Billboard Calls Crème of Talents: l’intervista a Flaconedivetro
L’artista campano è fra i dieci finalisti del contest lanciato da Billboard Italia e La Crème Records: è giunto il momento di conoscerlo meglio
Flaconedivetro è un progetto musicale in cui si uniscono i due luoghi del vissuto dell’artista: le sue origini e il suo presente. Flaconedivetro è una dancehall in cui elettronica e musica pop si intrecciano per creare un ambiente sonoro unico, in cui passato e futuro si fondono in una dimensione intima e personale. Le parole non sono importanti, servono a sussurrare un concetto, a evocare un’autentica nostalgia. La musica, con suoni elettronici graffianti e batterie dinamiche, ti trasporta in un’esperienza coinvolgente. Flaconedivetro è la malinconia di provincia raccontata dagli occhi di chi ricorda casa.
Flaconedivetro è fra i dieci finalisti di Billboard Calls Crème of Talents, il contest lanciato da Billboard Italia e La Crème Records. È giunto il momento di conoscerlo meglio.
L’intervista a Flaconedivetro
Raccontaci la tua formazione musicale.
Ho iniziato a scrivere canzoni a 15 anni per scherzo. Da quel momento non ho più smesso. Prendo lezioni di canto da sei anni. Per quanto che riguarda la produzione e la mia passione per i synth, ho imparato quasi tutto da autodidatta e prendendo lezioni di tastiera da un paio di anni. Inizialmente la mia attenzione era totalmente rivolta alla scrittura dei brani. Poi mi sono avvicinato gradualmente alla produzione, fino ad innamoramene e farla diventare la cosa che più mi affascina del processo di creazione di un pezzo.
Cosa ti ha spinto a intraprendere un percorso artistico nella musica?
È stato tutto molto naturale. Quando ho iniziato a scrivere e registrare i primi pezzi da ragazzino è stato come ritrovarmi nella mia dimensione. Ho capito che quella era la mia strada. C’era chi disegnava, chi era uno sportivo… io sentivo di essere un cantante. Da allora quello è sempre stato il mio obiettivo.
Quali sono i tuoi miti musicali di sempre? In che modo ti senti influenzato da loro?
Sinceramente non credo di avere miti musicali. Nel tempo ci sono stati artisti a cui mi sono affezionato più di altri. Attualmente potrei direi di essere effettivamente fan di Giorgio Poi e mi piacciono molto Calcutta e i Phoenix. Se aprissi ora Spotify uscirebbero solo i Red Hot Chili Peppers. Ho ascoltato sempre tanta musica diversa e credo che nel tempo mi sia creato una serie di riferimenti personali rispetto a ciò che più mi colpiva delle tante cose che mi passavano per le orecchie.
Quali sono tre dischi che porteresti su un’isola deserta?
Sicuramente Gommapiuma di Giorgio Poi, un capolavoro della musica italiana a mio parere, poi Nero a Metà di Pino Daniele, il maestro (su un’isola deserta creerebbe un gran bel mood) e infine Californication dei Red Hot Chili Peppers, perché attualmente ci sto in fissa.
Raccontaci il brano che hai presentato a Billboard Calls Crème of Talents.
Acqua è una canzone per dirsi addio. Dal punto di vista del testo e delle emozioni ho voluto esprimere il concetto che a volte siamo talmente tanto legati al ricordo di una persona, seppure questo sia estremamente doloroso, che quasi non vorremmo mai ci lasciasse. Arriva però il momento in cui naturalmente questo ricordo ci lascia, scorre via come trascinato da una corrente d’acqua, e noi senza accorgerci abbiamo dimenticato qualcosa che per noi era indimenticabile. Questo pensiero mi devasta.
Dal punto di vista della produzione nel pezzo coesistono due parti fondamentali: la leggerezza dei synth e della melodia, che evoca un’atmosfera quasi onirica e malinconica, contrapposta alla “cattiveria” del basso e delle batterie, che invece fanno muovere e danno il senso della forza emotiva del brano. La voce è stata trattata per essere eterea, affinché evocasse ricordi sospesi nel tempo.
Che visione hai per il tuo progetto artistico nei prossimi anni?
Attraverso una serie di singoli vorrei definire che cosa è effettivamente Flaconedivetro. È già in cantiere qualcosa che può essere definito un EP, forse disco. Guardando più avanti, invece, l’obiettivo è quello di condividere questo percorso con sempre più ascoltatori, suonare tanto in giro e far ballare quante più persone possibile durante i live.
Qual è il tuo più grande sogno come artista?
Fare un live negli stadi alla Cesare Cremonini, dove tutte le persone cantano fino a perdere la voce e ballano come se non esistesse altro in quel momento. È bellissimo vedere l’emozione che si genera tra tutte le persone in eventi come questi. E poi vincere Sanremo, magari.