M¥SS KETA: «Arriva il mio EP senza limiti, dove canto anche in greco antico»
Venerdì 13 novembre uscirà Il cielo non è un limite, nuovo progetto di M¥SS KETA forte di 7 tracce esagerate tra jungle rave e Priestess
La domanda sorge spontanea. In questo momento di chiusure forzate, quanto spazio può esserci per il divertimento sfrenato ed esagerato nella musica? La risposta prova a darla M¥SS KETA, uno dei fenomeni culturali più apprezzati degli ultimi anni; non soltanto nel milanese – la regina di Porta Venezia è molto amata dai suoi sudditi – ma anche oltreconfine.
Lo dimostra una recente intervista rilasciata al New York Times, che attesta la bontà di un percorso-scossone in crescita. Non siamo più di fronte alla semplice immagine patinata di una cantora fashion e sguaiata della Milano Sushi e Coca, bensì ad un’artista che ha calibrato ogni sua mossa con piena consapevolezza, anche quando sembrava perculare chi la ascoltava. Ma forse proprio per questo si è rivelata un caso senza precedenti.
Una storia che continua con l’EP in uscita il 13 novembre, Il cielo non è un limite – non gliene voglia Biggie Smalls – , con cui M¥SS KETA punta a stupirci ancora una volta dopo il precedente Paprika. 7 tracce per 7 stili diversi, che la Miss più famosa d’Italia presenta alla stampa con una conferenza su Zoom.
Si parte con una “sfida positiva” al lockdown. Le disco sono chiuse? No problem: «Le stanze di casa nostra possono diventare dei club».
Ma che cosa rappresenta per la cantante questo progetto? «È un figliolo nato in un momento molto pazzo. Contiene tanta istintività, è un onore poter uscire con della musica in questo momento». Immancabile il claim glam: «È come se avessi sfilato con tante personalità».
È l’artista stessa a condurre i giornalisti attraverso gli elementi strutturali de Il cielo non è un limite.
«Con questo ep ci siamo voluti focalizzare su un elemento naturale: l’aria e il cielo. Per un progetto simile abbiamo lavorato in maniera specifica, anche per le reference, come i giochi della PlayStation 1, con tutti i loro suoni futuribili e futuristici».
Per immergersi nella sua ultima creazione, è fondamentale figurarsi il set principale, nonché punto di osservazione privilegiato per le atmosfere evocate in questo lavoro. Protagonista assoluta è l’architettura in vetro e acciaio, che incornicia la visione verso l’alto: «Anche se viviamo in spazi delimitati, riusciamo a vedere il cielo dalle finestre. Come fossero quadri».
M¥SS non nasconde la soddisfazione per un lavoro sonoro messo a punto a briglia sciolte.
«È super sperimentale, super istintivo, con sonorità abbastanza spinte, ma su cui son contenta di essermi sfogata. […] Si va dalla Jungle alla deep house… dal punto di vista della vocalità è molto recitata ed estremizzata, è performativa».
Proprio sulle differenti performance che si snodano lungo la tracklist vale la pena sostare.
«Ci sono doppelgänger di M¥SS KETA in ogni brano. Gli ho anche dato un certo tipo di voce, c’è una caratterizzazione del personaggio un po’ teatrale, che è cominciata da Giovanna Hardcore».
Effettivamente le maschere indossate sono numerose, da quella di una moderna Diana che si avventura per le selve di una Magna Grecia futurista fino all’alienazione da flash che rovina la modella protagonista di Photoshock:
«Non ci siamo dati limiti dal punto di vista testuale, nemmeno delle lingue. Non sono mai stata così esploratrice: accenno il tedesco, parlo in inglese, addirittura in greco antico. Perché darsi limiti? È un EP, la lingua non è un limite, né la musica né i testi. Niente deve essere un limite».
Un accenno anche alle ispirazioni non prettamente musicali, bensì letterario-cinematografiche:
«Sono stata molto attratta dalla coppia Ballard-Cronenberg. Esprimono benissimo il contemporaneo. È saturo, esagerato, con questi eroi ed eroine che per liberarsi spingono all’estremo le loro passioni e quello in cui credono. Non hanno paura di sbagliare».
Arriva poi il track by track di M¥SS KETA, che ha raccontato le più versioni di lei che ascolteremo nel progetto:
«Giovanna Hardcore è una M¥SS che passa dai roghi ai fuochi che si accendono durante i rave per tenersi caldo. È una danza istintiva, tribale, un mantra che si ripete per arrivare all estasi. In GBMH c’è una M¥SS nelle vesti di mistress felina, affilata, tagliente, che si trova in un palazzo vetro-acciaio da cui osserva una situazione misteriosa. Un gioco della seduzione per una M¥SS diventata un po’ signora».
Dalla parte dei rider
Un pensiero poi anche ai fattorini in bicicletta (in Rider Bitch), gli stessi sottopagati e «schiacciati da nuovo medioevo che li porta troppo spesso ad essere schiacciati da altre potenze». In quel pezzo c’è una cantante rider «decisamente arrabbiata, anche vocalmente».
Nel brano successivo, la già citata Photoshock, l’artista diventa una modella anni ’90 che si rapporta a più fotografi: «C’è il rapporto modella-fotocamera ma anche quello tra persona che osserva-persona fotografata. Parla tanto dei social».
Arriva poi Diana, il feat con Priestess: «Lì mi immagino la Magna Grecia nel futuro tra boschi blu, io e Priestess come moderne dee della caccia che ci aggiriamo cantando versi in greco antico.[…] È una sorta di Magna Grecia mentale, un mondo immaginifico sospeso. Priestess poi è in forma smagliante, ci regala una parte di cantato speciale e magica».
Conclude l’ep la canzone Due, anticipata dal lyric video dell’artista 3D Lorenzo Clementi:
«È una canzone assurda, matta, raddoppiata e potenziata. Una M¥SS sguaiata che non si tiene assolutamente, su una base accelerazionista, molto jungle rave. È messa alla fine della tracklist perché riassume il nostro pensiero sul mondo contemporaneo. Siamo sempre in mezzo a stimoli sovraeccitanti che ci portano ad una entropia totale. Ci sembrava una bella summa».
In attesa di goderci l’EP, M¥SS KETA ha anche lasciato uno spiraglio aperto in merito alla possibilità di lavorare ad un concept album: «Diciamo che c’è un calderone al centro della stanza, e stiamo buttando dentro gli ingredienti. Vedremo cosa succederà».