spensierati, sbattiamo la testa contro l’anatomia dell’altro. Ci feriamo e ci facciamo medicare in modo superficiale perché non sentiamo dolore, il corpo non ci risponde più.
In questo universo magico i difetti diventano valori, dettagli unici che si possono percepire solo stando a stretto contatto, così vicini da perderne i confini e subirne solo la luce emanata, in una visione mistica, un’esperienza sovraumana.
È fiore e donna, divina e terrestre, natura e carne: non la sappiamo più riconoscere poiché proviene da una dimensione superiore alla nostra. I Fiori di Warhol. L’incantesimo, la pozione che ci fa infatuare dell’altro per sempre. Nulla ci può salvare, e comunque non saremmo interessati a cambiare la nostra condizione, la fine di un sogno magico dove realtà e sentimento coincidono perfettamente.
ALIENI v9
È sentirsi estranei a questo pianeta, un sogno lungo tutta l’esistenza. Proveniamo da un altro posto, ma insieme ci sentiamo a casa, costituiamo un nostro ecosistema unico e funzionale, un circuito che si chiude tra la mia testa e i tuoi piedi. All’interno di questo spazio accadono situazioni assurde che non rispettano la fisica terrestre e le altre scienze: il corpo diventa fluido, si mescola con quello dell’altro e i confini si sfumano.
Inventiamo giochi e regole nostre, appoggio la testa su di te e generiamo una nuova forma ancora nuova: una continua metamorfosi dei nostri corpi in strutture sempre nuove e uniche. Siamo l’arte mutevole di Turrel, percezione pura che si riflette sullo spazio che la contiene. Abbiamo la capacità di annientare quello che ci circonda, lo rendiamo inutile, bastiamo noi.
FACCIO SCHIFO v4
È il posto più buio che conosciamo, al limite della sopravvivenza terrena, è toccare il fondo della piscina desiderando che nessuno ci venga ad aiutare. È la solitudine statica degli istanti di Hockney, spettrali Tableaux Vivants di un inferno interno che ci invita ad attraversare lo specchio, ad osservare con attenzione tutti i dettagli della scena, a interrogarci su ogni ombra che si allunga sulla realtà.
Tra richiami al cinema in contrapposizione a scene biografiche della nostra vita, cerchiamo di capire cosa sia vero e cosa solo immaginato, con lo scopo di capire se davvero siamo esseri così inutili.
Poi accade qualcosa: un errore viene valorizzato da qualcun altro, lo trasforma il valore. Ci sentiamo profondamente desiderati e accettati per quello che siamo, si genera una simbiosi indissolubile, la cura alla nevrosi. Qualcosa è cambiato.
asimmetrico v10
È l’analisi più profonda della propria figura, guardarsi allo specchio la notte e notare tutti i difetti che abbiamo. Rendersi conto di essere soli con noi stessi, con le proprie idee e caratteristiche che si sono costruite con le esperienze di vita. Sapersi osservare in modo distaccato e oggettivo, riconoscendo gli errori e le critiche, annegati nel timore di pesare agli altri e quindi decidere di andarsene da soli per non rovinare altre esistenze.
asimmetrico è una ricerca sulla percezione e sul movimento, in relazione allo spazio che ci circonda, alla Olafur Eliasson. Il rapporto tra la mia figura, sintetizzata in una geometria basilare, si rapporta a quello che mi sta vicino: in questa visione d’insieme è più facile riconoscere i propri difetti, le proprie incapacità.
Questo ragionamento nasce su un dato di fatto: la mia mandibola è storta, io mi vedo asimmetrico quando mi vedo riflesso, vittima di una mancanza di corrispondenza e di proporzione fra le due parti della mia stessa figura.
BREAKOUT v10 feat. Sethu
È un viaggio nella mente, esagerato e assurdo ma senza limiti, un monologo che sputa in faccia ogni cosa che c’è dentro di noi. Non accetteremo mai di stare male, non daremo mai la soddisfazione di crederci tristi. Piuttosto accetteremo di ingannarvi. Basta la tua mano che mi sfiora per ridarmi lucidità, non meriti le mie paranoie, voglio solo farti vedere la mia parte migliore, il nostro rapporto non può essere contagiato dalla tristezza, dalla noia. Cerco di rigettare le cose negative dentro di me, tu hai il potere di placarmi e di distruggere quei momenti tragici.
Dentro però a volte muoio e tu non lo puoi sapere, non te lo permetto, non è colpa tua, ma il buio cerca di prendere il sopravvento e vuole prendersi pezzi di me. In bilico tra la distruzione e la tua magica capacità di sistemare tutto con il gesto che apre la luce al buio e il buio alla luce, il luogo dove si scambiano emozioni in una sorta di metafora visuale dell’Inconscio, lo spazio crepuscolare dove alloggiano tutte le immagini e le emozioni della nostra vita, i tagli di Fontana.
PASTIGLIA v7
È la cura all’autodistruzione, è la riscoperta dei sentimenti positivi che ti ricordano cosa significa stare bene.
Il desiderio di prendersi tutto degli altri e lasciare che venga fatto lo stesso a noi, fino al punto di rubare parti del corpo per farne medicine.
Tra dettagli e campi larghi di scene reali e altre immaginate solo nella nostra testa, PASTIGLIA v7 descrive attimi di gioia che infrangono i momenti brutti.
Pastiglia è ambientata di notte, siamo sdraiati nel letto e stiamo osservando chi dorme accanto a noi, con le dita calcoliamo matematicamente le distanze che ci sono tra gli elementi del volto e del corpo. Siamo certi che la notte precedente questa persona abbia fatto questo con noi: ci conosciamo perfettamente, sappiamo tutto dell’altro.
Ci siamo scambiati il sudore e la saliva, ormai non ci sono più segreti né vergogne, solo la voglia di saperne ancora di più sull’altro scoprendosi totalmente, ammettere con sincerità ogni sentimento estremo senza paura, consapevoli che certe cose tanto non si possono nascondere perché troppo evidenti.
Il desiderio malsano di essere inglobati dall’altra persona, entrare nel suo corpo per scoprire nuove cose, scovare le debolezze e poi curarle consapevoli del rischio di non poter più uscire o di stare così bene in quel posto da non volercene più andare.
Composizione suprematista: bianco su bianco malevic un vuoto luogo sacro, l’arte ha la funzione di far elevare lo spirito dell’essere umano.
È un elogio a tutto ciò che fa stare meglio, che sia fisico o impercettibile, che sia universale o unico e diverso per ognuno, l’importante è trovare quella cosa che dia un nuovo senso a tutto. Non è detto che questa settima sia la versione definitiva, lo speriamo, o forse non ci sarà mai fine a questa nostra ricerca spasmodica dello stare bene.
IO HO PAURA v0
È ammettere di essere terrorizzati senza vergogna, attraverso un flusso di coscienza che rappresenta i pensieri così come compaiono nella mente, non riorganizzati in frasi. È la sincerità più cruda: io ho paura, ve lo dico in ripetizione, lo urlo in faccia con gli occhi lucidi. Non fateci restare soli, potreste pentirvi di averlo fatto, non sempre siamo lucidi e ci lasciamo trasportare dalla nostra passione per l’apnea. Non c’è più nulla da osservare di fronte, solo la compagnia di un proiettore rotto che genera un fascio di luce circolare che percorre la stanza in diagonale e si infrange sul muro.
Il sentirsi a disagio nei propri spazi, Gianni Colombo Spazi Elastici.
Io ho paura la sera quando sto da solo in una casa isolata, consapevole che nessuno mi verrà a trovare, non frega a molti della mia esistenza.
incantesimi v96
È la verità, il nostro anno di nascita, il momento in cui anche tu hai iniziato ad esistere. Un numero sacro.
Immagino gli elementi che ti hanno composta, il ghiaccio e la magia forse spiegano la tua natura unica.
Come negli Igloos di Merz, analizzo i processi di trasformazione della natura e della vita umana per cercare di intuire la tua provenienza.
L’inizio di tutto.