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Chi è Myriam Fares, che canta con Maluma e Nicki Minaj nell’inno dei mondiali 2022

Esce oggi l’inno ufficiale della FIFA World Cup 2022: “Tukoh Taka”. Meno universalmente nota rispetto agli altri due artisti presenti nel brano, in realtà la cantante libanese è una delle grandi popstar del mondo arabo

Autore Federico Durante
  • Il18 Novembre 2022
Chi è Myriam Fares, che canta con Maluma e Nicki Minaj nell’inno dei mondiali 2022

Myriam Fares (fonte: ufficio stampa)

Manca sempre meno all’inizio dei mondiali 2022 in Qatar. Un countdown amaro per noi italiani, vista la mancata partecipazione, ma come da tradizione accompagnato dall’uscita dell’inno ufficiale della competizione. Quest’anno si tratta di Tukoh Taka, brano in cui troviamo pesi massimi mondiali come Nicki Minaj e Maluma più un’artista il cui nome non dirà molto alle orecchie dei più, perlomeno in Occidente: Myriam Fares.

L’artista libanese quest’anno è stata protagonista di una storia di successo che non ha paragoni nel mondo arabo all’epoca dei social network: la sua Goumi ha registrato oltre 6.4 milioni di utilizzi e 8.4 miliardi di visualizzazioni solo su TikTok, secondo quanto riferisce la piattaforma stessa.

Pubblicato originariamente nel 2018, il singolo ha conosciuto una seconda (fortunatissima) vita quando la cantante quest’anno ha deciso di riproporlo in una dance challenge lanciata su Instagram (visto che lei, ironia della sorte, un profilo su TikTok non ce l’aveva nemmeno). Con sua stessa sorpresa, è diventata subito un fenomeno virale. Anche travalicando i confini del mondo arabo.

Ma attenzione a considerare Myriam Fares una meteora da condivisione social: con vent’anni di carriera alle spalle e persino un documentario biografico disponibile su Netflix, l’artista è già una delle grandi popstar del Medio Oriente. E adesso, forte del successo di Goumi e della presenza in Tukoh Taka, si appresta a fare il grande salto su scala globale

Il pop arabo sarà capace di seguire le orme del Latin pop e del K-pop? Sarà lei la portabandiera del movimento? Recentemente l’abbiamo contattata in esclusiva per l’Italia: vi riproponiamo qui l’intervista integrale.

ENGLISH VERSION HERE

Goumi è stata pubblicata anni fa: com’è successo tutto l’hype di TikTok? Quando hai capito che stava diventando una hit globale?

Sì, Goumi è stata pubblicata più di tre anni fa. Poiché ho un home studio, cerco sempre di rinnovare le mie canzoni. Così l’ho remixata e velocizzata per uno dei miei concerti: il risultato mi è piaciuto subito e spontaneamente ho deciso di farne una dance challenge. Ma non avevo idea che questa challenge in particolare avrebbe fatto diventare la canzone una hit, diffondendola globalmente in modo così veloce e inimmaginabile.

Quali nuove opportunità professionali ti ha aperto il successo di Goumi?

La challenge è diventata virale su TikTok con 8.4 miliardi di visualizzazioni complessive (per non parlare degli altri social), nonostante io non abbia neanche un profilo sulla piattaforma: ho lanciato la challenge su Instagram. Questo ha fatto sì che grandi artisti e label importanti venissero a bussare alla mia porta per propormi collaborazioni: sceglierò la proposta migliore.

Il successo di generi come il Latin pop e il K-pop ha dimostrato che il panorama mainstream globale non è più centrato solo sulle produzioni anglosassoni. Che potenziale vedi per il pop arabo al di fuori dei paesi arabi? La lingua è una barriera o un’opportunità?

Sin da quando ero piccola ho sempre pensato che la musica sia un linguaggio internazionale che non ha limiti: non dobbiamo per forza capire la lingua di una canzone per amarla. Non essendo un problema di lingua, più che altro la questione è l’apertura dell’Occidente nei confronti della cultura mediorientale. Anche grazie ai social media, penso che oggi gli occidentali siano più aperti in tal senso perché possono vere uno sguardo sulla nostra cultura e musica, e questo aiuta le canzoni arabe a diffondersi globalmente. Per cui sì, penso che sia un’opportunità e spero che dopo Goumi arrivino altri successi in arabo. Le canzoni arabe hanno melodie e ritmi molto belli che meritano di essere conosciuti.

Myriam Fares - Tukoh Taka - 2
Myriam Fares (fonte: ufficio stampa)
Quali paesi rappresentano i tuoi mercati principali?

Non ho mai avuto un target specifico, anche perché mi piace diversificare. Sono l’unica artista mediorientale a cantare in tutti i dialetti e stili musicali della regione: libanese, egiziano, iracheno, arabo del Golfo, marocchino, berbero, curdo… Il mio obiettivo è avvicinare i diversi popoli mediorientali fra loro, così come questi agli altri popoli del mondo. Amo anche dare nuova linfa alle culture tradizionali: per esempio la mia canzone Aman si basa su un brano tradizionale andaluso a cui ho dato una veste house per mostrare alle nuove generazioni le radici dell’arte mediorientale in una forma a loro congeniale.

Nel complesso il Medio Oriente è un mercato di centinaia di milioni di persone ma è meno strutturato di quello europeo o americano: quali possibilità di crescita vedi per la musica nella regione?

Alla musica latin ci è voluto parecchio tempo per conquistare il mondo: penso che le canzoni arabe seguiranno la stessa dinamica. Spero che Goumi possa rappresentare un modello in quella direzione. Ma succederà: oggi i social media sono più aperti a tutti.

In che modo la situazione socio-economica del Libano negli ultimi tre anni ha condizionato il tuo lavoro?

Ovviamente ciò che sta accadendo al mio splendido paese ha condizionato il mio lavoro, perché in fin dei conti sono un’artista e per essere creativa ho bisogno di trovarmi in un contesto positivo. Gli eventi degli ultimi anni hanno influito negativamente su di me, causando spesso il rinvio delle release delle mie canzoni. Comunque sono un’artista araba, non soltanto libanese. Devo rimanere forte per presentare all’estero una buona immagine del mio paese, proprio perché in questo momento non è la migliore. Infatti i media stranieri hanno parlato del successo di Goumi proprio in questi termini.

Da Fayrouz in poi, molti artisti libanesi hanno trovato successo in tutto il Medio Oriente. Da questo punto di vista, quali sono un vantaggio e uno svantaggio dell’essere libanesi?

Il vantaggio è che, viaggiando per il mondo, ti rendi conto che non ci sono molti altri popoli così attaccati al loro paese e alla loro cultura. Lo svantaggio è che c’è tanta gente nei paesi arabi che mi osteggia in quanto donna. Io faccio parte di quella generazione di artiste che non si limitano a cantare con l’accompagnamento di una band (come succedeva da Fayrouz in poi) ma che ballano anche. Nei paesi arabi – soprattutto ai tempi dei miei esordi ma ancora oggi – molta gente non è abituata a questo. Adesso le cose vanno meglio perché questa generazione è più aperta.

Myriam Fares - Tukoh Taka - 3
Myriam Fares (fonte: ufficio stampa)
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