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Riki: «Troppi pregiudizi su chi fa i talent, ma se hai qualcosa da dire vai comunque avanti»

Dopo due anni di silenzio il cantante torna con un brano prodotto da Big Fish dove racconta un momento particolare della sua vita, sospeso tra passato, presente e futuro. La nostra intervista

Autore Benedetta Minoliti
  • Il29 Novembre 2021
Riki: «Troppi pregiudizi su chi fa i talent, ma se hai qualcosa da dire vai comunque avanti»

Riki, foto di Jessica De Maio

La vita fuori dai talent è tutto fuorché rose e fiori. È fatta di tantissimi alti e altrettanti bassi, di momenti di hype e di cadute. Lo sa bene Riki, nome d’arte di Riccardo Marcuzzo, che dopo aver partecipato ad Amici nel 2017 (classificandosi secondo dietro al ballerino Andrea Muller), ha vissuto esattamente quello che vi abbiamo raccontato.

Oggi Riki, dopo due anni di silenzio, è tornato più consapevole, maturo e soprattutto concentrato sul suo percorso musicale. Ha cambiato team di lavoro e lo scorso venerdì, 26 novembre, Riki ha pubblicato il suo nuovo singolo Scusa, prodotto da Big Fish.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Riki per parlare non solo del suo ultimo brano, ma anche di questi anni di silenzio, dell’esperienza nella scuola di Maria De Filippi e di Sanremo.

La nostra intervista a Riki

Il pezzo estivo era molto carino e fresco, ma non siamo riusciti a trovare il feat giusto, anche perché puntavamo a degli artisti che purtroppo non ci sono stati più, così abbiamo rimandato tutto a settembre. Nel frattempo però ho cambiato anche team di lavoro e quindi siamo arrivati a novembre. Però, per rispondere alla tua domanda, il campionato estivo è una vetrina dove il pop torna a fare cose importanti rispetto a quelle invernali. Sinceramente però penso lascino un po’ il tempo che trovano e io non sono fatto solo per quel campionato, perché faccio uscire dei brani solo quando me la sento davvero.

Il mio ultimo ultimo album, PopClub, doveva uscire subito dopo Sanremo. Per me non è stato un periodo semplice perché ero davvero esausto, non volevo più andare in studio e mi sono ritrovato a dover chiudere tutto per andare al Festival. E anche se avevo la scia sono tornato in studio per sistemare l’album e tra una cosa e l’altra siamo arrivati a marzo, dove sappiamo tutti cos’è successo. Così abbiamo rimandato a settembre.

Come tutte le persone sono cambiato. Soprattutto è cambiata la percezione che ho del mio modo di lavorare, perché la prima fase è stata una sorta di gioco, poi ho dato tutto per scontato e alla fine avevo perso un po’ di stimoli. Adesso invece sono più motivato, ho ritrovato gli stimoli e voglio, piano piano, ritornare su in alto.

Scusa, il nuovo singolo di Riki con il nuovo team e la produzione di Big Fish

Questo è un pezzo che vuole essere sincero dal punto di vista della scrittura, ma allo stesso tempo volevo che fosse più radiofonico rispetto alle cose che ho fatto nell’ultimo disco. Il brano poi non è rivolto ad una persona in particolare, ma a un mio momento di vita che va da maggio ad oggi. Ho chiesto scusa, ma guardando avanti, perché adesso mi sento di essere a mezz’aria, in bilico tra passato, presente e futuro.

Assolutamente sì. Quando scrivi ti sfoghi, per quello che mi riguarda. Poi è vero, chiedere scusa è davvero difficile, ci vuole tanto coraggio perché è una parola “pesante”.

Sì, sono più protagonista qui rispetto a tanti altri videoclip, perché volevo che questo progetto fosse molto trasversale e che venisse fuori un’idea di velocità, con questo drone che riesce ad arrivare anche dove io non potrei arrivare mai.

Dopo tre anni ho deciso di fermarmi e cambiare team di lavoro e ho iniziato appunto a lavorare con Big Fish, un produttore che viene da un mondo completamente diverso dal mio. Non ti nascondo che all’inizio abbiamo faticato a trovare la giusta direzione, ma lui è davvero molto empatico. Riesce ad entrare nel tuo mondo e ad aggiungere sempre qualcosa. Sono felice della direzione che abbiamo preso, anche perché ci saranno anche tanti pezzi acustici, meno prodotti ma comunque molto belli. Lui ha un grandissimo storico dietro, ha lavorato con artisti come Fabri Fibra e Marracash, ma con me è stata quasi una sfida e gli sono grato per come sta lavorando.

L’esperienza ad Amici

Ad Amici passi nove mesi, dai provini alla finale, molto intensi, perché entri che sei una persona ed esci completamente diverso. Sento spesso dire che è un acceleratore, e lo penso anch’io, ti fa crescere davvero rapidamente. Da fuori può sembrare tutto facile, ma in realtà non è così, perché passi del tempo con altre persone che condividono il tuo sogno e magari in faccia ti dicono una cosa, ma alle spalle un’altra. Ti trovi a litigare spesso, ed è tutto vero, non c’è nulla di finto o programmato.

Sì, senza dubbio, perché ti fa abituare in fretta alla pressione. Soprattutto sui social durante il pomeridiano c’è tantissima gente che ti critica, dicendo anche delle cose che non hanno nulla a che fare con la tua musica. È dura per un ragazzo che il giorno prima stava in cameretta e il giorno dopo legge una marea di commenti negativi. Infatti al serale tolgono a tutti i cellulari e chiaramente è il momento in cui ti fai più domande, perché non hai feedback. Poi io non pensavo a tutte le persone che mi guardavano da casa, perché ero concentrato su me stesso e sulla mia cerchia. Tornavo in casetta, e dicevo: “Che figura di merda che ho fatto, chissà cosa penseranno i miei compaesani”.

Dalla scuola esci e fai un boom incredibile, ma è come una botta in testa, perché ti lasci inghiottire dalla tua nuova routine. Uscito ho fatto instore dove si sono presentate anche novemila persone, e sono stato contento, ma non mi rendevo davvero conto di cosa stava succedendo. Se da una parte ti dà tanto, dall’altra ti toglie molto, anche in termini di energie e il contraccolpo psicologico non è indifferente.

Riki: «In Italia c’è tanta invidia, si cerca sempre di trovare qualcosa che non va quando qualcuno ha successo»

Non era il momento migliore, perché non stavo bene e arrivavo dal Sud America, un’esperienza meravigliosa ma stremante. A settembre 2019 mi sono un po’ fermato, ho fatto il pezzo con i Reik e poi ho iniziato a lavorare al disco, dicendo alla mia etichetta che volevo fare qualcosa di un po’ matto, sperimentando per ritrovare un po’ di stimoli.

A Sanremo sono arrivato rendendomi conto che la gente non conoscendomi pensava di sapere tutto di me, vedendomi come un ragazzo carino e uscito dal talent senza né arte né parte. Poi, la canzone che ho scelto a me piaceva molto, ma ci sono una serie di dinamiche quando partecipi a Sanremo che sono proprio al di fuori di quanto sia forte o meno il pezzo.

Io devo ammettere che non ho ancora capito perché in Italia ci siano tutti questi pregiudizi, anche perché negli altri Paesi questa cosa non c’è. Certo, siamo un Paese dove la tradizione è importante, ma penso ci sia anche tanta invidia. Se uno ce la fa cerchi sempre di trovare qualcosa di negativo per criticarlo e questo non fa bene a nessuno. Partecipando ad un talent c’è comunque un successo immediato, ma non più di quello che possono darti altre piattaforme. Io quando guardo un talent non giudico nel breve, perché se hai qualcosa da dire non sarai una meteora. Quando ero nella scuola Boosta mi ha detto: “Mi piacciono tutti i generi, se fatti con sincerità”. Ecco, la penso esattamente come lui: talent show o meno, se hai qualcosa da dire vai avanti, ma se vuoi solo il successo difficilmente farai strada in questo mondo.

Guarda il videoclip di Scusa

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