C. Tangana: fuori “Tú Me Dejaste de Querer”, tra futuro e tradizione
L’ultimo singolo di C Tangana conferma la bontà di un percorso partito da lontano e costruito contaminazione dopo contaminazione
«Nací con la visión, me sale natural». Sono parole che C. Tangana cantava nel 2018 nella sua Baile de la Lluvia, contenuta nel progetto Avida Dollars (che riprende il celebre anagramma di Salvador Dalì). Un passo indietro di due anni, ma doveroso: bisogna partire dalle fondamenta di un’idea, per apprezzarne l’applicazione.
In quel periodo, Puchito stava proseguendo il percorso verso un deciso ri-posizionamento artistico per il post Agorazein. La missione era chiara: elevare la propria caratura artistica e mediatica su un altro livello, facendo fruttare la propria mira internacional.
Sappiamo bene quanto questo genere di mosse costi agli artisti. Cresci come nome, ma i fan del giorno zero ti accusano di esserti venduto. Quasi come se avessi tradito la musica stessa.
Rischi del mestiere, che non hanno arrestato la scalata. Forse qualche lacrima per i fan persi l’avrà pure versata, ma dall’interno di una limousine, e con la consapevolezza di essere fedeli a se stessi. Il che basta e avanza.
C. Tangana tra team e visione
A dare una bella spinta all’ascesa dell’artista ci ha pensato non soltanto la Drake-actitud o l’estro invidiabile, ma anche un team di fedelissimi. Da Alizzz ad Alex Turrion, da Santos Bacana a Javier Ruiz, il progetto C. Tangana si è consolidato grazie a più maestranze, a cui el rapero rende puntualmente omaggio.
Il motivo è semplice: la visione è condivisa. La continua evoluzione musicale ed estetica è alimentata da più talenti. Sarebbe facile per uno degli artisti più importanti d’Europa omettere tutto questo. Ma non è il suo caso. Anche così si conquistano riconoscibilità e continuità.
La visione di Tangana & Co, che ha permesso – al pari di Rosalía – di portare l’industria musicale spagnola su un altro piano, prevede di mettere tutto al servizio di un piano più grande. Una vera e propria devozione all’obiettivo finale, che non permette all’egocentrismo di avere la meglio o di inseguire facili soluzioni.
Un nuovo capitolo
Questo ci riporta alla frase iniziale. Per prestare fede a questa barra firmata dall’artista madrileno basta guardare al presente.
È uscita oggi Tú Me Dejaste de Querer ft. Niño de Elche e La Hungara. Singolo che, nonostante le differenze con quello che C. Tangana faceva due anni fa, è perfettamente coerente con il lavoro portato avanti sotto-traccia da allora.
Cominciava ad insinuarsi da tempo il sospetto che Antón volesse distinguersi attraverso un elemento forte ed esportabile, che fosse fonte inesauribile di ispirazione. Il trend non poteva essere la risposta. La cultura sì.
La strada più lunga
Che poi, a dirla tutta, Puchito può già vantare in discografia importanti successi commerciali, da Booty e Nunca Estoy fino ad Antes de Morirme. Non gli mancano nemmeno le collaborazioni di prestigio, da Jhay Cortez a Duki, da Darell a Natti Natasha, da MC Bin Laden a French Montana.
Una fama crescente, che non sembra però diluire la qualità e il carattere della musica. C’è una fortissima e tangibile componente di folklore che arde, dando alle sue canzoni un appeal ineguagliabile rispetto all’offerta continentale odierna. Tutto il contrario rispetto ad una globalizzazione musicale che livella buona parte delle release.
Nel suo caso c’è sì il dembow, ma non strizza l’occhio all’alta classifica. Può esserci il bolero, il baile funk, ma declinati in forme catchy e trasversali. Non mancano nemmeno il rap e la trap, a conferma di un tocco urban da vero numero 7.
C’è tutto quello che serve per evidenziare ricerche, cesellature, contaminazioni, riferimenti che guardano al folklore e alle eccellenze di correnti musicali poco familiari al di fuori della Spagna o di una qualsiasi nicchia. Ecco spiegate collaborazioni come quella con La Hungara, legata al flamenco.
Firmare una club-hit reggaeton al mese sarebbe probabilmente più facile. Ma forse non saremmo qui a parlarne.
Anche l’occhio vuole la sua parte
La componente visual non è da meno. Il livello dei videoclip di C. Tangana si è alzato vertiginosamente, rimbalzando dalla Spagna cattolica più assolata alle suite a 5 stelle, da Bigas Luna a Toro Scatenato, da accecanti icy chain a bar cubani dove il tempo sembra essersi fermato.
Già da Bien Duro era chiaro che il futuro sarebbe passato per un continuo dialogo con le radici. Non solo le sue, ma anche di chi lo circonda e lo influenza.
Niente che andasse accentuato o esasperato. Un particolare, semmai, da inserire nella cornice, per far sì che colpisse nel modo giusto ascoltatori e osservatori. C. Tangana sembra aver trovato quello che Roland Barthes chiamava – riferendosi alla fotografia – il punctum della sua nuova musica.
In attesa di scoprire cosa ci riserverà per il futuro, è chiaro che da singoli del genere passano precise scelte di campo. Difficilmente il C. Tangana che muta ne El Madrileño potrà rinunciare a quell’eco di tradizione che attraversa e ispira il suo immaginario.
È proprio quell’aspetto che spinge sempre più gente a vivere la sua musica, perché si è consapevoli che oltre a seguire la sua crescita, si imparerà qualcosa in più su tradizioni e visioni del mondo secolari che vanno dalla Spagna al Centro-Sud America. Proprio vero: talvolta la buona musica è la miglior maestra che potremo mai incontrare.