Ludovico Einaudi, i segreti di un fenomeno discografico unico al mondo
Se la musica di ascendenza colta ha le sue carte da giocare anche nel mondo dello streaming, è anche grazie al lavoro del compositore torinese. Analizziamo questo “case study” con Mirko Gratton, direttore della divisione Classics & Jazz di Universal Music Italia
Nel numero di settembre/ottobre di Billboard Italia si torna sulla figura di Ludovico Einaudi e sulla sua carriera per leggerla all’interno di alcuni dei contesti artistici e culturali che ne hanno caratterizzato l’evoluzione.
Ad illustrarcene ulteriori aspetti e ad aiutarci a raccontare la caratura internazionale del personaggio è Mirko Gratton, direttore della divisione Classics & Jazz di Universal Music Italia, che in quanto titolare del marchio Decca Records gestisce il catalogo discografico di Ludovico Einaudi.
Abbiamo raggiunto Gratton per un interessante scambio di battute su questo “case study” discografico che ci invidiano in tutto il mondo.
Mirko Gratton spiega il “fenomeno Ludovico Einaudi”
Si può considerare Einaudi un musicista classico?
Difficile incasellare Ludovico Einaudi in una categoria. Certamente la sua formazione classica è notevole e gli dà una credibilità che non molti musicisti hanno. È anche indubbio che le sue composizioni strutturalmente abbiano una forte parentela con la musica classica normalmente definita.
Tuttavia hanno anche qualcosa di diverso che pone strutture classiche spesso tradizionali in linea con i tempi moderni, con molti punti di contatto con quella musica che è amata da un pubblico di dimensioni infinitamente maggiori: ad esempio l’utilizzo di elettronica o di percussioni.
Diciamo che Ludovico Einaudi è fra coloro che meglio hanno saputo sintetizzare le caratteristiche di molti stili musicali, creando un crossover ad altissimi livelli che non a caso attira un pubblico molto eterogeneo, fatto di giovani e anziani, di esperti e non. Il tutto, tra l’altro, con un ingrediente in più: la semplicità, che rende la sua musica ancora più immediata.
Il successo di Ludovico Einaudi colpisce non solo a livello discografico e concertistico ma anche in fatto di streaming, con numeri decisamente importanti: segno di un grosso seguito, anche tra le nuove generazioni. Quali aspetti della sua musica potremmo considerare di maggiore interesse per i tanti giovani che lo seguono?
La musica non è una scienza esatta, e infatti tanti cercano di imitarlo senza ottenere lo stesso successo. Il segreto, più che negli ingredienti, è nella sua creatività, nel fare le cose prima di altri, e soprattutto nella miscela finale che ne risulta.
Personalmente amo le sue melodie, la semplicità delle sue composizioni, le dinamiche meravigliose, l’utilizzo parsimonioso, eppure significativo, dell’elettronica. Sicuramente l’ascolto della musica di Einaudi dà un senso di gratificazione, e la gente si accorge che ciò che sente è qualcosa che ha radici profonde e che è diverso dalla musica di consumo che ascolta abitualmente.
Mi ha sempre colpito la “rivoluzione silenziosa” del personaggio Ludovico Einaudi, la sua naturale capacità di aprire il minimalismo verso l’eleganza da un lato, l’intensità emotiva e la ricerca dall’altro. Che ruolo hanno i singoli progetti discografici in questo percorso? Danno l’impronta ad ogni nuova fase?
È una domanda a cui può rispondere solo l’artista. Di certo i suoi progetti hanno sempre qualcosa di diverso, e si ha l’impressione di entrare in nuovi territori, mai di ascoltare il remake di un altro disco.
Dal pianoforte è passato a ensemble più complessi, ha introdotto l’elettronica, esplorato la ritmica. Poi è tornato al pianoforte, inserendo temi importanti come la natura, la sostenibilità, la necessità di convivere all’interno di un sistema complesso. Il tutto con leggerezza, ma anche con profondità allo stesso tempo. Chissà cos’altro ha in mente di riservare per il futuro: la sua creatività, geniale, è imprevedibile.
Einaudi è da tantissimo tempo un artista di caratura internazionale. Nelle sue prime dichiarazioni sull’argomento lamentava talora una sorta di gap fra Italia ed estero, riguardante la capacità di recepire la musica strumentale di ricerca. Le cose, anche grazie al percorso del Maestro, sono nel tempo migliorate?
Direi che Einaudi può finalmente definirsi compreso e amato anche in Italia. A parte i risultati record dello streaming, basta vedere i concerti milanesi del periodo natalizio, sempre esauritissimi pur aggiungendo date ogni anno.
Ha faticato, certo, perché ha creato un percorso nuovo. Tutte le strade nuove necessitano di tempo per essere comprese dal pubblico, anche da quello più vicino. Ma davvero queste difficoltà sono dietro le spalle, e oggi la gente accoglie con fiducia le sue proposte.