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Tricarico: «Porto un po’ di ironia: il politicamente corretto è troppo pesante»

Tricarico pubblica oggi, dopo 5 anni, il nuovo album Amore dillo senza ridere ma non troppo seriamente: un racconto delle relazioni umane

Autore Benedetta Minoliti
  • Il7 Maggio 2021
Tricarico: «Porto un po’ di ironia: il politicamente corretto è troppo pesante»

Tricarico, fonte: ufficio stampa

Nel settembre 2000 ha pubblicato il suo primo singolo, Io sono Francesco, divenuto in brevissimo tempo un classico della canzon italiana. A distanza di più di 20 anni, Tricarico ha raccontato la storia di quel Francesco, diventato adulto, in un brano realizzato insieme a De Gregori. Oggi, dopo cinque anni, il cantautore torna sulla scena con il suo nuovo progetto discografico, Amore dillo senza ridere ma non troppo seriamente.

Il nuovo album di Tricarico, composto da 14 tracce, racconta spaccati di vita vissuta e le relazioni umane in tutte le possibili sfaccettature, attraverso sonorità diverse. Quello di Tricarico è un disco con tantissime chiavi di lettura, che abbiamo provato a sviscerare durante la nostra intervista.

Come sono stati questi anni? Il tuo ultimo album è uscito nel 2016.

A livello personale è stato davvero un periodo ricco, che ha contribuito alla realizzazione del disco. Nel 2019 sono stato in tour con Francesco De Gregori, con cui è nata una bella amicizia e che mi ha dato modo di vedere tanti luoghi pieni di musica e di poesia. Poi, sappiamo tutti quello che è successo, ma non riguarda questo album, perché in parte lo avevo già scritto. Nel complesso sono stati anni importanti, di mutamento, da vivere con lucidità e con tanta attenzione, perché non si perdano valori, conquiste e consapevolezze.

Le tracce del tuo disco hanno molteplici chiavi di lettura. Ciò si intuisce anche dal titolo, perché la parola “amore” può essere letta davvero in tantissimi modi diversi. Amore, inteso come persona a cui ti rivolgi, e amore in senso generale.

Il titolo racchiude un po’ tutto il senso del disco. Un grande autore dice “le canzoni non vanno spiegate, si farebbe un torto all’autore”. La parola amore, poi, racchiude tutto: l’amore appena sbocciato, quello appena finito, quello che riparte dopo un momento difficile. C’è anche tanta ricerca di noi stessi, dei motivi che ci spingono ad andare avanti, a cercare i nostri talenti, il senso della nostra vita.

Tricarico: «Milano sembra svenuta, ma in realtà sta cercando di capire come muoversi»

Con De Gregori hai realizzato il brano A Milano non c’è il mare, che ha come protagonista Francesco: è lo stesso ragazzo di Io sono Francesco diventato adulto?

Sicuramente c’è un legame tra questi due brani. Questo è un Francesco che vive nella sua città, Milano, e che è diventato adulto. Il centro di tutto è la mancanza del mare, quello della Puglia, dove io andavo da bambino. Milano, tra l’altro, è una città che è cambiata tantissimo in questi anni. È una città vicina all’Europa, come diceva Dalla, che attrae per tantissime cose, anche se non c’è il mare. In questo momento in particolare, poi, la vedo attenta. Sembra apparentemente svenuta, ma in realtà sta aspettando di capire come muoversi per ripartire.

Il tuo nuovo album ha moltissime sfumature. C’è un legame con la natura, che ritroviamo nel rumore della pioggia e del mare, unito a brani più introspettivi e ad altri più scanzonati.

Vedo questo disco come una sorta di ponte tibetano. L’ho attraversato e mi sono lasciato indietro tante cose. Tutti i brani sono importanti, come se fossero figli miei, e sono tutti diversi, anche se sono molto collegati l’uno con l’altro.

L’intro di Abbracciami Fortissimo è piuttosto forte, perché dici “secondo me gli uomini dovrebbero stare con gli uomini e le donne dovrebbero stare con le donne”.

C’è molta ironia in questa frase. Lo dico perché si parla molto di politicamente corretto, che secondo me va un po’ a discapito dell’intelligenza, dell’analisi delle cose. Anche perché, l’ironia è intelligenza. L’ho detto con leggerezza, chiacchierando con un amico mentre ero in studio. È chiaro che lo scambio e la diversità sono la cosa più importante di questo mondo, non lo metto in dubbio. Credo però che stiamo vivendo un momento un po’ pesante.

Sulla musica di oggi ha le idee chiarissime

Lo scorso 1° febbraio hai compiuto 50 anni e nel 2020 hai festeggiato i 20 anni di carriera. Due traguardi piuttosto importanti. Guardandoti indietro e guardando quello che il mercato discografico offre oggi, come ti rapporti con le nuove generazioni di artisti?

Sono felice di aver festeggiato i 20 anni di carriera e di essere ancora qui a scrivere. Ho visto cambiare il mondo, non ho rimpianti o rimorsi, mi piace che il tempo passi. Per quanto riguarda le nuove generazioni, a volte mi sembra che ripercorrano strade già tracciate, come se fossero nuove. Questo mi sorprende, perché sembra che abbiamo completamente perso la memoria. Mi dispiace che cose già sentite vengano presentate come nuove, quando invece dovremmo tutelare quello che c’è stato.

A questa cosa probabilmente contribuiamo tutti. Forse non siamo riusciti a creare una memoria storica abbastanza forte per far sì che si riesca a ricordare senza celebrare come novità qualcosa che non lo è.

Sì, forse siamo tutti un po’ responsabili. In questo momento mi sembra che non venga concesso il rischio e probabilmente è per questo che si riprendono modelli che hanno già funzionato. Quando ho iniziato la musica doveva essere onesta, la chance per chi non aveva possibilità e aveva bisogno di parlare. Oggi invece è diventata un mestiere come un altro, mentre prima rischiavi davvero. Era necessità, non una scelta.

Ascolta Amore dillo senza ridere ma non troppo seriamente di Tricarico

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