Billboard Calls Crème of Talents: l’intervista a Viscardi
L’artista partenopeo è fra i dieci selezionati dal contest di Billboard Italia e La Crème Records: è giunto il momento di conoscerlo meglio
Viscardi è groove. Artista emergente di Napoli, Viscardi unisce il meglio della tradizione musicale partenopea con le sonorità internazionali del puro R&B contemporaneo. Il suo stile è una miscela eclettica di groove accattivanti, ritmi smooth e testi introspettivi che parlano di amore, vita urbana e ricerca di identità. La danza è parte integrante del progetto musicale di Viscardi, amplificando ulteriormente le sue sonorità pure R&B e hip hop. Per Viscardi, musica, danza e moda sono la combo perfetta per essere iconici, e avere una visione chiara è fondamentale per trovare il proprio posto nel mondo.
È giunto il momento di conoscere meglio questo artista, fra i dieci finalisti del contest Billboard Calls Crème of Talents di Billboard Italia in collaborazione con La Crème Records.
L’intervista a Viscardi
Raccontaci la tua formazione musicale.
La mia formazione musicale è iniziata a 3 anni con la danza, che è stata il mio primo vero contatto con la musica. Grazie a mio padre, che ha sempre avuto una passione per il canto, ho iniziato anche a cantare intorno ai 14 anni. Da quel momento la musica è diventata parte integrante della mia vita.
Negli anni seguenti ho partecipato a vari concorsi musicali, mentre iniziavo a scrivere i miei primi brani. Nel frattempo continuavo a far parte del coro parrocchiale del mio paese, pubblicando in quegli anni tracce R&B e soul in inglese, che mi hanno portato a incontrare la mia band all’età di 16 anni.
Abbiamo formato un trio elettronico e ci siamo esibiti in diversi live in Campania per qualche anno per poi dedicarci completamente al mio progetto discografico. Infatti a 20 anni mi sono trasferito a Milano, dopo aver vinto una borsa di studio per una scuola di musical. Ho poi deciso di lasciarla per concentrarmi sul mio percorso discografico, iniziato con Believe Music. Mentre lavoravo alle mie prime pubblicazioni, ho formato un team artistico e ho ripreso a ballare con il mio coreografo Andrea Veneri, mettendo insieme una crew con cui ho realizzato i miei videoclip e i primi live.
Attualmente sto studiando canto jazz al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, continuando a crescere musicalmente e a esplorare nuove sonorità. Nel frattempo ho collaborato con diversi artisti e produttori e ho lavorato al mio primo EP, Lady, in collaborazione con la mia produttrice Giada De Prisco. Un progetto R&B, neo-soul e hip hop che riflette la mia evoluzione come artista.
Cosa ti ha spinto a intraprendere un percorso artistico nella musica?
Sono sempre stato attratto dal mondo della musica e dell’arte in generale. Ma credo che la vera spinta sia nata dal bisogno di esprimere me stesso in un modo che le parole da sole non riuscivano a fare. Fin da piccolo, la musica è stata il mio modo per connettermi con le emozioni, attraverso sia la danza che il canto. Vedere in famiglia la passione per il canto mi ha dato un primo esempio di come la musica possa essere una forma di espressione potente.
Ogni fase della mia vita ha trovato un riflesso nella musica che facevo, ed è diventata una necessità, non solo una passione. È così interessante e calmante quando riesci ad esprimere qualsiasi stato d’animo, tipo: l’essere cool, il sentirsi sexy o banalmente tristi, tramite la musica.
Quali sono i tuoi miti musicali di sempre? In che modo ti senti influenzato da loro?
Senza alcun dubbio Rihanna, D’Angelo e Stevie Wonder hanno plasmato il mio modo di vedere e fare musica. Ma anche Angie Stone, Erykah Badu e Jazmine Sullivan. Principalmente però Rihanna per la sua capacità di reinventarsi continuamente e di fondere vari generi, D’Angelo per il suo groove e il modo in cui ha ridefinito il soul e Stevie Wonder per la sua straordinaria capacità di creare melodie senza tempo.
Ovviamente anche la scena musicale partenopea ha avuto un grande impatto su di me. Franco Ricciardi, in particolare, rappresenta un esempio di artista che ha saputo portare la tradizione napoletana in un contesto moderno. Questo mi ha ispirato a trovare il mio equilibrio tra le mie radici e le influenze internazionali.
Quali sono tre dischi che porteresti su un’isola deserta?
Voodoo di D’Angelo, Anti di Rihanna, A Time to Love di Stevie Wonder.
Raccontaci il brano che hai presentato a Billboard Calls Crème of Talents.
Il brano E SORDE RO DISCO nasce come una traccia ironica ma anche molto didascalica che vuole riflettere su una realtà spesso sottovalutata nel music business: l’ostentazione e la superficialità che si vedono sempre più spesso. Ho voluto giocare con quest’idea, ma allo stesso tempo il pezzo è anche profondamente autobiografico. Attraverso il testo cerco di evidenziare quanto sia difficile oggi poter realizzare un album con una promozione adeguata, soprattutto se hai a disposizione un budget limitato.
La canzone parla di come, per emergere davvero, non basti il talento o l’essere un vero artista. Senza un supporto economico o una buona esposizione mediatica, diventa quasi impossibile ottenere una firma discografica con un budget adeguato per sostenere il progetto. È una critica al sistema attuale, dove, a meno che tu non sia già famoso o con una rete di contatti solida, diventa estremamente difficile farsi notare, anche se hai qualcosa di autentico da offrire.
Quando ho presentato il brano a Billboard Calls Crème of Talents volevo proprio far emergere questa doppia chiave di lettura: da un lato c’è l’ironia verso certe dinamiche del business, dall’altro c’è il racconto di un percorso personale, fatto di ostacoli e di lotta per poter affermare la mia musica in un contesto dove la visibilità sembra valere più del valore artistico stesso.
Che visione hai per il tuo progetto artistico nei prossimi anni?
Per il futuro la mia visione è quella di portare la mia musica in napoletano oltre i confini italiani. Mi piacerebbe contribuire a rafforzare nuovamente l’ascolto della musica in dialetto anche all’estero, far capire quanto questa lingua e cultura abbiano ancora tanto da dire e quanto funzioni con il puro R&B di stampo americano. Credo che ci sia un grande potenziale nel combinare le sonorità internazionali con le mie radici napoletane, e vorrei che la mia musica potesse essere un ponte tra queste realtà.
Qual è il tuo più grande sogno come artista?
Vorrei lasciare un segno, che sia piccolo o immenso, qualcosa che possa vivere nel tempo, oltre me. Questo desiderio si collega anche alla mia visione di ciò che accade dopo la morte, ma quella è un’altra storia.