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Emeli Sandé torna con “Sparrow”: «Un messaggio universale di speranza»

Il nuovo singolo di Emeli Sandé è “Sparrow”, un concentrato di gospel per comunicare a tutti un messaggio di speranza anche nei momenti più difficili

Autore Federico Durante
  • Il20 Marzo 2019
Emeli Sandé torna con “Sparrow”: «Un messaggio universale di speranza»

In patria (il Regno Unito) è un’artista capace di sbancare le classifiche con il suo sound soul/R&B dal piglio pop. Il suo album d’esordio, Our Version of Events (2012), è stato in cima alla chart annuale degli album in UK e ha battuto il record dei Beatles per il maggior numero di settimane consecutive in top 10. Oggi Emeli Sandé è in grado di fare tesoro del successo raccolto finora per dedicarsi ancora più liberamente alla sua arte senza rincorrere la hit a tutti i costi. Il suo ritorno discografico (dopo il secondo album Long Live the Angels del 2016) è con il singolo Sparrow, un potente concentrato di gospel per comunicare a tutti un messaggio di speranza anche nei momenti più difficili.

Il testo di Sparrow è potente, suona davvero come una canzone con un messaggio. Qual è l’idea fondamentale che volevi comunicare?

Voglio comunicare soprattutto un messaggio di speranza. I primi versi sono quelli su cui ho pensato più a lungo: “I got wind beneath my wings / I think this time I’m gonna make it till morning” (Ho il vento sotto le mie ali, penso che questa volta ce la farò fino al mattino). Si tratta davvero di speranza, perché a volte veniamo buttati giù dagli eventi. Per cui volevo dire questo a chiunque stia attraversando un momento difficile: che c’è un bagliore di futuro. Nel bridge dico: “Tell me what arrow could ever bring you down” (Dimmi quale freccia ti può mai abbattere). Tutto ciò che hai attraversato ti ha reso solo più coraggioso.

Hai trovato ispirazione in eventi specifici del mondo in cui viviamo oppure è semplicemente un messaggio universale di speranza e fiducia in se stessi?

Direi che è più un messaggio universale perché viene da un’ispirazione molto personale della mia vita. Avendo attraversato momenti di difficoltà e confusione, sento di aver trovato una dimensione di calma nel corso degli ultimi due anni. C’è quasi un sentimento di rinascita, una sensazione di aver riconquistato forza e fiducia in me stessa. Spero che questo possa incoraggiare le persone a guardare avanti.

C’è un paio di versi di Sparrow in cui dici: “I got strength within my heart, I’m gonna sing for all the heroes who’ve fallen”. Di quali eroi parli?

Penso a persone che mi hanno ispirato e che non ci sono più, che hanno dato se stesse e la loro anima per dare aiuto. Penso per esempio a mia nonna e a tutti coloro che ho perso e che mi hanno incoraggiato a diventare quello che sono.

Come molte altre tue produzioni, è un brano con un chiaro retroterra soul/gospel. Che ruolo hanno svolto quei generi nella tua formazione musicale?

Direi il ruolo più importante. Anche se ascoltavo cose che non erano esattamente ciò che tutti gli altri sentivano, mi hanno sempre colpito nel profondo. Mio padre mi introdusse al gospel. Ricordo che avevo circa sette anni quando l’ho ascoltato per la prima volta. Mi scosse fino al midollo. Le armonie del gospel, il gusto del soul, la libertà di melodie dell’R&B sono ciò che mi ha esaltata inizialmente. Per cui per me la black music è stata fondamentale.

E qual è la bellezza di riproporre quel tipo di suoni classici oggi?

Sai, oggi in studio di registrazione hai talmente tanti aiuti digitali che spesso rischi di lasciarti trascinare via da questi “giocattolini”. Per cui essere in grado di fare il processo inverso, in modo analogico, è una cosa che dona sincerità alla tua musica e al tuo modo di comunicare con le persone.

Ci parli delle persone con cui hai collaborato per la realizzazione di Sparrow?

C’è un produttore che ha composto la prima bozza di pianoforte e ho lavorato inizialmente su quella. Dopodiché ho coinvolto un secondo produttore, Troy Miller, che ha orchestrato le armonie del coro. Abbiamo registrato gli archi ad Abbey Road con la London Symphony Orchestra.

Sono passati sette anni dalla pubblicazione del tuo album d’esordio, Our Version of Events. Dalla prospettiva di oggi, quali sono le cose migliori che ti ha portato il successo di quel disco?

Il legame con così tante persone mi ha reso molto più sicura nel condividere i miei pensieri e le mie opinioni. È stato di grande incoraggiamento per continuare sulla mia strada. Oltretutto la stabilità economica derivante dall’album mi ha davvero consentito di sviluppare la mia arte.

Ascolta Sparrow di Emeli Sandé



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