Pop

The Weeknd: in fondo al tunnel ci aspetta una radio in FM

Abel Tesfaye sfodera all’improvviso Dawn FM, un concept album dove i protagonisti e i temi sono tanti. Un perfetto airplay radiofonico postmoderno e notturno, con tanto di jingle scenografici ed espedienti cinematografici

Autore Tommaso Toma
  • Il8 Gennaio 2022
The Weeknd: in fondo al tunnel ci aspetta una radio in FM

Foto di Brian Ziff

Anche se abbiamo ricevuto ex abrupto la notizia dell’uscita del nuovo album di The Weeknd, che non si è evidentemente accontentato del mega risultato di Blinding Lights, la più grande hit di sempre (come leggete nell’intervista corale sul nuovo numero di Billboard Italia), ci accorgiamo sin dal primo ascolto che Dawn FM (XO / Republic / Universal Music) è un lavoro complesso, un concept album strutturato come se fosse un film.

Queste le parole che Abel aveva rilasciato al giornalista dell’articolo da noi pubblicato: «Immagina l’album come se l’ascoltatore fosse morto. E si trova in una sorta di purgatorio, che ho sempre immaginato come rimanere bloccati nel traffico, aspettando di raggiungere la luce alla fine del tunnel. Nel traffico, incappa in una stazione radiofonica con un host che lo guida verso la luce e lo aiuta a passare dall’altra parte. Potrebbe essere una cosa gioiosa oppure cupa, ma per me Dawn FM è questo».

I tanti ospiti richiamati sembrano perfetti per suggellare questo script: Tyler, the Creator, Lil Wayne, Quincy Jones, Oneohtrix Point Never, Jim Carrey. E ancora, Swedish House Mafia, Max Martin, Calvin Harris e Joshua Safdie, il regista di Uncut Gems (dove compariva anche Abel).

Un concept album tra cinema, radio FM e ancora tanti anni ’80

Dawn FM nasce dunque come un concept album per esorcizzare il periodo storico che stiamo vivendo. Se in questo momento siamo nel pieno di una nuova onda pandemica, ecco che “la luce in fondo al tunnel” evocata da Abel Tesfaye è quell’atto esperienziale di cui tutti oggi hanno bisogno o che cercano per sperare nel futuro.

Siamo rientrati nell’epoca degli album come forma di emozione da condividere e come esperienza totalizzante. Rifioriscono concept album riprendendo vecchi giochi narrativi ereditati dalla musica pop e rock di fine anni ‘60 e inizio anni ’70. Ma alla ricerca del tempo ristretto che provocano le esperienze emotive sui social.

Abel Tesfaye da sempre è un amante del cinema. Per Blinding Lights «mi sono ispirato al personaggio di Jack Nicholson in Chinatown, al film Possession, fino a Tim Robbins in Jacob’s Ladder (in italiano Allucinazione perversa, ndr). Si tratta semplicemente di tutti i miei thriller psicologici preferiti messi insieme in un unico universo». La migliore maniera di rendere coeso tematicamente un intero album oggi è senza dubbio affidarsi a una stesura più vicina a uno script di un film che a un testo letterario che si snodi per capitoli.

Le tracce del disco

S’inizia con il voiceover di Jim Carrey che sancisce sin dal primo momento l’ispirazione cinematografica. Quando ho sentito questo “intermezzo radiofonico” la prima cosa che mi è venuta in mente sono le parole di Quentin Tarantino che ci aveva parlato dell’importanza della radio nella sua vita da ragazzo, che doveva essere il collante di tutto il sonoro del suo ultimo film che tutti noi abbiamo adorato. La modulazione di frequenza mantiene quel fascino intatto, paragonabile al crescente amore per il vinile. Ma soprattutto l’oggetto radio sottende una forma di escapismo dall’onda tecnologica, compresa anche la DAB Radio.

In effetti l’ultizzo di questo trick narrativo permette sin da subito di entrare nel mondo postmoderno di Abel Tesfaye che si nutre abilmente anche delle intuizioni di Daniel Lopatin, oramai a pieno titolo una sorta di Brian Eno del nuovo millennio. Le sue produzioni eseguite sotto il nome di Oneohtrix Point Never (da Replica del 2011 in poi) sono una sorta di sound library per The Weeknd.

In Gasoline Abel esordisce con la voce abbassata di tono, sotto l’effetto del pitch ricorda Dave Gahan. Il tappeto di synth rende il suono molto British new wave: Heaven 17 e tutta la scuola di Sheffield.

How Do I Make You Love Me? È il primo degli episodi “scandinavi”. C’è la mano di Max Martin e del trio degli Swedish House Mafia, ma è anche uno dei brani più deboli del disco. Niente di nuovo, ma grazie per i ritmi spazzolati in stile Wanna Be Startin’ Somethin’ (ecco i primi sintomi dell’enorme presenza di Michael Jackson nel disco).

Take My Breath la conosciamo tutti.

Sacrifice è anche il nuovo singolo, ancora Svezia: Steve Angello, Sebastian Ingrosso, Carl Nordström e ancora Max Martin. Ma questa volta l’intuizione di dare muscolarità alla sezione ritmica del brano campionato I Want to Thank You di Alicia Myers (un classico del funk soul) è geniale.

A Tale of Quincy eredita l’intuizione dei Daft Punk nel far diventare protagonista in prima persona un produttore storico che è dichiaratamente un punto fermo dell’ispirazione. Intermezzo che poi scivola nella setosa ballata notturna ed emotiva Out of Time. Praticamente una cover di Midnight Pretenders della cantante nipponica Tomoko Aran che fece uscire un disco di city pop/soul funk stilosissimo nel 1983 (dovete sborsare almeno un 200 euro per l’originale edizione in vinile).

Abel Tesfaye è un grande seguace dell’estetica notturna e solitaria della “mezzanotte”. Trascina con sé l’immaginario al neon del regista danese Nicholas Winding Refn (quello di Drive), di gruppi come Chromatics o di stili come synth-pop e l’italo disco. Ovviamente la complicità di Oneohtrix Point Never rende magica Midnight Pretenders.

Here We Go… Again (feat. Tyler, the Creator) è un’altra testimonianza della capacità di inventare melodie da parte di Tesfaye. La presenza di Tyler è più un cameo che un featuring.

A proposito di featuring, funziona molto bene invece la presenza di Lil Wayne in I Heard You’re Married. Il brano vede nella stesura anche la presenza di Calvin Harris.

E poi ecco arrivare la pop song che si appresterà a diventare una global hit: Less Than Zero. Pare anche la versione millennial di Words di F.R. David, gli anni ’80 europei che diventano global con il tocco di Tesfaye e senza dubbio di Max Martin.

Un album tremendamente ambizioso – come c’era però da aspettarsi da un numero uno. È puro intrattenimento, e questo era l’obiettivo di The Weeknd, quindi missione riuscita. Ma non sconvolge né cambia di una virgola il mondo musicale. Il 2022 si apre bene, molto bene, ma aspettiamo ancora di fuochi d’artificio.

Ascolta Dawn FM di The Weeknd in streaming