Rock

Le 10 canzoni più belle dei Flaming Lips

Ripercorriamo la carriera del grande gruppo americano attraverso una selezione di alcuni dei loro brani più iconici

Autore Billboard IT
  • Il27 Gennaio 2025
Le 10 canzoni più belle dei Flaming Lips

I Flaming Lips sono una delle band più originali e innovative del panorama musicale contemporaneo. Originari di Oklahoma City, il gruppo ha saputo attraversare oltre quattro decenni di carriera con un mix di sperimentazione sonora, performance dal vivo stravaganti e una sensibilità emotiva unica. La loro musica spazia dal garage rock psichedelico degli esordi a composizioni orchestrali ambiziose, esplorando temi di alienazione, amore, morte e meraviglia cosmica. Guidati dall’eclettico frontman Wayne Coyne, con le loro canzoni i Flaming Lips hanno creato un universo musicale che è al tempo stesso stravagante e profondamente umano.

Gli inizi

La storia dei Flaming Lips inizia nel 1983, quando Wayne Coyne, suo fratello Mark Coyne e il bassista Michael Ivins formano la band. Gli esordi sono caratterizzati da un suono grezzo e sperimentale che mescola garage rock e influenze psichedeliche. Dopo alcuni cambiamenti nella formazione, Mark lascia il gruppo e Wayne diventa il leader e la voce principale.

Il primo album, Hear It Is (1986), segna l’inizio della loro carriera discografica. Sebbene rudimentale rispetto alle loro opere successive, il disco mostra già l’inclinazione del gruppo verso testi surreali e un sound fuori dagli schemi. I successivi lavori, Oh My Gawd!!! (1987) e Telepathic Surgery (1989), consolidano il loro approccio psichedelico, guadagnando un piccolo ma fedele seguito nella scena underground.

La svolta creativa: In a Priest Driven Ambulance

Con l’album In a Priest Driven Ambulance (1990), i Flaming Lips iniziano a definire il loro stile unico. L’introduzione del chitarrista Jonathan Donahue (poi nei Mercury Rev) porta una nuova sensibilità melodica e arrangiamenti più ambiziosi. Il disco combina testi spirituali con un’estetica rumorosa e sperimentale, aprendo la strada a un contratto con la major Warner Bros.

Il passaggio alla Warner segnò un punto di svolta. Il loro primo album per la major, Hit to Death in the Future Head (1992), vide la band iniziare a giocare con il formato pop senza perdere il loro spirito eccentrico. Canzoni come Talkin’ ‘Bout the Smiling Deathporn Immortality Blues mostrano la loro capacità dei Flaming Lips di bilanciare melodie accattivanti con esplorazioni sonore innovative.

Il successo con She Don’t Use Jelly

Il 1993 fu un anno cruciale per i Flaming Lips con l’uscita di Transmissions from the Satellite Heart. L’album contiene il loro primo vero successo commerciale, She Don’t Use Jelly, un brano bizzarro e orecchiabile che ottenne un’inaspettata popolarità, incluso un passaggio su MTV. Questo successo portò la band sotto i riflettori, ma invece di seguire una direzione più commerciale scelsero di continuare a sperimentare.

Nel 1995 pubblicarono Clouds Taste Metallic, considerato da molti un capolavoro del loro periodo anni ’90. Con brani come Bad Days e Psychiatric Explorations of the Fetus with Needles, il disco bilancia il loro amore per le distorsioni psichedeliche con testi emotivi e surreali.

La svolta orchestrale e il capolavoro: The Soft Bulletin

Gli anni ’90 si conclusero con una rivoluzione stilistica. Dopo aver sperimentato con Zaireeka (1997), un progetto folle composto da quattro CD da ascoltare simultaneamente, i Flaming Lips si reinventarono con The Soft Bulletin (1999). Questo album segnò un abbandono delle chitarre rumorose in favore di arrangiamenti orchestrali, sintetizzatori e una ricca produzione.

Brani come Race for the Prize e Waitin’ for a Superman affrontano temi di speranza, perdita e resilienza con una sincerità emotiva che li distingue. The Soft Bulletin fu un enorme successo di critica e viene spesso considerato uno dei migliori album degli anni ’90.

Yoshimi Battles the Pink Robots e il successo mainstream

Nel 2002 i Flaming Lips pubblicarono Yoshimi Battles the Pink Robots, il loro album più famoso e accessibile. Mescolando melodie pop con un’estetica elettronica e testi che raccontano una storia di lotta tra l’umanità e robot immaginari, l’album divenne un successo commerciale. Canzoni come Do You Realize?? e Yoshimi Battles the Pink Robots Pt. 1 sono diventate inni per i fan e pietre miliari nella discografia dei Flaming Lips.

Do You Realize?? in particolare divenne la canzone simbolo dei Flaming Lips, una meditazione sulla mortalità e la bellezza della vita che colpisce per la sua sincerità e universalità.

Performance dal vivo straordinarie

La band è celebre anche per le loro performance dal vivo, che sono veri e propri spettacoli psichedelici. Palloni giganti, costumi stravaganti, coriandoli e proiezioni visive rendono ogni concerto un’esperienza indimenticabile. Wayne Coyne, spesso dentro una gigantesca bolla trasparente, interagisce con il pubblico in modi unici e teatrali.

Oltre agli album in studio, i Flaming Lips hanno intrapreso progetti collaterali ambiziosi, tra cui colonne sonore, collaborazioni e opere concettuali. Hanno pubblicato una cover integrale di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd nel 2009 e hanno collaborato con artisti come Miley Cyrus, Kesha e Bon Iver.

Gli anni recenti

Negli anni ’10 e ’20 del nuovo millennio i Flaming Lips hanno continuato a evolversi con album come The Terror (2013), un lavoro oscuro e introspettivo, e American Head (2020), che segna un ritorno a un songwriting più emotivo e diretto. La loro capacità di reinventarsi continuamente senza perdere la propria identità è uno dei motivi per cui rimangono rilevanti dopo decenni di attività.

Dieci canzoni iconiche dei Flaming Lips

Do You Realize??

Considerata il capolavoro emotivo dei Flaming Lips, Do You Realize?? è una canzone che parla della mortalità e della bellezza della vita. Il testo, diretto e commovente, è accompagnato da un arrangiamento grandioso e ricco di emozioni. Questo brano è diventato l’inno definitivo della band, rappresentando la loro capacità unica di unire introspezione e meraviglia cosmica.

Race for the Prize

Un’apertura epica per The Soft Bulletin: Race for the Prize racconta la storia di due scienziati che si sacrificano per il bene dell’umanità. Con un mix di batteria esplosiva, sintetizzatori e melodie orchestrali, il brano cattura la tensione tra ambizione e sacrificio. È una delle canzoni più rappresentative della svolta orchestrale dei Flaming Lips.

Yoshimi Battles the Pink Robots Pt. 1

Un mix perfetto di narrazione surreale e melodie accattivanti: questa canzone racconta la storia di Yoshimi, una ragazza che combatte robot immaginari. Con un sound elettronico e testi che oscillano tra fantasia e realtà emotiva, Yoshimi Battles the Pink Robots Pt. 1 è una delle canzoni più amate dei Flaming Lips. La sua semplicità melodica la rende indimenticabile.

Waitin’ for a Superman

Questa ballata struggente esplora il tema della perdita e della speranza attraverso un testo che chiede se un supereroe potrà mai arrivare a salvarci. L’arrangiamento orchestrale e l’interpretazione vocale di Wayne Coyne la rendono una delle canzoni più emotive e toccanti dei Flaming Lips.

She Don’t Use Jelly

Un successo inaspettato che portò i Flaming Lips al grande pubblico. She Don’t Use Jelly è un brano bizzarro e orecchiabile che racconta di comportamenti eccentrici e personaggi insoliti. La sua melodia accattivante e i testi surreali la resero un cult della scena alternativa degli anni ’90.

Feeling Yourself Disintegrate

Un altro gioiello da The Soft Bulletin: questa canzone affronta la fragilità dell’esistenza con una delicatezza e una sincerità che toccano profondamente. L’uso sapiente degli archi e la produzione eterea creano un’atmosfera che è al tempo stesso malinconica e catartica.

The Yeah Yeah Yeah Song (With All Your Power)

Questo brano è un’esplosione di energia e satira politica. Con un ritornello contagioso e testi che riflettono sull’uso e l’abuso del potere, The Yeah Yeah Yeah Song dimostra la capacità dei Flaming Lips di unire messaggi profondi a melodie irresistibili.

Bad Days

Un inno per chiunque abbia mai desiderato evadere da una realtà soffocante: Bad Days è un pezzo nostalgico e pieno di speranza. Il testo, che celebra il potere dell’immaginazione per sfuggire ai momenti difficili, è accompagnato da una melodia dolce e un arrangiamento giocoso.

Turn It On

Con una chitarra incisiva e un ritmo incalzante, Turn It On è uno dei brani più accessibili dei Flaming Lips. Il testo enigmatico e l’energia travolgente la rendono un classico del loro periodo anni ’90, mostrando la loro capacità di bilanciare rumore e melodia.

The Castle

Un brano più recente che racconta una storia di perdita e memoria attraverso immagini fiabesche e un arrangiamento delicato. The Castle mostra come i Flaming Lips continuino a innovare, mantenendo la loro capacità di emozionare e stupire. È un esempio della loro maturità artistica e della loro continua rilevanza.

In conclusione

La musica dei Flaming Lips è un viaggio psichedelico ed emozionale, un’esperienza che attraversa temi universali con una prospettiva unica. Queste dieci canzoni rappresentano il meglio del vasto catalogo dei Flaming Lips, catturando l’essenza di una band che non ha mai smesso di reinventarsi.

La carriera dei Flaming Lips è una testimonianza della forza della creatività e della voglia di esplorare nuovi territori musicali. Dal garage rock psichedelico degli esordi ai loro ambiziosi progetti orchestrali e concettuali, la band ha dimostrato che la sperimentazione e l’autenticità possono coesistere con il successo.

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