I Coma_Cose presentano “Nostralgia”: «Ciò che vogliamo è rimanere puri»
Dopo Fiamme negli occhi, il duo milanese (d’adozione) Fausto Lama e California dei Coma Cose tornano con un EP. Li abbiamo intervistati
Ho parlato a lungo via Zoom con Fausto e California di Nostralgia, nuovo album dei Coma_Cose che uscirà il 16 sulla fidata Asian Fake (con distribuzione Sony Music), e gli ho chiesto di spiegarcelo track by track (l’integrale dell’intervista la leggerete a maggio sul magazine). Ne valeva la pena dopo un ascolto attento.
Poche canzoni, sei, di cui una conosciutissima: Fiamme negli occhi, che ha spalancato le porte del duo a una vasta platea, diventando disco d’oro in sole tre settimane e il cui video ha superato le quattro milioni e mezzo di visualizzazioni su YouTube.
Ora che il successo è arrivato, guardandosi alle spalle si vede che il cammino artistico percorso da Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano – semplicemente California – è stato alla fine breve, ma non brevissimo perché intenso. Una progressione che è iniziata da subito dagli esordi del 2016, e adesso con Nostralgia si passa nei testi (sempre intelligenti ma questa volta più descrittivi, più narrativi con meno giochi di parole) dai confortanti confini milanesi al più vasto mondo dell’interiorità, dell’autoanalisi. E non solo.
Nell’album si respira un’atmosfera notturna: la traccia iniziale Mille tempeste, gli ululati dei lupi, le discoteche… per poi finire il disco con l’arrivo dell’alba, in un supermercato. Mi viene in mente il titolo di Louis-Ferdinand Céline: Viaggio al termine della notte. Solo che voi al cinismo e al pessimismo dell’autore avete preferito una meno drammatica sensazione di nostalgia?
Fausto: (sorride, ndr) E anche di perdono – anche dei propri difetti – che è una alternativa alla disillusione e a quel nichilismo. Quando tu cresci è difficile rimanere contro tutti e tutto. Crescere significa cambiare anche nel dubbio di sapere se siamo stati coerenti o no, con noi stessi… Ecco, abbiamo cercato di raccontare il nostro passaggio di crescita con semplicità. Per questo – dettaglio – compaiono i supermercati che si frequentano di più quando si è grandi e non ragazzini, anche se durante la pandemia è stato uno dei luoghi più sociali.
Apre il disco Mille tempeste, che si sviluppa come una sorta di trip hop cinematico un poco Portishead e primi Archive, proprio quel tocco anni ’90 che non manca mai nelle vostre produzioni… ed è ripeto molto notturna.
California: Questa canzone è idealmente una traccia di “transizione” che ti porta dai Coma_Cose precedenti a quelli di Nostralgia. Infatti è l’unica con un accenno di rap, mentre nel resto del disco non c’è proprio. E poi… sì, adesso che ci penso è in effetti una canzone “notturna”. Come osservavi tu, un po’ tutto il disco vive di atmosfere che si adeguano alla notte. In fin dei conti in questo anno pieno di lockdown abbiamo passato molte notti a pensare… che però hanno portato consiglio. Dopo una sorta di viaggio onirico che evinci leggendo tra le righe dei testi, siamo arrivati a queste canzoni.
Fausto: Eh sì, a parte Discoteche abbandonate, parliamo in effetti di notti appena finite. Comunque c’è tanta notte nel disco.
A proposito di Discoteche abbandonate, con quel synth di fondo ondeggiante tra i suoni di Stranger Things e le produzioni stile Com Truise, cantate la fine delle discoteche che comunque ha una radice nel passato. Ben prima della pandemia, abbiamo visto che quel mondo era in crisi.
Fausto: Hai centrato il discorso, è un vizio di forma questo parallelismo con la condizione di lockdown dove tutto si è bloccato. Poi se prendi la cosa alla larga, se ci pensi le discoteche hanno da sempre un loro ciclo di vita ben preciso. Sei, sette anni, poi cambiano le mode, i generi e i DJ, ma anche l’estetica di un club e alla fine possono anche chiudere, scomparire… Sai, abbiamo pensato io e California a quelle discoteche di fine anni ’90 inizio Anni Zero. Erano di luoghi sacri, non eri affascinato solo dalla musica e dal cub stesso, ma captavi un senso di libertà quasi tangibile. Dentro questi luoghi si concepiva una vita parallela e alternativa nei weekend. A parte che i weekend relazionati alle discoteche non sono più mitologici come erano vent’anni fa.
California: Dietro casa nostra in zona Corvetto ne abbiamo un esempio sotto gli occhi, è una via di mezzo tra un rudere e un esempio di abusivismo edilizio, forse una discoteca mai finita? Pilastri di cemento, una piramide, una postazione perfetta per un DJ…
Fausto: Io sono di Salò e mi capitava di andare spesso al Genux (ex mastodontica discoteca in zona Lago di Garda, oramai demolita, ndr) quindi conosco bene quelle cattedrali del divertimento notturno… Comunque in mezzo a quelle mura si nascondeva una vita effervescente, fatta di suoni, balli e sogni, carica di un entusiasmo fuori dal normale. Ecco, con Discoteche abbandonate fotografiamo quella sensazione.
Fiamme negli occhi spicca ancora riascoltandola. È senza dubbio, per me, un piccolo capolavoro. Sarà che questa country rock pop song mi fa un po’ Jesus and Mary Chain degli anni 90, un po’ Velvet Underground… Dopo Sanremo cos’è diventata per voi questa canzone?
Fausto: Una scommessa vinta. Quando fai play sulle playlist “musica di tendenza” e parte questa canzone per noi è una bella soddisfazione sapendo che abbiamo fatto un grande lavoro per Fiamme negli occhi che non è “pancia pura” come molte altre nostre canzoni ma è stata cesellata, elaborata, prodotta con molta cura, guardando al passato e rispettando il presente. Quindi sono contento che dici che “spicca” perché nasce così, per ottenere quell’intento.
In La canzone dei lupi cantate “tutto s’addomestica tranne i lupi e noi”, una frase molto idealistica. È una sorta di “scoria” dell’adolescenza che vi portate dietro?
Fausto e California: Sì, però in realtà è un mantra che ci diciamo a vicenda perché desideriamo rimanere tutti e due i più puri possibili. È un auspicio, più che un messaggio idealistico. Nel 2020 è difficile portare avanti un lavoro super coerente. Viviamo un’epoca difficile, di compromessi e di adeguamenti. E poi noi, alla fine, se un domani tutto esplodesse, cerchiamo di rimanere integri.
E alla fine Fabio Dalè e Carlo Frigerio dei Mamakass, che vi hanno supportato per tutto il disco e son sempre una garanzia per voi. Ma non avete mai pensato a dei cambiamenti in fase di produzione?
Fausto e California: Con loro ci troviamo sempre di più, c’è una sorta di patto intellettuale e di voglia di sperimentare. C’è una “fragilità” di fondo nel progetto Coma_Cose. Intendo dire, vive su questa struttura binaria e particolarissima uomo-donna e su un registro musicale non facilissimo. Sai, in giro ci sono dei bravissimi produttori, ma devi entrare in questa dimensione di comfort zone che ci siamo creati. E non è un passo scontato.