Riconquistare il privilegio di sentir scorrere il tempo con “Risorgerai” di AKA5HA
A tre anni dal suo ultimo disco, il musicista e cantautore bolognese torna con il nuovo album prodotto da IOSONOUNCANE
Foto di Manuel Grazia
C’è bisogno di tempo. Per guarire, per cambiare, per ascoltare e per ascoltarsi. Si parla spesso della velocità con cui il mondo odierno fa i conti ormai da un pezzo, compreso tutto l’universo musicale. Ci si ritrova spesso a scrivere del bisogno di dischi che crescano ascolto dopo ascolto o addirittura di dischi che siano album o concept e non una playlist di singoli. Se è vero che l’arte ha anche il compito di colmare un vuoto del reale, oltre che di darne una rappresentazione o un’interpretazione, allora la strada intrapresa nell’ultimo periodo dal cantautorato italiano, dove per cantautorato si intende un certo tipo di scrittura e attitudine e non un genere, è quella del movimento particolare. AKA5HA ha scelto un verbo al futuro, Risorgerai, per il suo album. Un augurio, una tendenza e una dichiarazione consapevole che, appunto, ci vuole tempo.
Il suo disco, prodotto insieme a IOSONOUNCANE, riesci a comprenderlo davvero una volta giunto all’ottava e alla nona traccia. In Ivi, che è cita il titolo dell’album, ci sono gli ottoni che avvolgono gli arpeggi di chitarra acustica, un po’ alla Black Country, New Road, poi l’elettronica che si interseca aumentando il ritmo e l’ansia di cambiamento e trasformazione del testo. Una ritmica simile e in egual modo repentina, emerge nella successiva Rituale. La tragicità malinconica del pianoforte prende corpo sui suoni della natura e accompagna il cantato non più pulito, ma ricco di interferenze elettroniche. Matteo Castaldini, questo il nome che si cela dietro AKA5HA, rimescola le carte e unisce l’estetica urban che contraddistingueva le sue prime produzioni a una nuova materia.
Fin dalla prima canzone Inverno ’96 tuttavia è chiara una cosa: la centralità data alle parole e al loro suono. Uno dei crucci di tanta musica uscita quest’anno e sintomo di una nuova tendenza volta a dare valore al tempo delle cose. Oggi, venerdì 7 novembre, si parla del nuovo album di Rosalía, LUX, dove l’artista catalana canta in tredici lingue. Ma senza doverci spostare troppo, basta pensare al disco de LA NIÑA (qui la nostra intervista), FURÈSTA, della musica di questo 2026, o alla musicalità richiesta ai testi essenziali di un disco rivelazione come La Maccaia di Gaia Banfi (protagonista della nostra Cover di Gen B) che fa anche parte della stessa “famiglia” di Trovarobato.

Trasformazione e assenza
«So che Romanzarsi / Non mi ridarà il tempo speso ad odiarti» canta in una delle prime strofe Matteo. È uno dei brani in cui l’elettronica è meno presente, uno di quelli ridotti davvero all’essenza. Un procedimento che in Risorgerai AKA5HA ha compiuto in modo attento ed equilibrato. In questo non è un album che ha bisogno di tempo. Pur nella sua raffinatezza e ricercatezza sonora, la maggior parte di brani è come se vivesse di vita propria. Come se fosse un capitolo indipendente della trasformazione preannunciata anche dall’artwork curato da Alessandro Tucillo e Manuel Grazia. Un albero che plana in uno sfondo celeste che da secco diventa rigoglioso.
«È una sensazione precisa: un tremore simile a quando ti si addormenta una gamba o un braccio. O a certe paralisi del sonno. Dentro di te senti di avere il controllo, di poterti muovere, ma il corpo non risponde. Credi di dimenarti ma resti immobile. Questo è il nodo che il disco prova a curare» spiega AKA5HA. Le sensazioni e i sentimenti diventano allora il movimento. Attraverso la ritmica e l’anima strumentale delle composizioni – la chitarra acustica è protagonista e si fonde con ottoni, archi ed elementi elettronici – viene raccontato un processo di rinascita.
La mutazione, spirituale più che corporale, è dolorosa. Tuttavia, il dolore e la malinconia che pervadono tutto il disco, a poco a poco, si confondono con un sentimento di pace interiore. L’assenza e il lutto sono temi centrali. In Senza – uno dei brani più elettronici – rivive la nostalgia di un passato irrecuperabile nei versi «E ora no / Non so che fai». La casa è un altro di quei nodi che per tutto l’album si cerca di sciogliere. Ritorna in diversi pezzi: nella rarefatta Aia e nella traccia focus dell’album, Nell’aria.
Quest’ultimo è degli esempi dalla struttura più tradizionale, per non dire pop. L’abbandono e la distanza si confondono tra archi, accordi di chitarra e tratteggi distorti. «Che te ne fai del sole / E della fortuna / Se quando fuori piove / Solo allora ti senti sicura» è uno dei passaggi più diretti di Risorgerai, in cui AKA5HA sembra quasi enfatizzare l’importanza del dolore stesso e della solitudine. Quasi un’inevitabile condizione per il cambiamento.
Immagini sonore
Con Risorgerai AKA5HA ha realizzato un progetto multidisciplinare, accompagnando le dieci tracce con un cortometraggio diretto da Simone Peluso. Il giovane regista, che vanta collaborazioni con Post Malone, e Blanco, insieme al musicista bolognese ha costruito un viaggio visivo che unisce vari frammenti sonori del disco fino ad arrivare alla focus track Nell’aria. Domani, sabato 8 novembre, al Baumhaus Culture a Bologna, AKA5HA si esibirà subito dopo la proiezione del corto (un evento a ingresso libero).
Le immagini, comunque, vivono in ogni brano. Ed è questa l’altra grande forza di Risorgerai: il suo potere immaginifico che non disegna, ma suggerisce paesaggi e colori. D’infanzia è l’apice da questo punto di vista. Un collage di voci, suoni, parole e suggestioni nostalgiche che ogni ascoltatore può ricollegare e ricomporre a proprio piacimento. Il viaggio si conclude in modo inaspettato, con una strumentale elettronica decisa che chiude, invece, uno dei brani più emotivi dell’album, Rondine. Risorgerai è il processo che ha portato AKA5HA a essere quello che è oggi e in cui però non è obbligatorio rispecchiarsi. Il dolore è parte del processo, ma non siamo qui a dire che sia necessario. È bello però lasciarsi cullare dallo scorrere del tempo, a prescindere dalle sensazioni e dalle emozioni che porta con sé. Anche solo per sentire riconquistato il privilegio di sentirselo scivolare via tra le dita.
