Alla scoperta dei Ferrinis, i fratelli del pop
Maicol e Mattia hanno da poco pubblicato la verisione deluxe del loro album di debutto. Li abbiamo intervistati per farci raccontare l’inizio del loro progetto discografico e le loro principali ispirazioni
Partiamo con lo smarcare il primo grande dubbio: Maicol e Mattia Ferrinis non sono gemelli. Si somigliano in modo incredibile, tant’è che nella copertina del loro album di debutto riescono a unire i loro visi dando l’impressione che in cover ci sia una sola persona. Ormai loro ci hanno fatto l’abitudine – «ce lo dicono tutti, tra poco anche i nostri genitori» raccontano scherzando. I Ferrinis sono due fratelli originari di Forlì che, in piena pandemia, quando le discoteche e la condivisione della musica dal vivo sembravano un ricordo lontano, hanno dato vita a un progetto musicale pop che potesse farli evadere. Non hanno paura di definirsi commerciali e di voler arrivare a quante più persone possibili.
La loro musica, fin da quando debuttarono nell’estate del 2020 con il primo singolo Balla con la luna, ingloba dance, sintetizzatori e, talvolta anche chitarre elettriche pop-punk. Nell’estate del 2023, con la loro versione di Danza Kuduro, hanno superato il milione di visualizzazioni su YouTube. Poi è arrivato l’album di debutto Ferrinis nel gennaio successivo e, ora, una versione Deluxe uscita venerdì scorso 25 ottobre.
Maicol e Mattia definiscono Ferrinis come un “diario musicale” basato sulle emozioni. Domina l’amore. Sia quello delicato de La volta buona, quello più estroverso di Un altro giro, che quello colmo di rimpianti del singolo Per non farti male. Quest’utltima canzone è tra le quattro novità presenti nella verione deluxe del disco che comprende anche Forte!, la ballad pianistica La fine dello show e una versione acustica della già citata La volta buona.
Li abbiamo intervistati per farci raccontare la genesi di questo nuovo progetto e il loro modo di vivere e fare musica. Il loro mito? Michael Jackson.
L’intervista ai Ferrinis
Come state vivendo l’uscita della Deluxe Edition del vostro album?
Maicol: Abbastanza bene dai. Nonostante siamo usciti da poco, inizia a vedersi un po’ di movimento sui social. Siamo fiduciosi.
Mattia: Poi ci metteremo del nostro, soprattutto per quanto riguarda TikTok e YouTube. Stiamo pensando di pubblicare qualche altro video di versioni acustiche.
Quella dell’acustico è una delle novità principali della Deluxe, con la nuova versione de La volta buona. Come mai avete proprio scelto questo brano da riarrangiare?
M: Oltre al fatto che pensavamo che fosse la canzone che si prestava maggiormente a una versione acustica, La volta buona è nata in questo modo, piano e voce. Solo successivamente, lavorando in studio col produttroe abbiamo aggiunto tutto il resto.
Mat: Sì, abbiamo fatto il contrario di ciò che si fa in genere.
Anche un altro dei singoli inclusi, La fine dello show, ha lo stesso tipo di sound.
M: Sì, è nato più o meno allo stesso modo de La volta buona. Ci capita spesso di scrivere partendo dal pianoforte. All’inizio la nostra idea era di farlo uscire come inedito insieme alla Deluxe, ma poi ci siamo resi conto che funzionava come singolo e l’abbiamo pubblicato lo scorso settembre.
Che tipo di chimica c’è tra voi, come scrivete le canzoni?
M: Scriviamo tutto insieme. Il punto di partenza spesso è la musica, a cui poi aggiungiamo le parole. Ognuno di noi scrive il proprio testo e successivamente li uniamo.
Mat: Il nostro è un lavoro di squadra che parte dalle emozioni e da ciò che viviamo tutti i giorni. Ferrinis è un album che va a emozioni. Se siamo tristi magari optiamo per un suono più da ballad, quando invece siamo euforici o arrabbiati ci piace giocare con le chitarre elettriche oppure con la dance.
C’è uno stile con cui vi sentite più a vostro agio e che avete già in mente di approfondire nei prossimi lavori?
M: Bella domanda…non lo so. Sicuramente non abbaandoneremo mai il pop. Noi rimarremo sempre pop anche se ci piace diversificare. Il nostro obiettivo è ampliare il più possibile il nostro bacino di pubblico e arrivare ad ancora più persone. Non vogliamo limitarci a una sola nicchia.
Quando avete capito che avevate del materiale per la versione deluxe?
Mat: Il nostro album è uscito lo scorso gennaio, ma non ci siamo mai fermati a scrivere. Infatti, abbiamo fatto uscire diversi singoli dopo Ferrinis e ci siamo resi conto che, bene o male, raccontavano le stesse sensazioni. C’era lo stesso filo conduttore. Così abbiamo deciso di inserirli in questa sorta di raccolta.
La vostra musica potrebbere essere descritta come una scarica di sensazioni positive e di voglia di condividere e stare insieme. C’entra il fatto che il vostro progetto è nato in un contesto opposto come quello del lockdown?
M: Sì, è probabile. Noi abbiamo iniziato in piena pandemia e fin da subito ci siamo avvicinati a quei generi, come il reggaeton e la dance, che ci permettevano di viaggiare con la mente e di scappare da quella situazione spiacevole. Allo stesso tempo credevamo che evadere fosse anche il desiderio degli ascoltatori.
Cosa ricordate dei vostri primi tempi?
M: Beh, il primo ricordo che mi viene in mente sono le registrazioni dei videoclip musicali. Non ci aspettavamo che fossero così difficili e duri da affrontare fisicamente.
Mat: Una scena va girata e rigirata una marea di volte: è un po’ una sofferenza (ride n.d.r.), ma è anche molto divertente in alcuni casi. Per esempio, mi viene in mente il video di Danza Kuduro che abbiamo girato in accappatoio con chissà quanti gradi!
Come mai avete scelto di rifare una vostra versione di Danza Kuduro?
M: Abbiamo un rapporto emozionale molto forte con quella canzone. Ogi volta che la riascolto mi tornano in mente tutte le estati passate. Da quando è uscita, tutte le estati nelle discoteche e nei bar la rimettono sempre. Ormai è un classico.
Mat: Sì, nei club la mettono anche d’inverno. Per noi è stato anche un modo per metterci alla prova e vedere se riuscivamo a trasmettere quelle stesse sensazioni che vedevamo nella gente intorno a noi quando partiva quel pezzo.
Quale è il vostro sogno come artisti?
M: Sarebbe bello un giorno riuscire a suonare all’Arena di Verona o a San Siro.
Mat: Dobbiamo lavorare ancora tantissimo e crearci anche un repertorio storico più ampio. Ma sarebbe fantastico.