Mameli: «Non c’è più differenza tra indie e pop»
Mameli, dopo l’esperienza ad Amici, ha pubblicato una collaborazione con i due rapper della Sierra. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui
Lo scorso 19 giugno Mameli – a pochi giorni dal brano Record – è tornato con una nuova canzone. Si tratta di Senza di te, una canzone che lo vede collaborare con i Sierra. I due talenti (che si sono fatti valere nell’ultima edizione di X Factor) si sono uniti con il loro sound riconoscibile al brano di Mameli.
Senza di te è di fatto una canzone estiva, che però è stata scritta in inverno. E la sua genesi ci racconta la storia di due realtà che – provenienti da due differenti talent show – si sono incontrate senza pregiudizi. E hanno creato qualcosa di inedito.
Mameli, è uscito Senza di te, il singolo che ti vede collaborare con i Sierra. Raccontaci la genesi del brano…
Ero a Milano per i fatti miei, mi arriva una telefonata di uno del management che lavorava con me e con loro e mi dice “Guarda che i Sierra stanno venendo a Milano per registrare uno spot e vorrebbero registrare nel tuo studio”. Io li conoscevo musicalmente ma non personalmente. E così ho accettato. Stavamo ascoltando un po’ di brani tra le nostre prossime uscite e nel computer avevo questo beat che avevo realizzato il giorno prima con il mio chitarrista. L’ho fatto ascoltare a loro, che si sono presi bene e dopo un’ora e mezza è venuto fuori il pezzo in maniera super istintiva. Poi a maggio ci siamo risentiti su Instagram e abbiamo deciso di farlo uscire.
Entrambi arrivate da talent che sono molto diversi tra di loro. Cosa vi siete detti rispetto queste vostre esperienze?
Ci siamo fatti un po’ di domande per conoscerne le differenze. Anche perché un conto è guardarli e un conto è viverli. Secondo me il succo di queste esperienze riguarda come te la giochi. Il talent rischia di essere una catastrofe che ti distrugge, così come un grande faro che ti illumina. Dipende solo da come te la giochi. Sia io che loro ce lo siamo giocata bene, siamo arrivati in fondo e stiamo continuando a fare musica in maniera costante. Quindi alla fine è andata bene a entrambi. Dei talent si dice che siano molto costruiti: io non sono d’accordo con questa cosa. Le persone che hanno lavorato dentro il programma sono state fantastiche. Mi hanno permesso di presentarmi e di raccontare quello che sono io nel modo più autentico possibile. Dipende sempre dalla persona che sei.
Nel mondo musicale attuale quanto sono importanti le collaborazioni e le contaminazioni con altri generi?
È una cosa che ti fa conoscere da chi magari non ti seguiva già. Dall’inizio dell’anno ne ho fatte molte. Da Alex Britti a Meli. E ce ne sono altre in cantiere. Musicalmente è stimolante e ho avuto la possibilità di fare molte collaborazioni con artisti fighi. Secondo me è appagante da tutti i punti di vista.
Hai affermato che il momento che ami di più nel processo di composizione di un brano è quello della scrittura e della scelta delle parole. Durante il lockdown la tua vena artistica ne ha risentito?
La mia vena artistica durante il lockdown era molto impegnata nel finire il disco. Ho scritto una canzone che è dentro il disco e alla quale sono molto legato. È stato diverso dal solito ma non ne ho risentito. Di solito stavo in studio con i produttori e invece durante il lockdown ero a casa da solo con la chitarra. Ma ci sono abituato perché il mio primo EP era completamente home-made.
Tu sei catanese come molti altri cantautori della tua terra (Battiato, Consoli, Levante, Lorenzo Fragola, Mario Biondi e Mario Venuti per citarne alcuni). Hai mai pensato di chiedere una collaborazione a uno di loro, come omaggio alla tua terra?
Sì, ma non posso parlarne al momento.
Con quali di questi ti senti più vicino nel modo di scrivere?
Ci sono dei punti di contatto nella scrittura con Levante. Ma anche con Lorenzo Fragola: ci siamo visti un po’ di volte. E anche Carmen Consoli. Per quanto riguarda Battiato, non mi ritengo maturo. Forse Battiato è un punto d’arrivo a livello di maturità. Il sapore della Sicilia secondo me si respira nelle mie canzoni.
Inno, il tuo primo EP, andò molto bene. Sia in termini di critica che di pubblico. Cosa ci dobbiamo aspettare dai nuovi brani che stai preparando? Qualcuno di questi si confermerà nel Best of Indie 2020 di Spotify dopo lo scorso anno in cui – grazie a Latte di mandorla e Anche quando piove feat. Alex Britti – sei stato inserito in quello 2019?
Spero di sì. Non mi reputo un cantante indie, mi reputo un cantautore che scrive le sue canzoni e basta. La parola indie si usa perché è un trend, serve ad accomunarti in una categoria, ma non sono indie nel senso che non sono indipendente. Sono un artista pop, sono un cantautore che scrive le sue canzoni e le canta. Inno era una playlist di canzoni messe insieme perché uscito dal programma dovevo uscire con il disco e quello era quello che avevo scritto. Questo invece rispecchia di più il concetto di album. Non c’è differenza in questo momento tra indie e pop, perché siamo tutti dentro a delle major. Indie significa indipendente. L’indie vero non è quello.