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Alfa: «È ora che anche i figli parlino di più ai loro genitori»

Domani esce il nuovo album di Alfa, N O R D. Ci ha raccontato del suo nuovo progetto, dei commenti omofobi e di un dialogo fondamentale

Autore Benedetta Minoliti
  • Il13 Maggio 2021
Alfa: «È  ora che anche i figli parlino di più ai loro genitori»

Alfa, foto di Pietro Cocco

Il Nord è il punto cardinale principale utilizzato dai viaggiatori per definire le altre direzioni. E punta proprio a N O R D il nuovo album di Alfa, in uscita domani, venerdì 14 maggio.

Le tappe del viaggio di Alfa si snodano in 10 brani che raccontano altrettante emozioni, tutte diverse, e che vanno a definire la storia del cantante, timido e introverso, che nella musica ha trovato la migliore amica che tutti vorremmo, un confidente a cui raccontare i nostri segreti e con cui parlare liberamente, senza paura di essere giudicati.


Un viaggio, quello di Alfa, che è solo agli inizi. Un salto verso l’età adulta, con il coraggio che serve a tutti i giovani della sua generazione di mettere in mostra le proprie debolezze, ma anche i propri punti di forza.

Abbiamo incontrato Alfa su Zoom per farci raccontare la storia dietro al suo nuovo progetto. Potrete trovare l’intervista integrale sul numero di giugno di Billboard Italia. Di seguito trovare un estratto.


Nei titoli dei tuoi brani alterni caratteri minuscoli e maiuscoli. Nei primi anni 10 del 2000 gli adolescenti usavano Msn e c’era l’usanza di scrivere il proprio nickname proprio in questo modo. Volevo chiederti il perché di questa scelta, interessante anche a livello grafico.

Quello che mi ha ispirato è stato Kendrick Lamar, in DAMN. tutte le canzoni hanno il titolo maiuscolo e il punto. Ma anche tha Supreme, che utilizza anche i numeri. Trovo queste scelte super estetiche e quindi ho deciso di alternare caratteri maiuscoli e minuscoli. Nulla, però, è casuale. Le lettere minuscole formano un messaggio che anticipa il futuro, un po’ Codice Da Vinci. Pensavo di essere stato il primo, invece ho scoperto che lo ha già fatto Zayn nel 2015, e un po’ ho rosicato (ride, ndr.). Ci tengo comunque che tutti i miei dischi abbiano una particolarità estetica che li rende subito riconoscibili.

TeStA TrA Le NuVoLe pT.2 è il terzo brano con questo titolo, come fosse una sorta di saga. Il focus è sulla musica, che è riuscita a farti superare la timidezza e smussare alcuni lati del tuo carattere. Qui dici “Io di sicurezza ho solo l’uscita”, che dice tanto di te…

Io sono una persona profondamente timida. Da piccolo mi hanno spesso preso in giro per il mio peso e questa cosa mi ha influenzato molto. Per dirti, dagli 8 ai 14 anni ho solo suonato, chitarra e pianoforte, e non ho mai tirato fuori la voce, perché pensavo di non averla. Quello che mi ha cambiato è stato il freestyle. Mio padre mi portava a fare le battle, in posti improponibili a Genova, e lì la voce riuscivo a tirarla fuori. Questo mi ha permesso di crescere molto e, nei miei limiti, di diventare anche più estroverso. La musica è stata terapeutica e rimane sempre la mia migliore amica, con cui mi confido. Spero che rimanga sempre questo e non diventi un modo per parlare “alle genti” (ride, ndr.).


È interessante il fatto che sia stato tuo padre a spronarti a fare musica, portandoti alle battle di freestyle. I tuoi ti supportano molto?

Ho un rapporto un po’ controverso con mia madre, in realtà. Lei mi ha spinto a suonare la chitarra, che oggi è il mio strumento preferito, ma all’inizio mi faceva schifo. Alla fine però mi ha regalato la mia più grande passione. Lei vedeva per me un futuro più certo, ma io ho una data precisa in cui ho capito che aveva iniziato a crederci anche lei in questo progetto, che è il 30 gennaio 2020. È il giorno in cui ho mollato la Bocconi e ho fatto il primo concerto a Milano. Quando ho finito, dopo aver suonato di fronte a 3mila persona, mi ha detto: “Sai, forse una chance ce l’hai”. Ecco, a me è bastato quello per capire che una chance me la merito davvero.

L’ultimo singolo che hai pubblicato è SnoB, con Rosa Chemical. Ho visto che hai pubblicato un video su TikTok dove commentavi gli insulti omofobi che hai ricevuto per il bacio con lui.

Io mi aspettavo di ricevere degli insulti. Una critica che posso anche capire è “perché sei etero e fai un gesto che non ti appartiene”. Questo per me significa ragionare ancora per minoranze, perché non capisco davvero per quale motivo non possiamo appoggiare una determinata cultura, che per la nostra generazione è assodata. Quello che mi ha fatto davvero arrabbiare è che degli over 40, con figli, mi abbiano scritto che dobbiamo vergognarci e che stavamo promuovendo l’omosessualità, come se fosse un brand di vestiti. Ho fatto anche una stories, dicendo che spesso si dice che sono i genitori che devono parlare ai figli, ma mi sa che questa volta sono i figli che devono parlare con i propri genitori.


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