“Funny Little Fears” di Damiano David mostra la forza della fragilità
In queste quattordici canzoni il cantante dei Måneskin racconta con sincerità sia le sue fragilità personali che le gioie dell’amore, senza paura di allontanarsi musicalmente dal rock

Damiano David (foto di Damon Baker)
Michael Jackson, Phil Collins, Peter Gabriel, Beyoncé, Justin Timberlake ed Harry Styles sono tra i pochi artisti ad aver avuto una carriera solista allo stesso livello o perfino superiore a quella della band con la quale hanno raggiunto il successo internazionale. Per questo la scelta di Damiano David di correre da solo e di cambiare anche genere musicale rispetto ai Måneskin, pubblicando oggi il suo album di debutto Funny Little Fears, appare certamente coraggiosa e non priva di insidie.
Fra Roma e Joshua Tree
I motivi che l’hanno spinto a intraprendere una nuova strada artistica li ha spiegati lui stesso nell’incontro con la stampa ai Forum Studios di Roma: «Funny Little Fears è il diario emotivo di questo mio ultimo anno. Volevo mostrarmi in maniera diversa e parlare di cose diverse rispetto al periodo passato insieme ai Måneskin, esponendomi personalmente per conoscermi meglio. Scriverlo mi ha aiutato a superare alcuni blocchi emotivi e alcune ansie, e a mostrare un lato personale e musicale per me importante».
L’ascolto dell’album di Damiano David è stato introdotto dalla visione di un minifilm di Funny Little Fears ambientato nel parco del Joshua Tree, un luogo magico nel sud-est della California, che ha ispirato uno degli album più celebri degli U2. Un videoclip in cui si alternano le canzoni del disco ad alcune riflessioni personali di Damiano, che evidenzia subito la caratura internazionale del progetto e la necessità di comunicare i propri sentimenti più intimi.
Le canzoni di Funny Little Fears di Damiano David
Il percorso solista è stato anticipato dalla teatralità cinematica di Silverlines e poi è proseguito con il contagioso electropop anni ‘80 di Born With a Broken Heart, con la nostalgica intensità di Next Summer e con l’ultimo singolo Voices, un pop-soul energico e ricco di pathos, in stile Rag’n’Bone Man e Teddy Swims, che Damiano ha scelto come apertura dell’album in quanto «rappresenta la mia battaglia interiore contro tutto ciò che mi ha portato lontano da me, dalla capacità di capire quello che volevo, ma soprattutto quello che non volevo».
Zombie Lady
Grazie al suo ritornello contagioso e alla sua riuscita commistione tra musica elettronica e analogica, ha tutte le potenzialità per diventare una hit, anche per i suoi riferimenti gotici a La sposa cadavere di Tim Burton, uno dei film preferiti del cantante.
The Bruise
Una sognante ballad in stile West Coast anni ’70, costruita quasi esclusivamente su chitarra acustica e archi, nella quale Damiano dialoga con la voce limpida di Suki Waterhouse e che ha un emozionante finale in crescendo.
Sick of Myself
In questa cadenzata ballad, l’amore per la cantante e attrice Dove Cameron viene raccontato come una vera e propria medicina contro il male di vivere che lo aveva attanagliato dopo la pausa del progetto Måneskin: emblematico il verso “When I’m sick of myself you’re the medicine”.
Angel
L’amore salvifico ritorna anche in questo brano, che strizza l’occhio ad alcuni pezzi mid-tempo di Elton John e Supertramp nel piano percussivo e nelle rullate di batteria tipicamente anni ’70, con un ritornello in falsetto a presa rapida.
Tango
Oltre alla già citata Zombie Lady, è probabilmente l’irresistibile pop rock di questa canzone (che si apre con un piano scordato che accenna un valzer) il brano con la maggiore potenzialità radiofonica: durante l’ascolto della canzone è quasi impossibile non battere il piede sotto il tavolo e non farsi coinvolgere dal refrain e dai cori deliziosamente vintage.
Tangerine
L’amore di Damiano per il rock anni ‘50 emerge compiutamente in questa power ballad, in cui il frontman dei Måneskin dialoga con la voce delicata di d4vd, che alterna sapientemente vuoti e pieni, con tanto di assolo di chitarra lascivo nel finale.
Mars
Con la sua melodia malinconica e avvolgente in stile Depeche Mode, la canzone sorprende per il suo messaggio, che ha spiegato Damiano ai giornalisti: «Tutti parlano dei viaggi su Marte e io pensavo: non mi interessa andarci. Non voglio essere l’Adamo della nuova civiltà. Sarebbe bello restare da soli sulla Terra insieme al proprio amore mentre tutto finisce, tanto prima o poi dobbiamo morire».
The First Time
La canzone, che ha ben cinque produttori, è un energico pop rock da stadio tipicamente anglosassone, che racconta come nessuna esperienza provata finora sia paragonabile all’euforia del primo incontro con la sua amata Dove Cameron.
Perfect Life
Decisamente più minimalista questa canzone, quasi solo voce e chitarra, scritta e prodotta da Jackson Rau, nella quale Damiano gioca molto con la voce, mostrando un cantato assai diverso da quello aggressivo del periodo Måneskin.
Solitude (No One Understands Me)
Il viaggio musicale di Funny Little Fears si chiude con la dolente Solitude (No One Understands Me), che ha una grande apertura nel finale, con un tripudio di strumenti e di cori, nella quale Damiano confessa le sue “buffe paure” di volare, di piangere, di dormire e di guidare, che nessuno, al di fuori di lui, riesce a capire del tutto, portandolo spesso a sentirsi solo.
«Il mio rapporto con la solitudine non è cambiato, ci combatto ancora con scarsi risultati perché il mio lavoro mi porta ad affrontarlo spesso, ma sono sempre circondato da persone che mi vogliono bene, nel modo giusto», ha dichiarato in conferenza stampa il cantante romano.
In conclusione
In Funny Little Fears Damiano David ha mostrato di avere coraggio, sia per gli inevitabili paragoni con gli straordinari risultati in streaming e dal vivo raggiunti dai Måneskin che per il rischio di spiazzare i suoi fan con un pop maturo, sofisticato e riflessivo. Un sound che affonda le sue radici nella grande tradizione pop rock del passato e che, per questo, potrebbe risultare poco attrattivo per la Generazione Z, più a suo agio con pochi suoni sintetici, costruiti prevalentemente al PC.
Funny Little Fears di Damiano David è un album pop di caratura internazionale e ricco di influenze, suonato e prodotto con grande cura, che mostra un cantante in evoluzione, anche nel modo di utilizzare diversi registri vocali. Damiano, in queste quattordici canzoni, ha raccontato con grande sincerità sia le sue fragilità personali che le gioie dell’amore, mostrando di essere più maturo dei suoi ventisei anni e ormai pronto per affrontare una nuova fase della sua vita e della sua carriera, con un tour mondiale che lo aspetta nei prossimi mesi.
Articolo di Gabriele Antonucci