Quando penso a Rizzo mi viene subito in mente il personaggio di Grease: sveglia e determinata. Due aggettivi che descrivono perfettamente anche Alessandra Rizzo, in arte semplicemente Rizzo, artista classe 2002 che sta iniziando a farsi strada tra i nuovi talenti del panorama musicale italiano.
Nata a Campobasso, in Molise, ha scoperto la musica da bambina e da lì la sua passione è cresciuta fino a farle capire che non sarebbe stata un semplice hobby, ma la strada da intraprendere nella sua vita.
Nel 2019 ha iniziato a collaborare con i produttori The Ceasars e ha pubblicato i suoi primi singoli da indipendente. Nel 2021 è arrivato l’incontro che le ha di nuovo cambiato la vita: quello con Emis Killa e Zanna. Da qui il suo ingresso del roster della Hateful Music, l’etichetta del peso massimo dell’hip hop milanese e del suo manager.
Venerdì, 1 ottobre, è uscito il nuovo singolo di Rizzo, Ora vai, e noi l’abbiamo intervistata telefonicamente per conoscerla meglio, per parlare di questo brano e dei suoi progetti futuri.
Rizzo: «Io e il mio produttore siamo due anime affini, ha creduto nel progetto quando io ancora non ci credevo»
Il tuo approccio al mondo della musica ha radici profonde. Quando hai “smesso” di essere Alessandra Rizzo e sei diventata Rizzo, l’artista?
Sin da bambina mia madre suonava il pianoforte e ho iniziato ad approcciarmi alla musica studiando danza. Ho preso lezioni di canto quando ero più piccola e se devo essere sincera non penso che Alessandra sia scomparsa, semplicemente Rizzo ha preso il sopravvento quando ho iniziato a vedere questo mondo più da vicino e mi sono resa conto che le cose si stavano facendo serie. Ho capito che dovevo dare più voce a Rizzo, piuttosto che ad Alessandra.
C’è stato un momento, o una persona, che ti ha fatto dire “voglio fare musica”?
Senza dubbio il mio produttore, Marco dei The Ceasars. Ci siamo conosciuti per caso, ma sin da subito è come se le nostre anime si fossero unite. Grazie a lui ho iniziato a fare musica sul serio, nel 2019, lui ha creduto nel progetto molto più di quanto ci credessi io ai tempi. È stato in quel momento che ho accantonato tutto il resto e ho capito che la musica doveva essere il mio primo obiettivo.
Nel 2021 sei entrata nel roster di Hateful Music, l’etichetta di Emis Killa e Zanna. Com’è nato il vostro rapporto?
Ci siamo conosciuti tramite il mio produttore, come avrai capito facciamo tutto insieme (ride, ndr). Lui aveva già collaborato con vari artisti, conosceva Zanna e quando avevamo i primi singoli da indipendenti pronti mi ha chiesto se poteva fargli sentire qualcosa. Non puntavamo a nulla, l’idea era quella di avere una loro opinione sulla mia musica. Alla fine è andata bene, Zanna si è interessato e ha iniziato a seguirmi in modo più manageriale.
Ora vai, il desiderio di fare i bagagli per inseguire il proprio sogno
Entriamo nel vivo del tuo singolo, Ora vai. La metafora del bagaglio è interessante, la utilizziamo molto anche quotidianamente per parlare di noi stessi, riferendoci a sentimenti, problemi e paure
Ho scritto Ora vai per darmi forza. C’è stato un momento in cui dovevo assolutamente scegliere cosa fare della mia vita e la musica era l’unica cosa che davvero mi interessava. Quando inizi però non hai nulla di concreto, hai solo il tuo sogno, ma non sai bene da dove partire, come continuare e dove ti porterà. Il bagaglio è nato dal bisogno di andare via dalla mia città, che mi stava soltanto allontanando dalla musica. Così ho messo in questa canzone tutto ciò che mi riguarda, compresi i problemi, perché magari aumenteranno, e forse sarò più sola, ma forse avrò la possibilità di spaccare e seguire davvero la mia strada.
Si sente molto questo desiderio di fuga da un luogo che ti sta stretto
Esatto, anche perché Campobasso non è esattamente il primo posto che ti viene in mente quando decidi di fare musica (ride, ndr). Non diresti mai “vado in Molise a coltivare la mia passione”.
Mi sembra che rispetto ai tuoi primi brani, come Nagano, tu abbia mantenuto l’introspezione e il desiderio di raccontare chi sei, ma abbia anche trovato la tua identità artistica a livello di sonorità.
I primi brani che ho fatto uscire li facevo nella mia cameretta, avevo iniziato da pochissimo e avevo tanta voglia di farmi conoscere e dire “ci sono anch’io!”. Adesso non hanno nulla a che vedere con quello che voglio fare con la mia musica. Ovviamente li tengo lì, perché fanno parte del mio percorso e mi hanno aiutato a capire cosa voglio fare, prendendo una direzione che va verso sonorità più elettroniche e pop.
Parlando di sonorità, c’è qualcuno a cui ti ispiri?
Questa è una domanda che odio (ride, ndr). Ascolto tanta di quella musica che non riesco mai a dire un artista preciso. Quando ero piccola ascoltavo le hit degli anni 2000, ero in fissa con Justin Bieber, Demi Lovato e Shawn Mendes. Verso i 12 anni ho iniziato a conoscere il rap e da poco ho iniziato a scoprire la musica italiana, anche grandi classici, perché avevo tantissime lacune.
In realtà la tua risposta dimostra come gli ascolti crescendo cambiano ed è difficile essere influenzati solo da un genere o da un artista, no?
Credo sarebbe riduttivo parlare di un solo artista. Oggi sono così, ascolto questo o quello, ma magari tra due anni sarò una cantante completamente diversa.
Cosa c’è nel futuro di Rizzo?
Come stai vivendo l’impossibilità di esibirti live? Immagino che la voglia di portare i tuoi brani in giro ci sia e sia molto forte.
Sto provando molta rabbia e dispiacere, ma più che per me per chi lavora in questo ambiente da anni. Io sono appena uscita e avrei tantissima voglia di fare miliardi di live per farmi conoscere. Ci sono tantissime incorenze, con i comizi pieni di persone, mentre il nostro settore è rimasto l’unico in bilico. Sapere che da una data precisa si potrà ripartire toglierebbe un bel po’ di frustrazione a tutti.
Cosa vedi nel futuro di Rizzo? Quali sono gli step che pensi di dover affrontare?
Al momento non mi sto preoccupando di spaccare subito, non ho fretta. La musica farà parte di me, a prescindere da come andrà, ma voglio lavorare con calma e impegnarmi totalmente sui miei progetti, coltivando la mia musica e studiando, perché ho ancora bisogno di farlo. Voglio fare il possibile per avere dei risultati duraturi e per poter dire, anche tra 10 anni, che ho fatto bene e non ho rimpianti. Soprattutto voglio fare qualcosa di vero, perché quando lo fai gli altri se ne accorgono e ti premiano.