Pop

Sesso: perché in Italia così pochi brani ne parlano apertamente?

Salvo alcune eccezioni, in Italia il binomio sesso – musica pop è sempre stato un terreno difficile per chi scrive canzoni. Myss Keta e Rose Villain ci dicono la loro su un modo di fare musica che in altri paesi non suscita nessun imbarazzo

Autore Sandro Giorello
  • Il18 Luglio 2018
Sesso: perché in Italia così pochi brani ne parlano apertamente?

sesso

Scrivere una canzone d’amore è una delle cose più difficili in assoluto. Scriverne una che parla di sesso, probabilmente, lo è ancora di più. Nel primo caso – se si vuole ottenere qualcosa di genuinamente forte – bisogna scavare talmente a fondo nei propri sentimenti da provare imbarazzo, poi, a cantarli davanti ad un pubblico. Quando c’è di mezzo il sesso gli immaginari e le componenti in gioco si complicano ulteriormente. La bellezza di riuscire a eccitare una persona semplicemente con una canzone richiede talento e molta creatività. Gli esempi più immediati li ritroviamo tra gli anni ’70 e ’80: tra i ménage à trois di Patty Pravo in Pensiero Stupendo, qualche sussurro di Mina, la cappella di Lucio Dalla in Disperato Erotico Stomp o la mano della Nannini che in America accarezza la sua solitudine. Dopo? Poca roba, a meno che non si voglia andare ad analizzare i testi rap, ma per quello servirebbe un articolo a parte. Nel nostro pop recente ci sono episodi interessanti ma non sono, poi, così tanti: le cosce che sbattono nei pezzi di Ghemon, oppure i Thegiornalisti che, qualche anno fa, erano riusciti a restituire bene il sudore di un’orgia.

Rose Villain
Rose Villain

Ogni autore ha il suo punto di vista ma tutti convengono sul fatto che una canzone pop di questo tipo non la scrivi mai a tavolino. Parafrasando un detto napoletano, l’istinto non vuole pensieri. «Non credo che serva scavare in profondo per scrivere di sesso, è un istinto animale molto semplice. Non è nemmeno cosi intimo, tutti lo fanno con tutti. La vera complessità sta nell’avere la sensibilità di utilizzare le parole giuste senza scadere nel volgare». A rispondere è Rose Villain, songwriter nata a Milano ma che da tempo vive a New York. Dopo aver pubblicato alcuni singoli per la Machete Productions, a fine aprile ha firmato per la Republic Records, la stessa etichetta di Ariana Grande e Nicki Minaj. «Una bella canzone sul sesso deve avere dei preliminari e un climax, proprio come in un rapporto vero – continua – Per me sexy non è un culo che twerka, è carattere, confidence ed eleganza. È nella sicurezza della voce, nel non aver paura di mostrarsi fragili e nello “scoprirsi’’ piano piano. La musica italiana del passato era meravigliosa e sexy da morire perché c’era ancora un po’ di tradizione e ogni pezzo era un po’ uno scandalo. Sicuramente oggi è più difficile trovare un buon equilibrio tra la parola più poetica e quella moderna, ma ci si può riuscire». A prescindere dal genere, la canzone erotica per eccellenza è quella che crea immagini che stuzzicano le nostre contraddizioni e le nostre ambivalenze. L’oscuro oggetto del desiderio si lega a doppio filo con la consapevolezza che, se si fanno determinate scelte, poi potrebbe anche finire male. Secondo Rose i grandi rocker degli anni ’70 e ’80 erano dei maestri in tal senso: «C’era una libertà sessuale incredibile ma si teneva ancora un piede nell’amore tradizionale idealizzato». La droga e le chitarre distorte facevano il resto.

Se ogni brano deve diventare un piccolo film, il corpo in scena assume un ruolo importante. «Sicuramente non ho una bellezza standard, non credo sia necessario averla, ma è vero, il corpo è importante – commenta Myss Keta – La sensualità passa dalla tua sicurezza, da come ti muovi sul palco. Soprattutto, passa dall’accettare il proprio corpo, dall’essere in pace con se stessi. Tutte cose che poi trasmetti agli altri». Myss Keta è un nome imprescindibile se si vuole parlare del binomio sesso & cultura pop. Ha un gusto preciso e un’estetica forte. I suoi riferimenti musicali sono ampi, da Peaches a Piero Piccioni. Ha testi espliciti ma non c’è mai quel retrogusto banale, tipico di quando capisci all’istante dove un pezzo voglia andare a parare. In Italia un’artista così mancava da tempo, è quanto di più lontano il nostro pop ci abbia proposto da anni. Perché, abbandonate le formosità anni ’80 e passata pure la sbornia eurodance dei ’90 dove le cantanti sembravano tutte cubiste, nell’ultimo ventennio della musica italiana l’idea di una canzone sul sesso – a maggior ragione se a cantarla é una donna provocante – non ha mai avuto molta fortuna. Ci ricordiamo delle pose incestuose di Paola & Chiara o qualche video “svestito” di Giorgia, ma non di più; oltre al fatto che quasi mai il nostro mainstream è uscito dai ranghi dell’amore romantico per spingersi su argomenti controversi. Insomma, una popstar alla Beyoncé o alla Rihanna da noi non c’è. Che piaccia o meno, la nostra sex bomb è ancora Anna Tatangelo.

Myss Keta
Myss Keta (foto di Stefano Masselli)

C’è chi dice che nel Belpaese – a differenza dell’America – soffriamo di una netta divisione tra la musica, in quanto espressione della Cultura, e l’entertainment: la prima deve essere presa sul serio, al massimo è “leggera”, il secondo può permettersi frivolezze ma solo in determinati ambiti (la TV, i cinepanettoni e così via). L’educazione cattolica ha fatto il resto. «L’italiano medio è meno evoluto a livello culturale – continua Myss Keta – Se Anna Tatangelo si mettesse il vestito di Rihanna sarebbe fuori dai giochi: i maschi alfa si spaventerebbero e il resto del pubblico si scandalizzerebbe. Accettiamo la soubrette del Bagaglino, che se ne sta zitta, ma non la showgirl che si butta a terra e canta. Se rimani vestita sei una persona seria, se canti nuda non lo sei. Giusto per non aggiungere epiteti peggiori».

Le donne che per Myss Keta rappresentano bene la sua idea di sensualità sono quasi tutte del passato. Cita l’intelligenza di Raffaella Carrà e di Monica Vitti («l’ironia è una fortissima componente sessuale»), Edwige Fenech e l’erotismo all’italiana dei ’70 e Monica Bellucci, l’ultima vera diva che abbiamo. A suo avviso avere un bagaglio culturale preciso ti permette di mescolare gli immaginari più diversi: «se hai un mondo tuo allora puoi giocare, ironizzare ed essere fintamente superficiale. È quello il grip che ti dà profondità, che ti rende davvero interessante». Al di là dei modelli di riferimento, l’aspetto più rivoluzionario di una canzone erotica rimane quello che la sensualità si accende solo dopo aver accettato i propri difetti. Per una volta tanto, anche i detrattori servono a qualcosa: «Quando ricevi mille critiche hai solo due possibilità: affondi o ti ripigli – conclude Myss Keta – In America Cardi B e Nicki Minaj sono donne forti che vengono stimate dai loro colleghi uomini e dal pubblico. Sono delle fighe assurde che fanno musica, la fanno bene e proprio per questo vengono prese sul serio. In Italia siamo ancora molto lontani da tutto questo, e mi riferisco soprattutto ai media. Io non ricevo mai giudizi sulle mie canzoni ma sempre su tutto il resto. Alla fine è utile: impari a vedere le cose dall’alto e distingui il vero dal falso, il parere superficiale da quello costruttivo. Inizi a ringraziare chi ti commenta, anche i più stupidi alla fine ti rinforzano».



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