Ultimo: dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo
Dalla vittoria tra le Nuove Proposte di Sanremo 2018 al tour sold-out in giro per l’Italia. La nostra intervista a Ultimo
Dopo la sua vittoria tra le Nuove Proposte dell’ultimo Festival di Sanremo con Il Ballo delle Incertezze, Ultimo (all’anagrafe Niccolò Moriconi) è riuscito a conquistarsi il suo posto all’interno del panorama musicale del nostro Paese.
In un mondo artistico decisamente sovraffollato, Ultimo rappresenta una bella eccezione: una proposta artistica che unisce con armonia cantautorato e hip hop. Il suo ultimo ed eterogeneo disco Peter Pan ne è una piacevole dimostrazione.
La sua tournée appena conclusa ha registrato numerosi sold-out e, come prova del grande affetto che sta ricevendo da parte del suo pubblico, Ultimo ha lanciato le prevendite per tre eventi speciali l’1 e il 2 novembre al Palalottomatica di Roma e il 4 novembre al Mediolanum Forum di Assago (Milano). Lo abbiamo incontrato nei camerini a pochi minuti dalla sua data milanese al Fabrique.
Torniamo subito indietro di qualche mese, allo scorso febbraio. A mente fredda come giudichi la tua partecipazione a Sanremo? A cosa ti è servito di più andare in gara con un brano come Il Ballo delle Incertezze?
È stata un’esperienza importantissima perché mi ha dato la possibilità di amplificare qualcosa che già esisteva (il primo album di Ultimo, Pianeti, è uscito a ottobre 2017, ndr). È stata un’esperienza che mi ha aiutato da questo punto di vista: far conoscere a più persone il mio progetto.
A detta di tutti, nei tuoi brani si percepisce la verità di ciò che canti. Soprattutto quando c’è di mezzo il dolore. Come te lo spieghi?
Io vivo quello che racconto. Quando la vita scritta va in parallelo con quella vissuta, si sente benissimo. Anche perché quando c’è finzione la gente se ne accorge e giustamente non trova più motivi per seguirti.
Anche la tematica della speranza è sempre presente nei tuoi pezzi. È così?
Sì, io cerco di dare sempre una visione vera (seppur nera) e lasciare sempre una finestra aperta nelle canzoni.
Da che cosa nasce questa tua posizione?
Un po’ dal carattere e un po’ da quello che ho vissuto. Mi sono sempre sentito messo da parte e quindi ho tirato fuori le mie debolezze senza censura. È una cosa che mi accompagna da sempre.
Dopo la tua vittoria tra le Nuove Proposte di Sanremo 2018 si è parlato molto del quartiere di San Basilio di Roma, dove abiti. Si è spesso fatto riferimento ai problemi che una zona come quella può attraversare. Ti ha dato fastidio questa dialettica su San Basilio?
Sì, molto. Mi dà fastidio parlarne. In questi mesi ho capito che tante persone sono interessate a parlare di cose che non sono messe bene per creare argomento di dibattito. Ma in realtà San Basilio è un quartiere normalissimo che ha problemi così come tanti altri quartieri d’Italia.
Mi ha colpito il tuo duetto con Fabrizio Moro nella nuova versione de L’Eternità. Avete molte cose in comune. Come è nato il vostro rapporto?
Fabrizio mi ha invitato l’anno scorso per l’apertura del suo concerto al Palalottomatica. Da lì ci siamo conosciuti e abbiamo iniziato un rapporto d’amicizia. Ci troviamo subito anche a livello artistico su tante cose. Questa nostra collaborazione è nata con una modalità molto naturale.
Moro ha scritto: “In Ultimo rivedo me a 20 anni. Le stesse radici, la stessa rabbia, la stessa voglia di emergere”. Che effetto ti ha fatto leggere queste frasi?
Sono parole molto belle. Davvero. E poi ricordiamolo: io sono un fan di Fabrizio. Ho visto parecchi suoi concerti. Sentirsi dire queste cose fa sempre un certo effetto e ti spiazza.
Ti definiresti una persona curiosa?
Sì, molto. Cerco spesso di capire il senso delle cose. Cerco di capire perché siamo qui, che senso abbiamo. Che senso ha questa nostra vita.
E la nostalgia? È importante per te? Nei tuoi brani sembra proprio di sì…
Sono molto nostalgico. Sai cosa penso? Che le cose che ho fatto ieri saranno sempre a prescindere più forti di quelle che faccio oggi. E, ti dirò, un mese fa mi sembra trent’anni fa. Ho sempre avuto questa cosa addosso. E non so perché.
Credi che il dolore sia utile per poter crescere?
Sì, assolutamente. Ne sono convinto. Quando il dolore si trasforma in un bagaglio allora diventa utile. Quando lo vivi, però, non puoi scriverne. Devi prima esaminarlo: solo dopo puoi sperimentarlo e scrivere tutto. C’è bisogno del tempo. E, perché no, anche di una particolare predisposizione.
Hai cantato al concerto del Primo Maggio a Roma. Come è stato esibirsi su un palco così importante?
È stata una bellissima occasione. Cantare davanti a così tante persone ti muove qualcosa dentro. Poi a Roma, ancora di più. Sono stato super felice.
A proposito, hai seguito la polemica sui rolex di Sfera Ebbasta?
Non me ne frega niente. Non mi interessa. Sono molto concentrato su quello che faccio io, non riesco nemmeno a giudicare quello che fanno gli altri. Se agiscono in un certo modo, avranno motivi validi per farlo. Ognuno fa quello che crede.
Scrivi le tue canzoni al pianoforte. Mi racconti il processo di creazione dei brani? Da dove trovi l’ispirazione?
Cerco un giro di accordi che mi piace, cerco una melodia. Di solito inizio improvvisando in un inglese inventato, perché è più orecchiabile. Poi metto parole che funzionano, a livello di suono. Infine sperimento il testo e continuo il lavoro.
C’è qualcosa che ti ha stupito della tua tournée?
Mi ha colpito il fatto che la gente canta ogni canzone. C’è una partecipazione enorme. La gente vuole sentirsi parte di qualcosa. Non sta lì per cantare una canzoncina e andarsene a casa. Questa, secondo me, è la cosa più bella della musica. Io quando decido di andare a un concerto di Cremonini o di Vasco, ad esempio, vado perché voglio sentirmi parte di qualcosa. E so che lì accade.
Il tour si concluderà con tre eventi speciali a novembre, due al Palalottomatica di Roma e uno al Mediolanum Forum di Assago (Milano). Sono due palcoscenici importantissimi. A chi è venuta l’idea di questi concerti?
Eh sì, saranno tre date nei palasport. Per me è assurdo poter cantare lì. Devo ancora metabolizzare il tutto. A dir la verità sono ancora un po’ stordito: sto vivendo tutto insieme e velocemente. L’idea è stata di tutto il team con cui lavoro. Non ho paura. Anzi: se fosse stato per me, l’avrei fatto anche prima.
Ascolta qui Peter Pan di Ultimo
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Intervista pubblicata sul numero di giugno di Billboard Italia