Taylor Swift risponde alle recensioni di “Tortured Poets Department” con le frasi del disco
Il nuovo album della popstar ha già infranto numerosi record
Taylor Swift è nel bel mezzo dell’incredibile lancio del suo undicesimo album, The Tortured Poets Department, che ha già infranto diversi record dal suo rilascio venerdì che i suoi fan continuano a sezionare traccia per traccia, e ieri ha pubblicato una serie di risposte alle recensioni dei critici usando proprio le frasi del disco.
Attraverso i suoi profili social, Taylor Swift ha pubblicato una frase tratta dalla title track dell’album (“And that’s the closest I’ve come to my heart exploding”), in reazione alla recensione di Rolling Stone che definiva l’album un “classico istantaneo”.
Le risposte di Taylor Swift alle recensioni di “The Tortured Poets Department”
Al Sunday Times, che definiva l’album un “piacere a cinque stelle”, Taylor Swift ha risposto con una frase di The Alchemy: “these chemicals hit me like whiiiiite wiiiiine”, e ha chiaramente apprezzato la recensione a cinque stelle di iNews che definiva l’album un “record unico… e uno dei più emotivamente equilibrati della star”, come evidenziato da una frase di So High School: “I feel like laughing in the middle of practice”.
Per quanto riguarda l’opinione dell’Independent che le “storie dal sapore country di ragazzi cattivi e ragazze buone di Swift sono irresistibili”, Taylor ha reagito con un’altra frase dalla title track: “everyone we know understands why it’s meant to be”.
Una recensione a cui sembra non abbia risposto è stata una rara valutazione a basso punteggio da parte di Paste magazine, che ha dato all’album un punteggio di 3,6/10, affermando che nell’ultimo lavoro la cantante “non può fare a meno di infantilizzare le stesse persone che comprano la sua musica e che guidano i suoi successi verso l’alto in primo luogo”. Spiegando la decisione su X, la rivista ha detto: “Non c’è il nome dell’autore di questa recensione a causa di come, quando nel 2019 Paste ha recensito Lover, l’autore ha ricevuto minacce di violenza da parte dei lettori che non erano d’accordo con il lavoro. Ci preoccupiamo più della sicurezza del nostro personale che di un nome associato a un articolo”.