“Alter Echo” è la versione migliore di Thoé: l’intervista
Il 24 maggio l’artista classe 2001 ha pubblicato il suo primo EP ufficiale: un piccolo gioiello di accettazione catartica di sé con cui celebrare la propria unicità
Classe 2001, un background che parte dall’hip hop (e dai video di Rihanna e Beyoncé che guardava la mattina su MTV prima di andare a scuola, sognando un giorno di “farlo anche io”) e arriva fino al canto lirico, passando per il gospel. Un timbro particolarissimo e uno stile unico, immediatamente riconoscibile, che lo rendono uno dei nuovi nomi più interessanti della scena urban italiana. Stiamo parlando di Thoé, che a maggio ha pubblicato il suo primo EP, Alter Echo, un piccolo gioiellino di sei tracce in cui viene fuori tutta La versione migliore di sé, in cui trovano riverbero tutte quelle esperienze che hanno lasciato un segno nel suo percorso umano e artistico e un manifesto di accettazione di tutto ciò che ci rende unici. Ecco cosa ci ha raccontato Thoé sul suo Alter Echo.
L’intervista a Thoé per “Alter Echo”
Mi racconti il tuo primo ricordo legato alla musica?
Sicuramente risale a quando ero piccolino. La mattina prima di andare a scuola vedevo i video musicali su MTV e ricordo che rimanevo sempre incantato da Rihanna, Beyoncé. Pensavo “Voglio farlo anche io”. Poi alle medie ho iniziato a suonare il clarinetto con un insegnante che era anche un cantante lirico e con lui ho cominciato a studiare canto seriamente.
E la prima volta che hai cantato?
Forse alle elementari. Ci avevano fatto cantare una scala di note e la maestra mi ha detto “Hai fatto un la perfetto!”. Questa cosa mi ha reso molto felice perché il canto è sempre stato il mio sogno intimo. Non avevo mai detto a nessuno di voler cantare e questo piccolo input per me è stato molto importante.
Qual è la cosa più importante che hai imparato dal tuo background lirico e gospel e quali sono le tue maggiori ispirazioni?
Sicuramente con il canto lirico ho imparato la tecnica, con il gospel l’uso del corpo come strumento. Due artiste fondamentali per me sono Etta James – con la sua voce graffiante e potente – e Nina Simone, che per me ha la voce più riconoscibile che ci sia.
Mi ha colpito molto una cosa che hai detto in un’intervista, ossia che in passato hai attraversato dei momenti di rifiuto delle tue origini mentre ora hai capito che essere un ragazzo aftro discendente è una fortuna perché in te convergono due culture. Quand’è che hai capito questa cosa?
Non c’è stato un momento preciso, semplicemente è successo crescendo e avendo la fortuna di conoscere sia la cultura africana che quella italiana. Così ho preso consapevolezza di me stesso e delle mie qualità.
Infatti Alter Echo è una celebrazione della propria unicità, un’accettazione quasi catartica.
Esattamente. Ti faccio un esempio: io ho dei tratti molto femminili, e sin da quando ero bambino vengo scambiato per una ragazza e questa cosa quando ero piccolo mi dava molto fastidio. Poi un giorno è successo che una signora mi ha detto “Guarda, non capisco se tu sia un ragazzo o una ragazza, ma comunque sei bellissimo perché sei unico”. E questa frase è stata molto importante per te perché mi ha dato tanta forza e mi ha fatto capire che le differenze vanno sempre celebrate perché sono ciò che ci rende speciali.
Immagino che il titolo sia anche una variante di alter ego.
Sì, assolutamente. Per molto tempo mi è capitato di dover nascondere delle parti di me e dover tirare fuori un alter ego, mettere quasi una maschera di cui in questo EP mi sono completamente spogliato.
E l’incontro con Johnny Marsiglia? Avete collaborato nel suo ultimo album e insieme avete scritto M’AMA.
Sì, è una persona e un artista fantastico per me. Scrivere con lui è stato incredibile, e M’AMA è uno dei testi in cui mi sono aperto di più in assoluto. Lui è stato fondamentale per me. Scrivere con altre persone non è facile, ci vuole tanto ascolto e Giovanni è una persona che sa ascoltare tantissimo. Io lo considero un po’ come un fratello maggiore, ha creduto tantissimo in me e questa cosa per me è potentissima.
Qual è il brano di Alter Echo che secondo te rappresenta a pieno l’essenza di ciò che vuoi comunicare?
Ti direi La versione migliore di me anche perché nasce da un dialogo con mio fratello. Una volta gli ho detto che non credevo molto in me, che tutto stava un po’ decadendo. Lui mi ha detto una cosa molto importante: “No, tu devi sempre credere nei tuoi sogni. Ci saranno sempre persone che ti diranno che non ce la puoi fare, ma se tu credi in una cosa fino in fondo e incanali tutta la tua energia, prima o poi l’universo te la darà”.