GionnyScandal contro tutti: «Con “Anti” faccio la rivoluzione, è ora di aprire le orecchie»
Senza veli, solo con la sua chitarra. La ribellione a suon di pop-punk nell’ottavo album dell’artista in uscita il 7 maggio
Gionata Ruggieri, meglio conosciuto come GionnyScandal, è una delle figure artistiche più versatili del panorama italiano. In un periodo in cui lo scenario musicale sta subendo profondi cambiamenti stilistici, sconfinando in generi sempre meno nitidi, il Teen Idol è cresciuto e con lui anche la musica e la voglia di fare la differenza.
Anti, il suo ottavo album di inediti, sarà pubblicato il 7 maggio per Virgin Records. Anticipato dai singoli Salvami e Coca & Whisky, ecco arrivare con tutta la sua energia il disco della maturità, un vero e proprio atto di ribellione. Dopo oltre dieci anni di carriera, al cui inizio c’è l’esigenza di elaborare un passato difficile attraverso l’arte, GionnyScandal percorre la sua strada su sentieri sempre diversi e originali. Dall’hip hop di Scandaland al pop di Emo, fino all’emo-trap di Black Mood, in questo nuovissimo episodio la maggiore consapevolezza raggiunta dall’artista saprà parlare anche ad un pubblico più maturo, senza badare ad alcuna conseguenza.
Sui suoi testi, da sempre all’insegna della sincerità, stavolta ingrana una marcia in più: la libertà di esprimersi finalmente senza nessun filtro, rivelando ogni grammo della propria autenticità come mai fatto prima. Una libertà dai pregiudizi, dalle mode, dai tabù e da ogni forma di ansia o paranoia, che si ritrova in uno scheletro di suoni completamente rinnovato, riecheggiando gli anni d’oro del pop punk di respiro internazionale.
Sulla cover di Anti Gionny è da solo, nudo, con la sua chitarra. Il contachilometri si azzera, ripartendo da una nuova identità che lo avvicina ai propri veri desideri (fra cui duettare con Pierre Bouvier dei Simple Plan, unico featuring del disco). Che sia il momento di un grande ritorno del punk in Italia?
Leggi cosa ci ha raccontato l’artista e non perdere l’intervista completa nel numero di giugno di Billboard Italia.
Anti è forse il tuo album più importante di tutti, perché ti senti finalmente libero di essere ciò che sei sempre stato. La domanda sorge spontanea: chi era quindi il Gionnyscandal dei sette album precedenti?
Prima ero semplicemente uno che cercava di fare musica che mi piacesse, pensando più al mercato che a me stesso. Pensavo cose come: “Facciamo un disco pieno di singoli, cerchiamo di vendere il più possibile”, mentre adesso, con questo nuovo progetto, ho pensato più a fare quello che mi piace davvero, fregandomene del mercato. È da lì che è nato anche il titolo, Anti.
In quale momento ti sei reso conto che volevi fare un album completamente diverso dai precedenti? E come mai è successo dopo oltre dieci anni di carriera?
È successo durante il primo lockdown, mentre scrivevo un pezzo con la chitarra. Stavo usando il distorsore (l’overdrive), mentre provavo una roba dei Blink-182, e ho pensato: “Ci starebbe tantissimo su questo pezzo, perché non fare un disco intero così?”. Il resto è venuto fuori molto spontaneamente, ma è stato quell’esatto momento che mi ha fatto coltivare l’idea.
Ho fatto questo passo dopo dieci anni perché a volte le scelte coraggiose avvengono pensandoci tanto: avrei sempre voluto fare un disco punk rock, solo che inizialmente devi pensare anche al ritorno economico. Nel mio mestiere non sai come andrà il primo disco. Quando il primo va bene, il secondo meglio, il terzo ancora di più, allora mi convinco che posso permettermi il dessert. Ho visto che in America altri hanno avuto il coraggio di fare un passo del genere – vedi Machine Gun Kelly o Trippie Redd – quindi perché non avere lo stesso coraggio e farlo anche io in Italia?
Difatti, con il tuo atteggiamento sperimentale dai una certa continuità ai precedenti Black Mood ed Emo. Ma tra tanti generi, perché proprio il pop punk?
Ho scelto il punk perché è il genere musicale che faccio meglio e che mi piace di più, infatti era quello che facevo prima di fare rap. Prima di intraprendere la strada da rapper avevo questa band punk-rock/emo-core di cui ero chitarrista e voce, e mi dava molta soddisfazione. Anche il metalcore mi piace, ma lì sarei stato un kamikaze: avrei venduto tre copie, ai miei due amici, o forse neanche a loro. Il punk-rock invece è proprio il mio genere preferito, e inoltre è il più commerciale tra i “peggiori”.
A proposito di rap e trap, che ne pensi della scena di oggi? Alla fine il tuo nome è parte di quella generazione che ha contribuito a renderlo un genere nazional-popolare. Con Anti ti poni totalmente al suo opposto…
Sinceramente? Penso che abbia stancato! È davanti gli occhi di tutti. È come andare allo stesso ristorante tutti i giorni e mangiare sempre la stessa minestra. Penso che la situazione sul genere sia satura in Italia, non ne faccio una colpa ai “trapper”, ma all’italiano medio e, in generale, a chi ascolta. È proprio una questione di cultura musicale italiana: non ci siamo mai evoluti sotto questo punto di vista, così come sotto altri aspetti. Quello è, e quello rimarrà. Spero di poter nel mio piccolo, far guardare altrove la gente, far aprire le orecchie. Non perché sono più bravo di loro, ma per cercare di creare una scena punk che in Italia non esiste.
Ci sono band a cui ti sei ispirato per realizzare questo disco, o figure a livello internazionale che ti hanno stimolato ad andare avanti nel progetto?
Machine Gun Kelly, come dicevo prima, mi ha dato il coraggio, ma l’ispirazione proviene da Blink-182, Sum 41, Yellowcard, Offspring. E ancora, My Chemical Romance, 30 Seconds to Mars… ce ne sono moltissimi.
Nell’album c’è un solo featuring, quello con Pierre Bouvier dei Simple Plan, ed è una vera hit. Come ti sei sentito quando lui ha risposto alla tua richiesta?
Hai presente quando vinci al Gratta e Vinci? Ecco, quello, ma cento volte di più. Quando ho ricevuto il suo pezzo ho preso in considerazione il concetto di felicità nella vita, sono cose che capitano una sola volta, e ho colto davvero cosa significhi questo termine! Ho scelto solo lui per questo album perché volevo incentrare la credibilità di un disco pop punk nel 2021 su uno dei suoi esponenti maggiori al mondo.
Il messaggio principale dell’album è essere liberi in tutti i modi possibili. Contro quali principali difetti della nostra società prendi le distanze?
Sicuramente mi allontano dal comportamento delle nuove generazioni, dall’omofobia, dal bullismo, dal cyber bullismo e tutto ciò che ne deriva. Penso stia andando un po’ tutto a rotoli, perché ogni giorno che passa invece di migliorare attraverso la tecnologia – che dovrebbe migliorare anche altro – stiamo peggiorando di conseguenza. È un po’ un paradosso vitale, come se ci meritassimo questa fine a cui andiamo incontro. Forse un giorno capiremo che quando tutto finirà, sarà per colpa nostra.
Articolo di Gianluca Faliero